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Battiquorum – ore12, sfiorato il 12%, terza affluenza più alta ai referendum la prima mattina di votazione nella storia repubblicana dei referendum – i più votati quelli sull’acqua e su nucleare e legittimo impedimento – dai sondaggi dei giorni prcedeti pare che ci sia un 40% pro “sì” e un 15% di indecisi se andare a votare…

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La stampa.it

Seggi aperti in tutta Italia da questa mattina alle 8 fino alle 22 di stasera per i quattro referendum su ritorno al nucleare, gestione e tariffe dell'acqua, legittimo impedimento a partecipare ai processi. Le sezioni elettorali in tutte le Regioni italiane sono oltre 61.599. Tutte torneranno ad aprirsi domani, dalle 7 alle 15.

Gli italiani chiamati fra oggi e domani alle urne sono oltre 47 milioni. Nel complesso, fra voto in Italia e all'estero, il corpo elettorale è di 50.418.848 elettori. 3.300.496 sono gli elettori iscritti al voto all'estero, per corrispondenza, che si è già concluso. 47.118.352 sono invece gli elettori iscritti ai seggi in Italia, chiamati alle urne fra oggi e domani: 24.514.003 le donne, 22.604.349 gli uomini. Il che fissa a quota 25.209.425 la cifra del quorum (50%+1 degli aventi diritto), soglia minima per non annnullare la votazione, come invece sempre avvenuto negfli ultimi 16 anni in Italia.

La partita, dunque, si gioca soprattutto sul raggiungimento del quorum e la prima rilevazione effettuata dal Viminale sulla prima mattinata di votazione fa ben sperare per i promotori dei referendum: in media ha sfiorato il 12%, terza affluenza più alta ai referendum la prima mattina di votazione nella storia repubblicana dei referendum.

Più elettori alle urne portarono solo nel maggio 1974 il referendum sul divorzio (17,9%)e nel giugno 1978 quelli su finanziamento ai partiti e la cosidetta legge Reale sull'ordine pubblico(12,6%). In tutti e due i casi, alla fine della votazione, il quorum fu ampiamente superata: per mantenere il divorzio votò l'87.7% degli elettori italiani; per abrogare finanziamento pubblico ai partiti e legge emergenziali sull'ordine pubblico l'81,2%. D'altra parte, tenuto conto al caos sul voto all'estero, gli istituti di statistica indicavano nel 10% alle 12 una soglia di ragionevole certezza per il raggiungimento del quorum al termine delle votazioni

Oggi alle 12 i referendum più votati - seppure di poco- sono stati quelli sull'acqua: 11,64% sia sul quesito relativo alla gestione che su quello relativo alle tariffe. Alla pari l'affluenza su nucleare e legittimo impedimento: hanno già votato l'11.64% degli aventi diritto. Questa sera ci sarà ancora una rilevazione sull'affluenza alle 19 e poi quella a chiusura della prima giornata di votazioni, alle 22.

Fra i primi a votare di buon mattino sono stati oggi il Presidente della Repubblica (a Roma) e i leader dei partiti di opposizione: alle 8,30 a Roma Marco Pannella per i Radicali, alle 10, rispettivamente a Piacenza e Curno, il segretario Pd Pierluigi Bersani e il Presidente Idv Antonio Di Pietro, alle 10,15 a Roma il leader Udc Pier Ferdinando Casini. Come loro, a votare presto sono stati anche alcuni dei nuovi sindaci di grandi città eletti alle ultime amministrative: fra i primi Luigi De Magistris a Napoli e Piero Fassino a Torino.

Hanno inoltre fatto sapere che voteranno in giornata i Presidenti delle Camere Renato Schifani (a Palermo) e Gianfranco Fini (a Roma), nonchè il Vicepresidente del Csm Michele Vietti e il Presidente della Corte Costituzionale Alfonso Quaranta.

E' invece in Sardegna a villa la Certosa, orientato a non votare come da sua dichiarazione pubblica, il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Nè, finora, si sono recati alle urne, ministri del Governo in carica.


