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1- GLI \"INDIGNADOS\", DAL GRUPPO FAZIO-SAVIANO-LITTIZZETTO A SERENA DANDINI PASSANDO PER FLORIS (CHE HA PURE OTTENUTO UN 10% DI AUMENTO AL SUO COMPENSO) HANNO GIÀ CHIUSO IL RINNOVO CON LADY LEI. RESTANO AL PALO SANTORO E GABANELLI 2- MERCOLEDÌ SARà LA CASSAZIONE A DECIDERE SE SANTORO DEVE ANDARE IN ONDA PER OBBLIGO GIUDIZIARIO. OVVIO CHE IN CASO DI SENTENZA POSITIVA PER VIALE MAZZINI SANTORO TRATTERÀ L’USCITA E ALZERÀ I TACCHI VERSO LA7, CHE SPERA CON COSì DI ATTIRARE CARLO DE BENEDETTI RIMPOLPATO DAL TESORO DEL LODO MONDADORI 3- AL PALO RESTA LA GABANELLI. E NON PER SOLDI MA PERCHÉ VUOLE IL RIPRISTINO TOTALE DELLA TUTELA GIURIDICA PER LEI E I SUOI REPORTERS IN CASO DI DIATRIBE LEGALI 4- IL CONSIGLIERE RAI VERRO: \"LEI VUOLE SOSTITUIRE I DIRETTORI DI RAI1, RAI2 E RAI3\" 5- TELECOM ITALIA INDEBITATA FINO AL COLLO E BEBè BERNABè NON VEDE L’ORA DI DISFARSI DE LA7. MA LA PROGRESSIVA USCITA DI SCENA DEL CAINANO CON UN RITORNO DELLA RAI NELLA BRACCIA DELL’OPPOSIZIONE RENDE LA7 UNA PRENDA MENO ECCITANTE

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1- DAGOREPORT
Il giorno X per la Rai è mercoledì. La Cassazione ha bruciato i tempi e scodellerà la sentenza su Santoro. Un procedimento - che partì per iniziativa di Sado-Masi - contro l'obbligo giudiziario di mandare in onda "Annozero", come e quando vuole il dirigente aziendale Michelechi. Ovvio che in caso di sentenza positiva per viale Mazzini Santoro tratterà l'uscita e alzerà i tacchi. Probabile un approdo sulla spiaggia de La7, che spera con la carta Santoro di attirare un compratore o un socio, e l'unico interessato si chiama Carlo De Benedetti rimpolpato dal tesoro del Lodo Mondadori.

GABANELLI MENTANA saviano fazio

("Entro fine anno avremo un azionista di maggioranza relativa con il 40 per cento del capitale, il 37 all'attuale proprietà e il 23 sul mercato", così ha dichiarato l'amministratore delegato di La7 Giovanni Stella al "Fatto").

Perché gli altri "indignados", dal gruppo Fazio-Saviano-Littizzetto a Serena Dandini passando per Floris (che ha pure ottenuto un 10 per cento di aumento al suo compenso annuale) hanno già concluso il rinnovo con Lady Lei. Resta al palo la sola Mi-Jena Gabanelli. E non per soldi ma perché vuole che venga ripristinata ciò che Masi aveva ridimensionato: la totale tutela giuridica per lei e i suoi collaboratori in caso di diatribe legali.

SANTORO-DANDINI

2- "LA LEI CAMBIERÀ TUTTI I DIRETTORI DI RETE"
Carlo Tecce per Il Fatto


Ex deputato di Forza Italia, amico di famiglia del Cavaliere, Antonio Verro è il punto di riferimento dei berlusconiani nel Cda Rai. Tocca di striscio la rivoluzione nei palinsesti annunciata dall'amministratore delegato di La7, Giovanni Stella, però svela i progetti di Lorenza Lei: "Il direttore generale vuole sostituire i direttori di Rai1, Rai2 e Rai3. Tutti e tre perché cambia l'organizzazione e cambiano gli uomini, ma sarà una faticaccia. In bocca al lupo".

