Rita Pennarola per La Voce delle Voci (http://www.lavocedellevoci.it/)
Napoli siamo noi, scriveva Giorgio Bocca, il laboratorio della disastrata Italia. Il rivoluzionario voto di fine maggio consegna le chiavi di due strategiche citta', Napoli appunto, e anche Milano, nelle mani di Luigi de Magistris e Giuliano Pisapia. Due profili inattaccabili, se non dai beceri assalti dell'ex guardasigilli Clemente Mastella, o di una Letizia Moratti in vena di anti-scoop.
GIULIANO PISAPIAMa gli interessi economici in campo sono colossali, nelle due citta'. Soprattutto quelli a base di mattoni, il solito piatto forte. A Napoli il futuro di Bagnoli e, forse ancor piu', quello della poco ricordata area orientale.
LETIZIA MORATTINel capoluogo lombardo, in pole position l'Expo, con una malavita super organizzata - ndrangheta in prima fila - ed una serie di personaggi che si affacciano sul nuovo scenario, come l'ex manager Unicredit Alessandro Profumo, o Gianfelice Rocca, di provata fede Opus Dei, in pole position per la successione in Confindustria a Emma Marcegaglia.
ALESSANDRO PROFUMOCominciamo da Napoli. Dove uno dei piatti forti e' quello relativo all'area orientale. Il candidato sindaco-prefetto del Pd, Mario Morcone - clamoroso il flop del primo turno al 19% - nel suo programma elettorale aveva inserito fra le priorita' il piano urbanistico: in primis, guarda caso, proprio la zona orientale, e i progetti relativi a Napoli Est, approvati in zona Cesarini dalla Giunta Iervolino. Che fara' ora Luigi de Magistris? Sapra' rimandare al mittente i supercontestati mega progetti? Che fine faranno le lusinghe di qualche grande elettore dell'ultima ora?
rocca gianfelice«Luigi ha vinto con uno straordinario sostegno popolare. Certi tentativi di abbraccio "mortale" resteranno fini a se stessi», dice convinto un militante di Napoli e' Tua, la lista che ha trionfato insieme all'ex pm. E tuttavia non sara' inutile dare un'occhiata a chi, schierandosi apertamente al suo fianco, ha provato a gettare un ponte fra gli interessi d'una certa casta mattonara e il nuovo governo di Napoli.
E' il caso dell'ex leader nazionale di Confindustria Antonio D'Amato, una campagna elettorale tutta "contro" il Pdl ed un aperto sostegno agli arancioni di de Magistris. Si e' scoperto improvvisamente un cuore che "batte a sinistra"? O che altro? Vediamo.
EMMA MARCEGAGLIANato a Napoli nel 1957, primo di due fratelli, si laurea giovanissimo in giurisprudenza, ma «gia' a 13 anni - si legge in "Vita da ricchi" di Laura Laurenzi - scongiurava il padre di fargli trascorrere l'estate nella fabbrica di famiglia per imparare e guardare». Fin dagli anni dei calzoni corti, insomma, Antonio studiava gia' da presidente di Confindustria.
Il padre Salvatore, intanto, al pari di tutta la "crema" dell'imprenditoria partenopea, non lesinava il suo contributo economico alla Sevip, la societa' editrice messa su negli anni 80 da Paolo Cirino Pomicino, all'epoca ministro in rampa di lancio, per poter coagulare il consenso della stampa nazionale intorno al suo mensile Itinerario, finanziato - appunto - dai maggiori gruppi industriali ed edilizi della citta'.
MARIO MORCONEIn "Strettamente riservato", prima autobiografia di Geronimo-Pomicino, cosi' l'autore descriveva a inizio anni duemila il futuro patron della Seda: «vidi all'opera il giovane D'Amato, che dimostrava fin d'allora fermezza, voglia di unita' e lucidita' politica. Come sempre capita - concludeva o ministro - il buongiorno si vede dal mattino».
Un feeling, quello fra Pomicino e D'Amato, capace di superare le barriere del tempo e dei sindaci. «Sembrava, inizialmente - osservano in ambienti politici partenopei - che l'obiettivo fosse quello di per spianare la strada al candidato dell'Udc Raimondo Pasquino, autorevole quanto si vuole, ma pur sempre appoggiato da terzopolisti come Italo Bocchino, Alfredo Vito e lo stesso Cirino Pomicino».
