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COLTELLO ALLA GOLA (PROFONDA) - I PENTAGON PAPERS SULLA VERGOGNA DEL VIETNAM DIVENTANO PUBBLICI E DANIEL ELLSBERG, LA TALPA CHE NEL ’71 LI PASSÒ AL “NEW YORK TIMES”, SFERRA QUALCHE BELLA RASOIATA A OBAMA: “GRAZIE ALLE LEGGI SUE E DI BUSH LE MALEFATTE DI NIXON OGGI SAREBBERO LEGALI” - LA PRIVACY VIENE PIEGATA AL SERVIZIO DELL’FBI - IL GIURISTA DI HARVARD: “LA CASA BIANCA PUNISCE SOLO LE FUGHE DI NOTIZIE CHE LA IMBARAZZANO, COME BRADLY MANNING E WIKILEAKS…

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1- "LE MALEFATTE E I CRIMINI DI NIXON OGGI SAREBBERO DEL TUTTO LEGALI"
Francesco Semprini per "la Stampa"

daniel ellsberg oggi

Nel giorno dei Pentagon Papers, Daniel Ellsberg, ex ufficiale dei marine e consulente del Pentagono, sale in cattedra. La gola profonda che passò lo scottante dossier segreto sulle relazioni tra Usa e Vietnam al New York Times, al Washington Post e ad altri media, torna a far parlare di sé accusando il governo degli Stati Uniti. Ellsberg rispunta proprio mentre il «United States-VietNam Relations, 1945-1967: A Study Prepared by the Department of Defense» diventa pubblico per la prima volta in versione integrale, senza omissioni (tranne che per 11 parole che restano top secret).

Fu quel documento, spuntato sui media Usa il 13 luglio del 1971, a cambiare la percezione che gli americani avevano della guerra in Indocina. «È assurdo, quel rapporto non sarebbe mai dovuto rimanere riservato - dice oggi. - Le ragioni dietro la scelta del segreto di Stato erano di natura chiaramente politica, non di sicurezza nazionale».

daniel ellsberg

A lavorare sul dossier del Vietnam l'allora segretario della Difesa Robert McNamara mise alcuni esperti. Era il 1967. Tutto top secret, documenti e informazioni viaggiavano su canali diversi da quelli che portavano alla Casa Bianca. Così la commissione scoprì che la storia narrata fino ad allora non coincideva con la realtà. Poi la fuga di notizie che mandò su tutte le furie l'Amministrazione. Richard Nixon non si fece scrupoli nell'usare la sua «Plumbers Unit» per incastrare «l'uomo più pericoloso d'America», come lo definì l'ex segretario di Stato, Henry Kissinger.

Eppure, dice Ellsberg, «se Nixon fosse sopravvissuto ai nostri giorni si sarebbe sentito discolpato di quanto fatto a me». Accusato di 12 capi di imputazione, l'ex analista dell'osservatorio Rand rischiava sino a 115 anni di prigione. Ma nell'aprile 1973 il giudice scoprì i loschi mezzi ai quali Nixon era ricorso per screditarlo. Il mese successivo uscirono le intercettazioni non autorizzate e scoppiò il Watergate che segnò la fine di Nixon. «I suoi crimini oggi non sarebbero più tali, tutto quello che lui ha fatto a me e ad altre persone sarebbe perfettamente legale», dice Ellsberg.

pentagon papers

L'ex Marine punta oggi l'indice in particolare contro il Patriot Act e una serie di altre leggi che hanno permesso di «sdoganare» procedure un tempo considerate illegali. Lo sdegno di Ellsberg è una difesa a spada tratta nei confronti di Bradley Manning, il militare americano accusato di essere la talpa che ha permesso la pubblicazione dei cablogrammi «secretati» a WikiLeaks.

«È un eroe», dice l'ex analista, come del resto lo è Julian Assange, il padre del sito di fughe di notizie. Tanto è vero che perorare la causa di Manning è costato a Ellsberg, 79 anni, un arresto mentre manifestava davanti alla Casa Bianca e alla prigione di Quantico dove il soldato è rinchiuso. A quarant'anni di distanza quindi la lezione di Nixon non è servita, o meglio è servita per rendere quelle pratiche legali. «Con George W. Bush prima e Barack Obama, il Patriot Act, il Fisa Amendment Act e gli ordini esecutivi tanto cari all'attuale presidente hanno reso tutto possibile, ogni cosa è legale», prosegue Ellsberg secondo cui «Nixon non potrebbe essere più fiero di Obama».

