1 - MENTANA A RADIO 24: "OGGI LIBERI, CON DE BENEDETTI NON PIÙ"...
"La7 cambierebbe sia con Rcs sia con De Benedetti, soprattutto con De Benedetti" Lo ha detto Mentana intervistato da Oscar Giannino su Radio 24.
"La forza di La7 è quella di essere un prodotto diverso rispetto ai prodotti giornalistici che si trovano in edicola - continua il direttore del Tg La7 - ed è ovvio che può essere molto garibaldina e all'avanguardia e perfino di opposizione perché lavoriamo per una rete che non ha un segno vistoso nella proprietà. Ma se la rete dovesse avere un segno vistoso nella sua proprietà, come è De Benedetti, si possono inquadrare le vere mire dell'editore.
L' ideale sarebbe che La7 rimanga l'editore, incarnato in Telecom, e un futuro partner industriale che entri a far parte della proprietà e ci investa a sua volta, mi piacerebbe che non avesse un segno politico o editoriale vistoso, proprio per continuare in questo perfetto equilibrio"
michele santoro anno zero2 - MENTANA A RADIO 24: " SANTORO PERDITA PER RAI MA QUESTO E' IL MERCATO"...
"Non credo alla logica della tragedia per il servizio pubblico perché siamo in una televisione che dovrebbe avere un mercato e se uno passa da un soggetto economico A a un soggetto economico B non dovrebbe essere una tragedia." Lo ha detto Mentana intervistato da Oscar Giannino a Radio 24.
"Quando Santoro nel 2000 tornò da Mediaset alla Rai nessuno disse che era una tragedia. Ma allora la tragedia è quando ci si sposta dal pubblico al privato? O quando si scioglie un contratto che peraltro era un 'mostro di contratto' perché Santoro andava in onda solo per la decisione di un giudice contro cui la Rai aveva interposto appello? - continua Mentana a Radio 24 - "Sicuramente la Rai ne esce male perché ha un talento e se lo lascia sfuggire, ma non è una tragedia: è il mercato."
3 - IO, MICHELE E LA NUOVA TIVÙ
Riccardo Bocca per "espresso.repubblica.it"
Enrico Mentana gode. Ha iniziato a godere la sera del 6 giugno, quando con aria sorniona ha così aperto il telegiornale de La7: «Bomba sotto al cielo televisivo: divorzio tra Rai e Michele Santoro». Il passo dopo, salvo improbabili sorprese, sarà il trasloco del conduttore di "Annozero" dal litigioso condominio di Rai 2 alla più allegra tv di Telecom. Quella dove, tra gli altri nomi illustri, lo aspettano «a braccia aperte» amici come Enrico (Mentana, appunto) e Gad (ovviamente Lerner): a loro volta ospiti di "Annozero", nel recentissimo passato, e quanto mai lesti a benedire l'operazione.
CARLO DE BENEDETTIRimane un dubbio, Mentana: c'è davvero da felicitarsi, per l'addio di Santoro a viale Mazzini, o è una sconfitta per tutti la sua uscita dalla televisione pubblica?
«Ma quale sconfitta, quale privazione... Semplicemente assistiamo al passaggio di un giornalista da un gruppo all'altro. E' normale, sono le regole del mercato».
Aldo Grasso, sul "Corriere della Sera", parla di «autolesionismo paradossale» della Rai. Altri invece vedono questa separazione come la logica fine di un'ipocrisia. La sua versione?
«Che effettivamente è un suicidio, per la Rai: ma anche il termine di una situazione insostenibile. Nessuno, in teoria, potrebbe rinunciare a una fonte di ascolti e guadagni come Santoro. Anche se, pensandoci bene, la stessa cosa è successa a me».
Il risultato qual è? Una mossa che rafforza il neo direttore generale Rai, Lorenza Lei, o la dimostrazione della sua fragilità di fronte alla politica?
«Non conosco Lorenza Lei. E aggiungo: raramente le dinamiche Rai interagiscono con la realtà. Per questo non mi appassionano, questi discorsi...».
Molto appassionante, viceversa, è ciò che sta succedendo dalle sue parti. Il ritornello che gira, in questi giorni, è che arriva Santoro a La 7, porta il prime time oltre la soglia del 5 per cento, la pubblicità di conseguenza decolla e la ciliegina sulla torta è un'alleanza con Sky per rafforzare il palinsesto.. .
«Diciamo che, televisivamente, la situazione è paragonabile a quello che in politica è successo nel 1992-93... Si aprono spazi, si cerca di coprirli virtuosamente, e Santoro è ideale per La7».
Resta il capitolo Sky, su cui ragionare.
«L'amministratore delegato de La7, Giovanni Stella, dice che serve un socio industriale. Ecco, spero che non venga individuato nel settore dei mass media. Preferirei evitare commistioni che ci vincolino; non vorrei, in altre parole, che qualcuno arrivasse qui e mettesse il cappello su questa storia...».
In attesa di trovare la sponda giusta, dunque, che piano strategico avete?
«Dare una forte connotazione alla rete con l'informazione, l'approfondimento e i talk show. Tutto ciò, ovvio, andrà incrementato con altri innesti in diversi settori».
Tipo?
«Fabio Fazio, per esempio, al quale credo si riferisse Stella nelle sue riflessioni dei giorni scorsi. Insomma: qualcuno per rafforzare la comproprietà che abbiamo con Rai 3 di Maurizio Crozza, e che oggettivamente è un po' poco...».
Il risultato, a prima vista, è un gruppo di ottimi professionisti, da lei a Santoro, da Lerner a Lilli Gruber, sbilanciati verso il centrosinistra. Non è anche questo, a modo suo, un autogol?
«Diciamo che, in effetti, è un rischio. Io per primo non mi ci trovo, in una tv orientata a senso unico. Ma posso anticipare che non pescheremo solo nel mare rosso della sinistra. Per esempio, prenderemo Filippo Facci, che certamente di sinistra non è».
In sostanza, sta dicendo che La7 è più libera della Rai.
«No, non mi piace questo genere di paragoni».
Possiamo allora dire che La7 è una televisione libera?
«Diciamo che la libertà è quella che uno si prende: non può volerla per forza dall'azienda dove lavora. Se fai quello che ritieni giusto e vieni censurato, te ne vai. Non si può essere liberi, ribadisco, con la firma del notaio».
Lei, per dire, andrebbe oggi a lavorare in Rai?
«Mi è stato chiesto più volte, in passato. Ma in viale Mazzini c'è una stanzialità formale. Nel senso: se non disturbi, nessuno ti disturba. Se invece fai bene il tuo lavoro, rischi il posto tutti i giorni».