marchionne e littizzetto jpeg

Consigliere, porte girevoli a viale Mazzini. La7 è pronta a ricevere i vostri gioielli: come difendere la Bastiglia?
Credo che il divorzio e i matrimoni siano consensuali. Ho criticato mille volte Michele Santoro, se andasse a La7 non sarei felice perché i suoi risultati di ascolto sono eccezionali, certo non scenderei in piazza per fermarlo. Se dovessi fare un scommessa, direi la Gabanelli.

la doccia di Santoro su Novella 2000

Fabio Fazio, Giovanni Floris, Milena Gabanelli e via con l'elenco. Mezza Rai3 aspetta un contratto.
Il ritardo è normale e scontato. La Lei è appena arrivata, deve valutare cosa e come farlo. Su Santoro c'è il problema di una sentenza, l'ultima in Cassazione, che arriverà mercoledì. Lui è un dipendente aziendale e se vuole andare via non possiamo trattenerlo.

È così facile rinunciare a un programma come Annozero con 5,7 milioni di telespettatori e il 23 per cento di share? Perché la Rai non legittima la presenza di Santoro senza ricorrere contro il reintegro?
Lui è un cane che si morde la coda. A noi dà fastidio mandarlo in onda per un obbligo giudiziario. Senza un giudizio di un Tribunale, forse andrebbe comunque in video, ma dovrebbe dimostrarsi e apparire terzo. E direi: caro mio, basta con la faziosità.

LITTIZZETTO AL MARE

Il suo amico Berlusconi, nonché capo del governo e proprietario di Mediaset, sarebbe entusiasta per l'addio di Santoro.
Non l'hai mai nascosto, l'ha sempre detto. Ma io, in questo momento, faccio un mestiere diverso e proteggo l'interesse di una televisione di Stato.

La7 prepara l'accoglienza ai simboli del servizio pubblico, perché la Rai tace?
Non è nel mio potere decidere il destino di un conduttore. Non saprei spiegare perché il direttore generale e il presidente hanno taciuto, io non sarei mai intervenuto.

antonio verro

Cena a parte convocata a palazzo Grazioli (e smentita) per rinforzare la maggioranza in Rai, perché siete divisi?
Ormai siamo a fine mandato, abbiamo perso la compattezza iniziale. C'è un'aria riflessiva e la Bianchi Clerici e Petroni sono bloccati per colpa di quella condanna sul caso di Meocci (nominato direttore generale nel 2005, ndr).

E l'infornata di 35 nomine?
Spero che le caselle vuote siano presto occupate. Io proporrei un'alleanza con l'opposizione per cercare una maggioranza aziendale.

Anche Raifiction sarà ridimensionata, il direttore Fabrizio Del Noce andrà a Rai Cinema?
È una soluzione.

3- PASTICCIO LA7 - TELECOM CONFERMA LA VENDITA DELLA TV MENTRE INSEGUE LE STAR DI SAXA RUBRA. DE BENEDETTI: "NESSUN INTERESSE"
Giorgio Meletti per Il Fatto


Carlo De Benedetti fa sapere che i contatti per l'acquisto del pacchetto di maggioranza di La7 sono frutto della fantasia del numero uno di Telecom Italia Media, Giovanni Stella. Il quale, richiamato al rispetto di alcune leggi vigenti dal suo capo, Franco Bernabè, ha a sua volta precisato che la trattativa con il gruppo L'Espresso è "solo una delle tante ipotesi menzionate nel quadro del processo di valorizzazione della società al vaglio del management che, fra l'altro, non ha definito un orizzonte temporale relativo a eventuali operazioni straordinarie".

6j39 antoni verro ballaGABANELLI

Nel gergo valido per la Consob, arbitro dei mercati finanziari che sanziona non solo le azioni ma anche le parole improvvide, "valorizzazione" significa vendita. In pratica la precisazione si limita a ritirare, rispetto alle dichiarazioni rilasciate ieri al Fatto, la data di fine 2011 per il completamento dell'operazione: una data troppo esatta e vincolante.

Si va avanti, dunque, e all'orizzonte si profilano due colossi mondiali, la tedesca Bertelsmann e il gruppo Murdoch. I nudi fatti dicono che Stella, noto per il ruvido tratto con cui si compiace di condurre ogni trattativa, sta tentando due cose apparentemente inconciliabili: portare a La7 - al prezzo dell'usato - i volti Rai in sofferenza (Fabio Fazio, Giovanni Floris, Milena Gabanelli, Michele Santoro) mentre annuncia che la tv di Telecom Italia è in vendita.

