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1- LA7, INFURIA LA BATTAGLIA TRA NAGEL E BERNABÈ. LA TESI DI MEDIOBANCA DI FARE CASSA (VALORE 1 MILIARDO, DEBITI COMPRESI) PER METTERE UN PO’ DI TRANQUILLITÀ TRA I SOCI DI TELCO (31,4 MILIARDI IL ROSSO DI TELECOM) È CONTRASTATA DA BEBÈ CHE PREFERIREBBE TROVARE UN PARTNER PER CONSERVARE PESO POLITICO E CAPACITÀ DI LOBBY 2- PER I GIOVANI FIGHETTI DI CONFINDUSTRIA, LA SORPRESA SI CHIAMA FABRIZIO SACCOMANNI 3- MASI NON MOLLA: DALL’ONU A \"MILANO FINANZA\", STA PER FIRMARE UN CONTRATTO COME CONDUTTORE DEL CANALE CLASS CNBC (OGGI A RADIODUE A \"UN GIORNO DA PECORA\") 4- REGINA CORRE IN SOCCORSO DI CALTARICCONE SPERANDO CHE IL SUO (TARDIVO QUANTO INUTILE) “NO” SULL’ACQUA RAFFORZI LE CHANCES PER LA PRESIDENZA DI CONFINDUSTRIA 5- PREMIO OPPORTUNISMO 2011 ALLO SMONTEZEMOLATO: ZITTI FINO A IERI SUI REFERENDUM, I CERVELLONI DI \"ITALIA FUTURA\" SI SVEGLIANO QUESTA MATTINA, A GIOCHI FATTI (E MARIO PIO CALABRESI CORRE AD APPARECCHIARE SULLA PRIMA PAGINA DE \"LA STAMPA\")

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FRANCO BERNABE

1- LA7, LA BATTAGLIA TRA NAGEL E BERNABÈ
Fin da quando si è laureato all'università di Torino con lode, Franchino Bernabè ha dimostrato al suo maestro Reviglio e al collega di studi Siniscalco di conoscere i segreti delle aziende.

Uno di questi riguarda il modo con cui le società si comportano nel caso di acquisizione o cessione di altre partecipazioni, e non deve quindi apparire strano che di fronte alle vicende de "La7" e di TelecomItalia Media il manager di Vipiteno tenga la bocca chiusa.

Finora ha lasciato sparlare il "canaro" Stella, il manager orvietano che dopo aver iniziato la sua carriera all'Eni nel '74 si è appiccicato come un francobollo alle sorti professionali di Bernabè fino a prendere la guida nell'aprile 2008 di TI Media.

Giovanni Stella

La tattica di mandare avanti il barbuto "canaro" per annunciare l'ingresso ne "La7" e nella società controllante di un partner industriale, finora è servita soltanto ad eccitare la Borsa con l'anomalo rialzo di una settimana fa, e a far capire che Franchino ha intenzione di giocarsi la carta de "La7" sul mercato e nella politica.

michele santoro anno zero

Siamo soltanto ai preliminari e a quel tipo di manovre che agli occhi degli analisti non riscuotono consenso perché una delle regole fondamentali che Franchino dovrebbe aver imparato in 30 anni di carriera è che le operazioni prima si fanno poi si annunciano. Sembra quasi che il polverone sul destino de "La7" gli faccia comodo per capire le reazioni del Palazzo ed è in questa logica che lascia correre anche le dichiarazioni di Enrichetto Mentana.

Marco Patuano Telecom Italia

Da quando ha consentito alla piccola emittente televisiva di rivedere la luce, il giornalista milanese è salito in cattedra e a corrente alternata lancia messaggi che fanno annusare accordi industriali quasi fatti e una svolta editoriale capace di portare nel palinsesto le teste preziose e costose di Michele Santoro e degli altri "comunisti" che disturbano il Cavaliere.

Enrico Mentana

Di fronte a questo straripamento di ruoli che riguarda tanto il "canaro" Stella quanto Mentana, Franchino Bernabè preferisce tacere e mettere la questione nelle mani di Mediobanca. Mentre si trovava in Svizzera impegnato nei lavori del Bilderberg, il suo bracciodestro Marco Patuano venerdì scorso è andato a colazione a Piazzetta Cuccia dove nella stessa giornata si è intravisto il profilo del tandem Della Valle-Pelliccioli, la volpe e il gatto che tra Rcs e "La7" cercano di creare una piattaforma mediatica per il dopo-Berlusconi.

