Elisa Calessi per "Libero"
bersani-di pietroMa che fine ha fatto il Tonino che digrigna i denti a favore delle telecamere, quello che, schiumoso di rabbia, si dimena sulla sedia di Santoro, il Tonino che dà al Cav del piduista, mafioso, delinquente abituale, coniglio o quell'altro che un giorno sì e l'altro pure le canta a Giorgio Napolitano? Spariti. Finiti. Ora Antonio Di Pietro non chiede le dimissioni, è per una politica non urlata, manda segnali distensivi e talmente di moderato buon senso da far ingelosire Casini.
antonio di pietro idvLa svolta è cominciata alcuni giorni prima dei referendum, quando Bersani e Vendola intravedevano aria di spallata. «Non è una battaglia contro il governo o a favore dell'opposizione, ma per il futuro del Paese», disse un insolito Antonio Di Pietro. Lui, il più feroce degli antiberlusconiani, invitava a non considerare il voto una scelta pro o contro il Cavaliere. Poi, a urne chiuse, altra uscita inattesa: «Chiedere le dimissioni dell'esecutivo sulla base del risultato del referendum è una strumentalizzazione».
grilloInfine, ieri. Mentre il Pd non escludeva di presentare una mozione di sfiducia, l'ex pm faceva sapere che l'Idv non presenterà un bel nulla. «Una cosa è la maggioranza reale nel Paese, un'altra è la maggioranza ricattata che siede in Parlamento». Ci sono troppi «Giuda» perché vada a buon fine. E anche il Pd, alla fine, l'ha seguito: niente mozione di sfiducia. Mentre in un'intervista a Repubblica ha richiamato il segretario del Pd al «dovere di ricostruire il Paese e questo si fa con un programma di governo e non con la politica urlata». Incredibile, se si pensa a certi suoi interventi ai limiti della cacciata nell'Aula di Montecitorio.
Gianfranco FiniCosa è successo a Di Pietro? Nessuna conversione, no. È una scelta precisa, maturata dopo le Amministrative. Che per l'Idv sono state drammatiche. Rispetto alle Regionali, infatti, si è quasi dimezzata: ha perso 62mila voti, circa il 40%. De Magistris ha vinto a Napoli. Ma è stato un successo personale. Come ha messo in chiaro auto-sospendendosi dal partito. Il calo dell'Idv è stato inversamente proporzionale alla crescita di Sel e dei grillini. La spiegazione è semplice.
Arturo Parisi - Copyright PIzziDopo le Politiche del 2008, quando la sinistra radicale è stata spazzata via, Di Pietro aveva occupato quello spazio. E ne aveva ereditato gran parte dei consensi. Da un anno a questa parte, però, archiviata la vocazione maggioritaria del Pd e ripresa da Bersani la politica delle alleanze, le cose sono cambiate: Vendola è tornato in campo, i grillini sono diventati una forza politica consistente, sono risuscitati i Verdi, i rimasugli a sinistra.
A sinistra Nichi Vendola a destra Gianni de Magistris GUARDARCHIVIO Dal Fatto QuotidianoLo spazio a sinistra del Pd, prima deserto, è diventato affollato. E gli elettori dell'Idv sono tornati alle case di prima. Da qui la necessità di un cambio di strategia.
Tra i suoi c'è chi ricorda le origini politiche dell'ex pm: l'Asinello, guidato da Arturo Parisi. L'eroe di Mani Pulite punterebbe proprio a questo: trasformare l'Idv in un Asinello 2.0. Una formazione post-ideologica, meno caratterizzata a sinistra. Perché se c'è uno spazio, ora, è lì. A "destra" del Pd. Al centro. Dove un tempo c'era la Margherita, formazione dove confluì l'Asinello. Scelta che potrebbe essere lungimirante. Specie se, come è probabile, il terzo polo si presenterà da solo.