Sembrava. Fino a quando D'Amato, all'indomani del primo turno, si e' schierato apertamente a sostegno di Luigi de Magistris.
rc23 antonio damatoLA SERA ANDAVAMO A CAPRI
Non c'e' solo la stella polare di Pomicino, lungo il cammino di Antonio D'Amato. Perche' ad illuminare la sua strada provvedono i sodalizi mondani intrecciati nei ruggenti anni del bassolinismo, quando la leggendaria Villa Damecuta di Anacapri, residenza di D'Amato sull'isola azzurra, spalancava i suoi portoni per ospitare il top dell'economia nazionale, da Cesarone Romiti a Diego Della Valle, da Franco Tato' a Mario D'Urso, fino all'allora esordiente Emma Marcegaglia.
Fra gli immancabili di Villa Damecuta, l'ex governatore della Regione Campania Antonio Bassolino, che nel 2001, quando su quella poltrona piu' alta di Viale dell'Astronomia balza D'Amato, non esita a dichiarare che «rappresenta degnamente il dinamismo imprenditoriale del Sud».
Lui si schermisce, poi si smarca, con una strizzata d'occhi a sinistra ma, subito dopo, strette di mano a destra: «Non dimenticatevi - dice con fare ecumenico appena eletto al vertice di Confindustria - che sono stato corteggiato sia dal Polo che dall'Ulivo per fare il sindaco di Napoli e il presidente della Regione Campania», alludendo evidentemente alle solite voci che, elezione dopo elezione, davano per imminente una sua candidatura nel Pdl. Ma poi, regolarmente, rientravano.
Italo BocchinoPiu' rassicurante l'intesa fra D'Amato e Antonio Bassolino, suggellata non solo dalle mitiche feste capresi, ma soprattutto da strumenti finanziari come quello che il 26 novembre del 2008 era sfociato nell'accordo di programma in favore del Gruppo Seda della famiglia D'Amato da decine di milioni di euro.
Una bella boccata d'ossigeno per un gruppo reduce dalle traversie della I-Cont di Lacedonia, una delle aziende simbolo della fallita industrializzazione post terremoto nelle aree del Cratere irpino, per il cui salvataggio si era fatto avanti proprio D'Amato, senza poi mantenere le promesse sui livelli occupazionali, tanto da scatenare contro di lui una memorabile battaglia sindacale dei lavoratori.
Alfredo VitoIn perfetta continuita' con Bassolino, prima di lasciare Palazzo San Giacomo l'ex sindaca di Napoli Rosa Iervolino Russo ha inteso tramandare ai posteri il suo libro dei sogni. Le toccanti memorie sono tutte racchiuse in 320 e passa pagine stile paese delle fiabe nelle quali vengono passate in rassegna, fra l'altro, opere ferme da anni, come la Casina del Boschetto in Villa Comunale, o i brandelli della Nuova Bagnoli, tanto remota da dover essere illustrata attraverso un sapiente foto-montaggio.
Fra i "sogni" ancora tutti da attuare la Iervolino non esita ad inserire la colossale opera pubblica che sta tanto a cuore ad Antonio D'Amato ed alla sua compagna, l'imprenditrice Marilu' Faraone Mennella. Si tratta di quell'insediamento denominato Palaponticelli che, dopo gli stop and go degli ultimi cinque anni, nel 2009 era finito nel mirino della magistratura, senza che cio' impedisse alla Giunta Comunale di approvarne la realizzazione e di dare via libera al finanziamento.
Raimondo PasquinoLa storia comincia nel novembre del 2005, quando con soli 2.500 euro un ristretto gruppo d'imprenditori da' vita alla Palaponticelli srl, destinata a portare avanti l'ambizioso progetto nella zona est di Napoli. Presidente del consiglio di amministrazione e' in origine Marilu' Faraone Mennella, ora passata al ruolo di vice. Al comando siede infatti attualmente il libanese El Abed Amer Wafic.
La proprieta' invece fa capo formalmente alla Armonia srl di Biella, a sua volta controllata da una serie interminabile di scatole cinesi che conducono ad alcune fiduciarie estere. Uno scrigno imperscrutabile, dunque. Ma solo in apparenza. Perche' e' chiaro a tutti che a guidare il progetto e' lei, la "faraona" Marilu'.