Nixon

E magari la «Plumbers Unit» potrebbe, paradossalmente, trovare un alleato addirittura nell'Fbi. I circa 14 mila uomini infatti che lavorano al Federal Bureau of Investigation potranno persino frugare nella spazzatura di casa degli americani senza chiedere loro permesso. È quanto prevede un manuale che consente un maggior raggio d'azione agli investigatori soprattutto quando sono impegnati in indagini sul terrorismo. L'Fbi potrà anche ottenere più facilmente i tabulati telefonici degli indagati a sottoporli alla macchina della verità.

2 - "DECIDE IL PRESIDENTE SE PERSEGUIRE LE FUGHE DI NOTIZIE"
DERSHOWITZ: "I POTERI DELLA CASA BIANCA SONO AUMENTATI CON BUSH E OBAMA"
Maurizio Molinari per "la Stampa"

La lezione dei Pentagon Papers è che il governo persegue solo le fughe di notizie che gli creano imbarazzo, applicando la legge in maniera flessibile». L'accusa viene da Alan Dershowitz, il giurista liberal di Harvard che 40 anni fa era in prima linea nella difesa di Daniel Ellsberg e adesso fa parte del collegio legale di Julian Assange, il fondatore di Wikileaks.

Barack Obama

Vi sono dunque fughe di notizie che non vengono perseguite?
«Certo, a essere perseguiti sono personaggi impopolari come Ellsberg e Assange ma quando le fughe di notizie portano la firma di giornalisti come Bob Woodward o Seymour Hersh nessuno se ne occupa. Episodi del genere avvengono ogni giorno, a fare la differenza è la scelta del governo di intervenire».

Da cosa dipende tale parziale applicazione della legge?
«Dal fatto che la legge per punire le fughe di notizie risale al 1917 ed è sufficientemente lacunosa da consentire al governo in carica di invocarla a proprio piacimento».

C'è un criterio per comprendere chi viene perseguito e chi no?
«Certo, questo criterio si chiama serio imbarazzo per il governo. Ellsberg svelò con i Pentagon Papers una guerra che l'amministrazione Nixon all'epoca non voleva ammettere, così come Assange ha alzato il velo sulle differenze fra quanto i diplomatici dicono e fanno. In entrambi i casi l'esecutivo si è sentito in forte imbarazzo di fronte all'opinione pubblica e la reazione è stata di incriminare i personaggi interessati».

George w Bush

Non crede che vi siano delle ragioni di sicurezza nazionale che possono giustificare l'incriminazione?
«Dobbiamo essere sinceri nell'ammettere che oggi le vere ragioni di sicurezza nazionale, come i nomi delle spie e le caratteristiche degli armamenti, non fanno quasi mai parte delle fughe di notizie perseguite dai governi. L'oggetto della discussione non sono queste informazioni, ma comportamenti del governo destinati a rimanere segreti che invece diventano pubblici, impressionando l'opinione pubblica. Il governo per difendersi sceglie di incriminare».

Bradley Manning

È un risultato dell'aumento dei poteri dell'esecutivo rispetto al legislativo?
«In gran parte sì. Chi scrisse la Costituzione americana voleva un Congresso con poteri maggiori di quelli che ha ora e un Presidente con poteri minori. Il cambiamento di equilibrio in America è stato una conseguenza dell'essere divenuti una superpotenza. Ci siamo trovati nelle condizioni di dover prendere decisioni in fretta, soprattutto sulla sicurezza nazionale, e ciò ha giovato al Presidente perché i tempi di cui ha bisogno il Congresso di Washington sono troppo lunghi».

osamatv b

Ci può fare un esempio del potenziamento della presidenza a scapito del Congresso?
«La pubblicazione delle foto di Osama bin Laden. È stato Obama a impedirla mentre sarebbe dovuto spettare al Congresso occuparsene. Ma il potere del Presidente ha prevalso. Il motivo è stata la volontà di tenere all'oscuro l'opinione pubblica su immagini e informazioni delle quali la Casa Bianca temeva l'impatto. Ma decidere di non informare il pubblico su un tema di questo tipo doveva essere di competenza del Congresso.

JULIAN ASSANGE

Dai tempi di Nixon ad oggi abbiamo assistito a un progressivo rafforzamento delle prerogative della presidenza e negli ultimi dieci anni George W. Bush e Barack Obama hanno accelerato in tale direzione, creando un nuovo equilibrio di poteri con il Congresso che non credo sarebbe piaciuto troppo ai padri fondatori degli Stati Uniti».

ALAN DERSHOWITZ

 


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