Antonio Salvati per "la Stampa"
BACIO TRA DAGNESE E UN GIOVANE FUORI DALLA CASERMACi volle la giustizia per farli riabbracciare. Causa latitanza, il padre non vedeva il figlio da diversi anni. Così, in un aula di tribunale ed autorizzati da un giudice, il boss Paolo Di Lauro e il figlio Vincenzo si scambiarono un lungo abbraccio. E fu subito polemica. Ma un bacio sulle labbra mai. O meglio, mai un bacio di questo genere era stato catturato da una telecamera o immortalato da una macchina fotografica.
Almeno fino a ieri. Ore 11.30, questura di Napoli: dallo scalone che si tuffa in via Diaz spunta la testa rasata di Carmine Amato, 30 anni appena ma un passato da narcotrafficante in Olanda e un presente da capo del potente e sanguinario clan degli Scissionisti di Secondigliano. È il nipote di Raffaele Amato, detto lo «spagnolo», il narcotrafficante che sfidò il boss Di Lauro dando vita ad una faida che insanguinò gli stradoni di cemento che tagliano a fette il quartiere di Scampia.
Meno baldanzoso e con sotto braccio il faldone della richiesta d'arresto, Daniele D'Agnese, 27 anni, guardaspalle del giovane padrino. La polizia li ha sorpresi nottetempo in una villetta, nascosta sulla sommità di una cava di tufo in cima alla collina dei Camaldoli, protetta da dieci telecamere, cani da guardia e una vedetta. Per arrivarci gli agenti della Mobile hanno dovuto scalare la cava di tufo, utilizzando un sentiero di scolo dell'acqua piovana.
BACIO TRA BOSS D AGNESE E CARMINE AMATOAmato viene subito infilato in un'auto della polizia con biglietto di sola andata per il carcere. Il suo vice invece viene avvicinato da due giovani, abbracciato e baciato sulle labbra prima di scomparire in una vettura delle forze dell'ordine. Un segnale per chi era stato arrestato, ma anche un gesto evidente agli occhi del clan rivali.
La camorra non ha un rigido protocollo come la mafia o la ndrangheta, ma vive di ritualità estemporanee e con significati spesso contrastanti. Come il famoso (o famigerato) bacio della morte: quello che, per intenderci, il capo stampa sulle labbra del «condannato». A morte, s'intende. O come il baciamano che la folla ossequiante tributa al padrino a passeggio per le strade del quartiere.
CAMORRA AL BACIO D AGNESE E AMATOMa il gesto di ieri aveva dovrebbe avere un significato diverso. L'appartenenza allo stesso gruppo criminale, la solidità del rapporto associativo, la garanzia di assistenza ai familiari del detenuto: tutto questo potrebbe significare quel bacio stampato ieri mattina sulle labbra di quel ventisettenne. E lo testimonia il fatto che il «prescelto» è stato proprio il guardaspalle, il secondo, e non il boss, il capo del gruppo criminale. Un segno per dire all'anello debole: «Continuiamo ad essere gruppo. Comandiamo ancora sul territorio e, qualunque cosa possa succedere, non sarai abbandonato».
CARMINE AMATOUn gesto evidente, per dimostrare anche all'esterno la compattezza tra gli affiliati. Anche perché i due arrestati vivevano in quella villetta incollati al monitor dell'impianto di videosorveglianza e con due pistole vicino, una delle quali in grado di sparare a raffica. Rifugiati lì con moglie e due figli piccoli. Rinchiusi in quel luogo inaccessibile perché temevano l'arrivo dei sicari del gruppo criminale rivale. Come in Messico o come in Colombia. Pronti a fuggire in una botola che sbucava nella vicina di tufo, con a portata di mano sacchetti con torce elettriche ed acqua. Ecco perché quel bacio assume un'importanza particolare.
Così come è ancora tutto da studiare e decifrare un altro dettaglio: le magliette con su impresso James Dean. Boss e guardaspalle ne indossavano due di colori diversi che ritraevano però sempre il divo di «Gioventù bruciata». Lo stesso volto impresso sulla maglia di Cesare Pagano, altro boss degli Scissionisti arrestato qualche mese fa. La camorra non ha un protocollo, ma di simboli (e coincidenze) vive e prospera.