Al di là dell'apparente incongruenza strategica del gruppo Telecom Italia, stiamo assistendo alla prima vera partita televisiva in salsa post-berlusconiana. Dopo dieci anni a sovranità limitata, il destino di La7 è nelle mani dei manager di Telecom Italia e delle dinamiche di mercato. Mentre fino a pochi mesi fa era impensabile solo l'annuncio della vendita, adesso il management guidato da Bernabè non sembra più condizionato dalla paura di B., fortissima fino a pochi mesi fa.

La7 è stata creata nel 2001 da Telecom Italia acquistando Tele Montecarlo dal produttore cinematografico Vittorio Cecchi Gori. Poche settimane dopo l'esordio il presidente della Pirelli Marco Tronchetti Provera acquistò il gruppo telefonico e mise la museruola ai progetti di sviluppo di La7. Silvio Berlusconi aveva appena vinto le elezioni.

santoro+demagistris+studio CONFALONIERI VERRO

Dopo che Tronchetti è uscito di scena (primavera 2007) il clima è cambiato. Per Mediaset la tv di Telecom è diventata, da temibile concorrente, un valido alleato per occupare spazi di mercato e tenere alla larga dal mercato della tv terrestre il colosso Sky di Rupert Murdoch. I conti in perenne perdita di La7 hanno addirittura ricevuto soccorso da Mediaset.

Ma la sovranità limitata è continuata, attraverso le pressioni esercitate su Franco Bernabè da Cesare Geronzi, fino a un anno fa presidente di Mediobanca, primo azionista di Telecom Italia. Geronzi è stato un attento interprete dei desideri berlusconiani. Solo dopo la sua uscita da Mediobanca Bernabè ha potuto ingaggiare Enrico Mentana come direttore del Tg.

Non è però casuale che Stella, detto "er canaro" per il proverbiale disprezzo per la buona educazione, abbia aspettato il tracollo elettorale di B. per annunciare la vendita della tv. Perché la mossa equivale a un terremoto nel regime televisivo nazionale. Di fatto Telecom Italia ha finora pagato cara la scelta di tenere al guinzaglio gli ascolti di La7: in dieci anni i disastrati conti del più piccolo tra i network nazionali sono costati al gruppo Telecom circa un miliardo e mezzo tra perdite cumulate e svalutazioni.

Bernab abbraccia Prodi Giovanni Stella

Basti pensare che nel 2003 il 59 per cento di Telecom Italia Media (la società quotata che contiene La7) era iscritto nel patrimonio di Telecom per 747 milioni di euro, oggi risulta svalutato a 221: 526 milioni volatilizzati, oltre alle perdite di ogni esercizio. Nel 2010, per esempio, la perdita operativa è stata di 92 milioni, circa un terzo del fatturato. Oggi la società vale in Borsa circa 280 milioni, poco più dei capitali freschi immessi dagli azionisti un anno fa per scongiurare il collasso finanziario.

Santoro e Saviano visti da Benny per Libero

Ma adesso Telecom pensa di rifarsi, almeno un po', ritenendo che qualcuno potrebbe sborsare fino a un miliardo di euro per assicurarsi La7 e le sue frequenze terrestri. Un boccone interessante per grandi gruppi come Sky, che ha tutto l'interesse di accoppiare l'offerta satellitare con quella terrestre, ed è il concorrente più temuto da Mediaset.

Santoro su novella

Ma anche Bertelsmann, il gruppo tedesco che fattura 5,6 miliardi di euro (circa il doppio di Mediaset) con le sue tv in Germania, Gran Bretagna, Francia, Spagna Olanda e altri Paesi europei, potrebbe puntare a entrare nell'unico grande mercato europeo che manca alla sua collezione. Si parla di gruppi in grado di fare ciò che fino a oggi B. è riuscito a evitare: attaccare il dominio di Mediaset sul mercato pubblicitario con la loro ricchezza di prodotti televisivi che, semplificando, hanno bisogno solo di essere doppiati.

 

 


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