CESARE ROMITI«E cosi', con soli 10.000 euro in dote - sibila un avversario dei D'Amato a Palazzo Partanna - Palaponticelli srl si accinge oggi a gestire un progetto da 160 milioni di euro», finalizzato a costruire una Casa della Musica con una capienza di 12mila spettatori, oltre a centri commerciali, parcheggi ed altre opere di urbanizzazione.
Ad agosto 2009 il pubblico ministero Walter Brunetti decide di vederci chiaro e spedisce una squadra di inquirenti a Palazzo San Giacomo per acquisire tutta la documentazione sul nuovo complesso, il cui iter di approvazione subisce cosi' il primo stop. Prim'ancora della magistratura si erano mossi, intanto, cittadini ed esperti. Perche' l'area scelta per il nuovo insediamento rientra fra quelle classificare nel Piano regolatore Zona F, in cui e' consentita solo la realizzazione di opere ad uso pubblico. Niente, insomma, speculazioni private.
DIEGO DELLA VALLEE invece - questo il senso delle contestazioni - fatti i dovuti conti, sugli 85.420 metri quadri del progetto, la superficie destinata alle attivita' pubbliche risulterebbe di gran lunga inferiore rispetto a quella prevista per usi commerciali. Ad insospettire gli inquirenti era stata soprattutto l'ipotesi che il progetto del Palaponticelli potesse essere il culmine di una manovra tesa ad accrescere il valore economico dei suoli, quasi tutti appartenenti a privati, in primis gli stessi costruttori.
ANTONIO BASSOLINO - Copyright PizziA fine 2009 arriva percio' la prima bocciatura da parte della Commissione Edilizia del Comune. Un provvedimento connesso alle delicate indagini giudiziarie in corso, sfociate intanto nella richiesta di rinvio a giudizio per alcuni consiglieri comunali e per un dirigente della societa' Palaponticelli. Altro indagato e' poi Salvatore Capacchione, discusso imprenditore edile della zona, alle prese con numerose e diverse vicende giudiziarie, nonche' fratello della cronista del Mattino, Rosaria Capacchione.
Ad avvelenare tutta la scena arriva poi l'episodio del presunto rapimento di una bimba ad opera di una donna rom, avvenuto proprio a Ponticelli, con tanto di sollevazione degli abitanti e la storica cacciata di quelle popolazioni dal campo nomadi «che guarda caso - fanno notare in zona - sorgeva proprio sui suoli destinati ad ospitare il Palaponticelli...».
Commentando la notizia, il quotidiano spagnolo El Pais non manchera' di sottolineare, in quei giorni, il ruolo egemone sull'intera area del clan camorristico dei Sarno, una pista su cui lavora a lungo anche la Dda. Il progetto sembra fermo al palo.
Poi il colpo di scena: a maggio 2010 la coppia Antonio D'Amato-Marilu' Faraone Mennella annuncia la nascita di Naple'st, cordata di imprenditori lanciati nella mission di riqualificare l'area Est di Napoli. Cardine della rinascita di Ponticelli, Barra, Poggioreale e dintorni e', naturalmente, il Palaponticelli.
Rosa Russo Iervolino2- DOPO-MARCEGAGLIA / ROCCA E I SUOI CONFRATELLI
Andrea Cinquegrani per il mensile La Voce delle Voci
Gli scenari del dopo-Marcegaglia a Viale dell'Astronomia vedono proiettato in pista Gianfelice Rocca, uomo dell'Opus Dei e di una "provvidenza" che di volta in volta si chiama Pisante, Techint o Parmalat. Uno per uno, ecco personaggi, storie e sigle che oggi sostengono la sua ascesa. Mentre lui fa l'occhiolino a Pisapia...
Sembra una scelta scontata. Il profilo giusto al posto giusto, un identikit perfetto, quello del prossimo presidente di Confindustria che tra un anno, nel 2012, dovra' succedere ad Emma Marcegaglia. Non ha peli sulla lingua, in un'intervista al Corsera del 12 maggio, l'eminenza grigia e vicepresidente del gotha imprenditoriale, Alberto Bombassei.