2- I SONDAGGISTI E LA SOGLIA CHIAVE -
«QUESTA SERA NON SOTTO IL 40%»
L'ALTRO SNODO È IL DATO DELLE 12: CON MENO DEL 10% QUESITI A RISCHIO. L'AFFLUENZA ALLE URNE NON È UN FLUSSO COSTANTE

Dino Martirano per il Corriere.it

Le formule matematiche del giorno prima a poco servono per cristallizzare l'affluenza alle urne e, dunque, per tentare di prevedere il superamento del quorum (50 per cento più uno) capace di rendere valido il risultato dei referendum abrogativi. Tuttavia, dalle serie storiche ripescate in archivio dalla Direzione centrale dei servizi elettorali del Viminale emergono due costanti: dal 1974, il quorum alle 15 del lunedì è scattato solo quando l'affluenza dei votanti aveva superato il 10% alle 12 della domenica (con tre eccezioni nell'87, nel '91 e nel '93) e aveva scavallato la soglia di sicurezza del 45% la domenica sera. Occhi puntati, dunque, sui dati che il ministero dell'Interno diffonderà oggi alle 10 e alle 22 perché già su quelle percentuali nazionali sul tasso di astensionismo potrebbe giocarsi la validità dei quattro referendum.

E seguendo questa griglia c'è anche il caso del 1990, quando non fu raggiunto il quorum per sette punti (43,4%). Il 3 e il 4 giugno di quell'anno si votò per abolire la disciplina sulla caccia: alle 12 della domenica aveva votato il 5,1% ma la sera alle 22 si era recato alle urne il 31,5% degli italiani. Un dato che aveva fatto sperare (inutilmente, si è visto il giorno dopo) il fronte referendario.

Renato Mannheimer, sondaggista alla guida dei ricercatori dell'Ispo, dice che è molto difficile fare previsioni: «Certo, sotto la soglia del 10% dei votanti alle 12 della domenica sarà molto difficile centrare l'obiettivo del quorum anche se non possiamo considerare l'affluenza alle urne come un flusso costante...».

Ha più certezze Roberto Weber (Swg di Trieste) che sposta, anche se di poco, la soglia di accesso al quorum: «Io direi che alle 12 della domenica ci vuole almeno il 12-13% mentre alle 22 bisogna raggiungere il 37-38%». Mannheimer segnala che sarà determinante il Sud (nel Mezzogiorno, storicamente, si vota di meno) mentre Weber mette l'accento sulla «quota crescente di elettori leghisti che hanno dichiarato di volersi recare alle urne».

Il fattore climatico (tempo bello, astensionismo alto) «non avrà un peso determinante» dice Maurizio Migliavacca, l'esperto di flussi elettorali del Pd: «Il 10% alle 12 della domenica è una soglia storicamente significativa per il raggiungimento del quorum. Meglio però l'11 o il 12% che sarebbero un segnale positivo. E poi, considerando che il lunedì mattina vota tra il 10 e il 15% degli elettori, la domenica sera l'affluenza utile per il quorum non dovrebbe essere inferiore al 35-40%».

Più cauto Peppino Calderisi (ex radicale oggi deputato del Pdl) che, non sottovalutando il fattore di una domenica di sole capace di tenere lontani dalle urne gli italiani, preferisce non ancorarsi a regole rigide: «Il 10% alle 12 domenica è un buon segnale per i referendari?

Non credo in queste formule perché, a mio parere, il quorum si può raggiungere anche se la domenica mattina va a votare meno del 10% del corpo elettorale». E così, vale pena ricordare che al primo turno della amministrative 2011 ha votato il 68,58% (12,85% alle 12 di domenica, 49,67% alle 22) mentre al secondo turno l'affluenza è scesa al 60,12% (12,85% alle 12, 43,51% alle 22).

Dal 2003, infine, c'è una nuova variabile che il Viminale ha contabilizzato con pignoleria. Il voto degli italiani residenti nella circoscrizione estera, dove quasi nessuno compila la scheda, «pesa» sul dato di affluenza definitivo (Italia+Estero) in misura variabile: nel 2003 (reintegrazione lavoratori legittimamente licenziati, quorum non raggiunto) la media italiana di affluenza fu del 25,9% ma all'estero scese al 23,1%.

Risultato Italia+Estero, elaborato dal Viminale, 25,7% (-0,2%). Più «pesante» è stato l'apporto negativo sull'affluenza nel 2005 quando, senza successo per il quorum, si sono svolti i quattro referendum sulla procreazione medicalmente assistita: allora il differenziale Italia (26%) Estero (20%) ha portato a un dato di affluenza del 25,6%.

 


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