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RAMPL VERSO LA DOPPIETTA? - LA FONDAZIONE CRT PENSA A UNA RICONFERMA DEL PRESIDENTE DI UNICREDIT MA TRA I SOCI C’È CHI FRENA - VERONA, CHE DALLA CACCIATA DI PROFUMO NON HA OTTENUTO GRANCHÉ, TACE E TRAMA - POI CI SONO PALENZONA GLI AZIONISTI ESTERI (IL LIBICO BENGDARA È IN CONTATTO COL TEDESCO) - CAPITA L’ANTIFONA, RAMPL SI ZERBINA ALLE FONDAZIONI - IL PATTO MEDIOBANCA TESTERÀ ANCHE GLI EQUILIBRI DI UNICREDIT…

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Francesco Manacorda per "la Stampa"

DIETER RAMPL

Il tempo delle decisioni è ancora lontano - l'intero consiglio d'amministrazione della banca scade il prossimo aprile - ma i primi contatti per l'assetto di vertice di Unicredit sono già avviati. E tra i soci forti c'è chi propone al presidente Dieter Rampl un nuovo mandato per il triennio 2012-2015. Nelle scorse settimane ci sarebbero state indicazioni in questo senso dalla Fondazione Crt, socio con il 3,7% che esprime un vicepresidente della banca nella persona di Fabrizio Palenzona.

Altri soci, che considerano Rampl un presidente di garanzia capace di gestire la fase difficile seguita alla traumatica cacciata di Alessandro Profumo nel settembre 2010 e adesso il nuovo assetto sotto l'ad Federico Ghizzoni, potrebbero avere lo stesso orientamento. Ma ci sono anche fondazioni di peso che, per ora non si dichiarano. In casa Cariverona, primo socio italiano del gruppo con poco meno del 5%, si ritiene ad esempio che la questione sia prematura.

DIETER RAMPL CON FEDERICO GUZZONI

Se si resta fermi al mondo delle fondazioni la spinta torinese per Rampl può anche significare il desiderio di confermare uno status quo soddisfacente per alcuni: da una parte il presidente tedesco che mantiene gli equilibri tra i soci, «tutti i soci», come ama ripetere lui, e che dopo cinque anni passati in piazza Cordusio ha assorbito anche qualche italica malizia; dall'altra lo stesso Palenzona che nel post-Profumo ha certo mano più libera nel gestire i rapporti di potere della banca in Italia.

Federico Ghizzoni UNICREDIT

Ma, sempre per restare a quel mondo, bisognerà vedere come si muoverà Verona: l'enigmatico Paolo Biasi, che guida l'ente veneto non pare aver guadagnato finora nulla dal cambio manageriale in banca - tantomeno nella quotazione del titolo che langue - e il rinnovo del cda potrebbe essere l'occasione per trattare qualche cosa.

ALESSANDRO PROFUMO

Ma, come è ovvio, ci sarà anche da fare i conti con i grandi azionisti esteri - tra cui spicca il fondo sovrano degli Emirati Aabar - e specie con la peculiarissima situazione dei due soci libici, che assieme hanno il 7,5% oggi «congelato» e quindi privo anche dei diritti di voto. E' un dato di fatto, però, che l'ex governatore della Banca centrale di Libia Farhat Omar Bengdara, oggi fuggito dal paese e passato con gli insorti mentre continua ad essere vicepresidente di Unicredit, abbia intrattenuto in queste settimane rapporti stretti con lo stesso Rampl.

Palenzona

E lui, lo stesso presidente, che cosa pensa di un'ipotesi di riconferma? A chi gli sta vicino avrebbe confidato che, specie in Italia, non è di grande utilità disegnare scenari con quasi un anno di anticipo. Ma è anche vero che dopo un periodo di tensioni tra Rampl e le fondazioni azioniste della banca - grossomodo dalla cacciata dell'ad Alessandro Profumo all'assemblea di bilancio dello scorso aprile - adesso i rapporti sembrano tornati al sereno.

Farhat Omar Bengdara

Non a caso ieri Rampl, a margine della cerimonia di premiazione di Unicredit & Universities, ha avuto parole di miele per le fondazioni. Parlando degli equilibri nell'azionariato di Mediobanca ha citato «Unicredit come esempio: abbiamo le fondazioni, sono buoni membri del nostro azionariato anche se non abbiamo un patto». Proprio il rinnovo del patto Mediobanca sarà un primo banco di prova degli equilibri di potere anche in Unicredit.

Le discussioni sul rinnovo del patto - ha detto ieri Rampl . verranno avviate nelle prossime due settimane. Ma allo stato delle cose appare difficile che il patto, oggi al 44% del capitale, possa diventare più «leggero», come pure vorrebbero i vertici della stessa Mediobanca. Più probabile che a parte qualche uscita marginale - in lista c'è la tedesca Sal Oppenheim con l'1,7% e qualche arrotondamento non cambi molto. E che anche le fondazioni azioniste di piazzetta Cuccia non apportino i loro titoli all'accordo tra soci.

 


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