La merchant bank milanese ha ricevuto da Telecom un mandato esplorativo per esaminare le strade che possono valorizzare la piccola emittente in modo da piazzarla sul mercato a qualche grande operatore del settore (Murdoch, Canal+, Bertelsmann). Non è un'operazione facile perché - come ha spiegato ieri sul "Corriere della Sera" il giornalista Massimo Mucchetti (ospite fisso del programma di Gad Lerner) - l'eventuale compratore dovrebbe farsi carico di 150 milioni di debiti di TelecomItalia Media il cui valore complessivo secondo quanto avrebbe confidato Bernabè in più di una riunione si aggira intorno a 1 miliardo (debiti compresi).

Massimo Mucchetti - Copyright Pizzi

Di fronte a questa cifra in Italia non c'è nessuno in grado di farsi avanti e lo stesso Mucchetti ironizza dicendo che solo qualche oligarca russo potrebbe avere la liquidità necessaria. Per Mucchetti il candidato naturale sarebbe Sky "interessata al digitale terrestre e alle trasmissioni in chiaro accanto a quelle a pagamento, ma neanche Rupert Murdoch fa regali".

Ecco allora che il problema si ripropone e ritorna nelle mani di Mediobanca e del pallido Alberto Nagel.

ALBERTO NAGEL

Nella sua infinita miseria Dagospia è riuscita a capire che nell'incontro di venerdì a colazione con Marco Patuano, il vertice di Piazzetta Cuccia ha respinto l'idea di una soluzione parziale che riguardi la cessione del 40% in mano a Telecom perché l'idea prevalente è quella di mettere sul mercato per intera TelecomItalia Media.

Alberto Nagel e Renato Pagliaro

Il pallido Nagel e la sua controfigura Pagliaro ritengono che questa sia la strada obbligata per alleggerire il fardello di 31,4 miliardi di debiti che grava sui bilanci di TelecomItalia. A spingere in questa direzione non è soltanto una generica e salutare volontà di razionalizzazione, ma anche la pressione che su Piazzetta Cuccia stanno esercitando alcuni soci importanti di Telco, la scatola che con il 22,4% di azioni controlla l'azienda di Bernabè.

GIOVANNI PERISSINOTTO

A quanto pare chi scalpita di più dentro Telco sono le Generali che detengono il 30,6% della scatola e dove la guida è affidata a Perissirotto e al nuovo presidente Galateri di Genola, il gentiluomo di campagna che in aprile ha fatto il salto dal mondo delle telecomunicazioni a quello delle assicurazioni.

A quanto si dice la tesi di Nagel di fare cassa per mettere un po' di tranquillità tra i soci di Telco che aspettano da tempo un colpo d'ala di Bernabè, è contrastata proprio da quest'ultimo che preferirebbe trovare un partner per conservare peso politico e capacità di lobby. Sono troppe infatti le partite che Franchino deve affrontare sui tavoli del governo e numerosi rimangono i nodi da sciogliere per riempire di sostanza la sua strategia industriale.

FABRIZIO SACCOMANNI

Così mentre Mentana preannuncia matrimoni industriali e giornalistici con enfasi talmente esagerata da creare qualche sospetto, al povero Bernabè non resta che scrutare l'orizzonte nell'attesa che il pallido Nagel e la sua controfigura Pagliaro trovino una soluzione in grado di salvare l'equilibrio con gli azionisti e di non compromettere il suo destino.

Jacopo Morelli nuovo presidente dei giovani imprenditori di Confindustria


2- PER I GIOVANI FIGHETTI DI CONFINDUSTRIA, LA SORPRESA SI CHIAMA FABRIZIO SACCOMANNI
Per i giovani fighetti di Confindustria che con le loro fidanzate hanno partecipato al convegno di Santa Margherita Ligure l'intervento di Fabrizio Saccomanni è stato una sorpresa.

Il direttore generale della Banca d'Italia ha parlato da buon padre di famiglia e ha messo il dito sul problema dei 30enni che non possono salire sull'ascensore sociale e vivono (quattro su dieci) con i genitori. Ai Giovani di Confindustria l'intervento è piaciuto ben più della lezioncina professorale di Giulietto Tremonti che ha tentato di catturare la simpatia della platea con la battuta piuttosto sciocca: "sono arrivato vestito da Pisapia e questo per me è preoccupante...".