In questi ultimi mesi, confida, «mi sono fatto un'idea su chi potrebbe essere un ottimo presidente... Penso a Gianfelice Rocca, un galantuomo che rappresenta una storia imprenditoriale familiare di assoluta eccellenza». Non contento canta le lodi del gruppo: «Tenaris e' un'impresa leader e la Humanitas un caso di valore».
E poi gli encomi ad personam: «Gianfelice ha l'eta' giusta, e' saggio e ha il vantaggio di conoscere bene il sistema confindustriale perche' e' stato per ben due volte vicepresidente insieme a me. Conosco la sua attitudine al lavoro di squadra per cui la sua gestione sarebbe una presidenza poco accentratrice».
MARILU FARAONE MANNELLACommenti di vario tenore in viale dell'Astronomia, storico quartier generale dei "padroni". «Una incoronazione in piena regola, un'investitura fatta su misura. Per spiazzare gli avversari e mettere dei precisi paletti». «Un modo classico per bruciare un nome, quando vien fatto con cosi' largo anticipo. Sta ora a vedere quali giochi si stanno realmente giocando».
E ancora: «Il prossimo presidente si trovera' a dover fronteggiare una crisi delle imprese che nel prossimo autunno esplodera' in modo traumatico e quindi avremo un 2012 di lacrime e sangue». E allora: un assist - l'outing di Bombassei - un calcione negli stinchi, o cosa? E poi, puo' significar qualcosa l'ammiccante strizzatina d'occhi al neosindaco di Milano Giuliano Pisapia?
Per districarsi nella giungla di ipotesi e scenari, puo' tornare utile delineare un contesto piu' preciso e individuare storie, amici e legami. Oltre ai maxi business in pentola (per la famiglia Rocca).
BombasseiRacconta ancora un iscritto storico di Confindustria, trent'anni di viale Astronomia nel pedigree: «E' un periodo dove ci vuole sicurezza, stabilita' e solidita', tre esse tutte necessarie nella bufera che si sta scatenando. Con ogni probabilita' i poteri forti hanno individuato in Rocca la figura ad hoc, dipinta come il padre d'azienda buono ed efficiente. Primo requisito, e' uomo di chiarissima fede Opus Dei.
Secondo, fa parte del ristretto consesso della Trilateral, l'organismo sovranazionale che governa i destini economici, finanziari e quindi sociali del mondo. Poi, in passato ma anche oggi la famiglia ha un forte profilo internazionale, con un'Argentina da sempre nel cuore». Il nostro interlocutore sottolinea il "fattore Argentina" (senza dimenticare quello "paesi dell'est") che ha caratterizzato i trascorsi del Venerabile Licio Gelli.
Ma soprattutto quelli del piu' potente grand commis ancora sulla scena, Giancarlo Elia Valori, espulso dalla P2 da Gelli in persona e grande amico dei Rocca. «Non risulta un Rocca iscritto alla massoneria - viene aggiunto - ma sappiamo bene che i nomi che contano davvero non fanno capo agli elenchi ufficiali ma a logge super segrete.
Giancarlo Elia ValoriComunque e' noto che la Rocca dinasty e' stata nel corso di tanti anni capace di coniugare in modo perfetto gli interessi dei piu' forti gruppi di potere e pressione. E la presenza nella Trilateral Commission la dice lunga...». Non di minor spessore altre mostrine sul petto pluridecorato di Gianfelice: sempre a livello internazionale, infatti, e' componente dell'European Advisory Board della Harvard Business School, del comitato esecutivo dell'Aspen Institute e dell'advisory board europeo del colosso assicurativo Allianz.
Lo storico scrigno di casa Rocca si chiama Techint. Dove si incrociano amicizie e si dipanano storie, spesso e volentieri dai profili inquietanti. Un colosso italo-argentino capace di controllare un centiniaio di societa', gestire affari arcimiliardari che vanno dal mattone alle infrastrutture passando per la siderurgia.
Ramificato in mezzo mondo, dalle holding lussemburghesi fino al Messico (con la controllata Tamsa) o agli Usa, dove ha fatto shopping acquisendo un "concorrente" d'acciaio, Maverick Tube Corporation. Ma ecco le "amicizie" germogliate nel corso degli anni sotto il protettivo ombrello di Techint.