MAURO MASI

Perfino Jacopo Morelli, il nuovo presidente dei Giovani Imprenditori che sedeva in prima fila azzimato e vestito come un pinguino azzurro, è riuscito a capire che l'intervento di Saccomanni non aveva nulla di casuale. A distanza di pochi giorni dalla designazione del prossimo Governatore, il 69enne direttore romano che ha legato la sua vita alla Banca d'Italia si è esibito con un'intensità rara per le sue abitudini. Venerdì era a Firenze dove ha parlato sul tema "la crescita ai tempi del consolidamento fiscale", e il giorno successivo si è spostato al Grand Hotel Miramare per far capire che ormai considera spianata la strada per la poltrona di via Nazionale.

Il personaggio ha bisogno ancora di qualche ritocco: la sua lettura del testo scritto è troppo frettolosa e priva di quelle pause che Draghi fa calare quando sente che la platea è dalla sua parte. E poi il buon Saccomanni non dovrebbe mai apparire sul palco con l'orrendo cordoncino che gli organizzatori degli eventi legano al collo dei partecipanti insieme al badge.

PAOLO PANERAI

Per un uomo che ha carisma e un curriculum come il suo non c'è bisogno di questi stratagemmi.


3- MASI NON MOLLA: DALL'ONU A "MILANO FINANZA", STAREBBE PER FIRMARE ADDIRITTURA UN CONTRATTO COME CONDUTTORE DEL CANALE CLASS CNBC
Mauro Masi non sembra avere intenzione di lasciare la scena.

Per l'ex direttore della Rai si sta aprendo una nuova prospettiva destinata ad arricchire l'incarico ricevuto per beneficienza alla Consap, la concessionaria dei servizi pubblici. Per ritornare alla ribalta Masi si è ricordato di far parte di un organismo dell'Onu che si chiama WIPO (The World Intellectual Property Organization) dove siede come delegato italiano alla proprietà intellettuale.

Rispetto alla direzione della Rai anche questo è uno strapuntino di modesto valore, ma gli serve per riaffacciarsi con velleità giornalistiche. Ed è in questa condizione che da alcune settimane il manager di Civitavecchia ha preso a collaborare con il settimanale "MilanoFinanza" dell'editore Paolo Panerai.

AURELIO REGINA

A dire il vero gli articoli scritti da Masi in un italiano per nulla meraviglioso non eccitano la fantasia anche se quello pubblicato sabato scorso preannuncia di alzare il velo sulle favole di Michele Santoro in merito all'equazione audience-pubblicità. Secondo il quotidiano "Libero" Masi starebbe per firmare addirittura un contratto come conduttore in quattro puntate che il canale Class CNBC prodotto da Class Editori vorrebbe dedicare alle grandi questioni dell'economia.

FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE


4- AURELIO REGINA CORRE IN SOCCORSO DI CALTARICCONE SPERANDO CHE IL SUO (TARDIVO QUANTO INUTILE) "NO" AI QUESITI SULL'ACQUA RAFFORZI LE CHANCES PER LA PRESIDENZA DI CONFINDUSTRIA
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che alla vigilia del referendum Aurelio Regina, presidente degli Industriali di Roma e del Lazio, è sceso in campo per testimoniare con forza il suo secco "No" ai quesiti sull'acqua.

Con l'occasione l'intraprendente amico di Luchino e di Luigino Abete ha spezzato una lancia encomiastica nei confronti di Acea, dove l'azionista privato è l'amico Caltagirone. Insieme all'augurio di insuccesso per il referendum, Regina ha voluto aggiungere parole nobili su "l'idea di un'Italia e di una capitale moderna che possano sfruttare al meglio gli investimenti privati".

LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO

Caltariccone ringrazia mentre Regina spera che il suo endorsement (tardivo quanto inutile) rafforzi le chances per la presidenza di Confindustria".

5- PREMIO OPPORTUNISMO 2011ALLO SMONTEZEMOLATO: ZITTO FINO A IERI SUI REFERENDUM, I CERVELLONI DI "ITALIA FUTURA" SI SVEGLIANO QUESTA MATTINA, A GIOCHI FATTI (E MARIOPIO CLABRESI APPARECCHIA)
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che ricicciano gli smontezemolati. Zitti come sorci fino a ieri sulla battaglia referendaria, i cervelloni di "Italia Futura" si svegliano questa mattina, a giochi fatti. Sulla prima pagina de "La Stampa" di Mariopio Calabresi brilla un pipposo editoriale sul successo dei referendum firmato dalla politologa Irene Tinagli, menbro del comitato direttivo della fondazione di Luchino e cara alle sedie di "Ballarò". Un pezzo che si candida al Premio Opportunismo 2011".

 


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