1 - ANCORA...
Jena per "la Stampa" - Comunicazione urgente alla sinistra in festa: Berlusconi è ancora vivo.
2 - BERLUSCONI RESISTE A LEGA E TREMONTI...
Ugo Magri per "la Stampa"
Troppi impegni per il mio funerale», si finge allegro il premier, «per cui ho dovuto rimandarlo...». La battuta è rivolta a quanti profitterebbero volentieri del suo «momento no» per sfilargli il patrimonio politico. Berlusconi resiste, e addirittura sfida gli aspiranti eredi. Che in questo caso non sono i figli accorsi a Roma per consolarlo della sberla elettorale e delle altre (giudiziarie) in arrivo, ma sono anzitutto Tremonti e la Lega.
I due «asset» che fanno gola sono il partito e il governo. Silvio-Paperone non intende rinunciare né all'uno né all'altro. Se li vuole tenere ben stretti entrambi. Anzi, più i pretendenti si fanno avanti convinti di cogliere l'attimo, più lui s'ntigna; le pressioni per fargli mollare l'osso stanno producendo (finora) l'effetto contrario.
Ne sa qualcosa il super-ministro dell'Economia, al quale Berlusconi ha rivolto una battuta plateale e sgarbata, un modo pubblico di metterlo in riga («Non è Tremonti che decide sulla riforma del Fisco»). Sono seguiti momenti di tensione che una nota serale del premier tenta di stemperare. Non sarebbe in fondo la prima volta che Tremonti minaccia di prendere cappello e di andarsene.
SILVIO BERLUSCONI ROBERTO CALDEROLI GIULIO TREMONTI UMBERTO BOSSIE d'altra parte, come poteva passare inosservato, ieri mattina a Palazzo Chigi, quel piccolo corteo che vedeva in testa Bossi, dietro di lui Calderoli e Maroni, in fondo al gruppo Tremonti? Poi il Senatùr se n'è andato e gli altri si sono chiusi in un salottino. Qualcuno assicura che Berlusconi sia stato contattato via telefono mentre tornava da Bucarest, ma il dettaglio ha relativa importanza perché è come se Silvio fosse stato presente all'incontro nella persona di Gianni Letta, suo «alter ego».
Fonti dirette raccontano che al Cavaliere viene sollecitato un passo indietro. Non domattina, ma quando si chiuderà la XVI legislatura. In pratica a Berlusconi si chiede di annunciare, solennemente e fin d'ora, che non si ricandiderà come premier per fare largo al futuro. E chi prenderebbe il suo posto? La persona ideale sarebbe Tremonti, è saltato fuori nel pourparler. Al quale Tremonti il capo del governo dovrebbe conferire da subito un ruolo tale da spazzar via ogni dubbio sulla successione: di vice-premier unico o, più probabilmente, in tandem con Calderoli (pare che Maroni non sia interessato).
GIULIO TREMONTI CON SILVIO BERLUSCONI INSTACCALATOQuesto è ciò che narra l'altissima fonte governativa. Aggiungendo dettagli sapidi sulla reazione berlusconiana. Tutt'altro che disponibile. Anzi, decisamente stizzita. «Annunciare adesso la data del mio ritiro? Non ci penso nemmeno. Quando dovrà esserci il cambio sarò io a deciderlo, non lo stabilirà nessun altro», è il leitmotiv del Cavaliere. Bossi gli ha giurato al telefono che lui non ne sapeva nulla, che nessun tentativo di golpe è stato autorizzato «contro il mio amico Silvio». Comunque «la Lega mi ha chiesto un faccia-a-faccia lunedì prossimo, vedremo se in quella sede avranno il coraggio di sollevare formalmente la questione dei vicepremier», è la confidenza serale concessa da Berlusconi a chi chiedeva lumi.
Per Berlusconi tutto dovrebbe restare così. Le elezioni sono state un tonfo, ma perché cambiare? «Adesso facciamo la riforma del fisco, recuperiamo consensi e vedrete che l'entusiasmo della sinistra si sgonfierà». Di allargare la maggioranza a Casini non avverte il bisogno, «i numeri in Parlamento li abbiamo», e poi l'Udc si porterebbe dietro Fini, «piuttosto morto» fa gli scongiuri il premier. Che in apparenza sembra più flessibile sul partito, più disposto a mescolare lì le carte.
LASSE NORD BERLUSCONI CALDEROLI TREMONTI BOSSIForte in queste ore è la spinta per conferire l'eredità Pdl ad Alfano. Il ministro della Giustizia lascerebbe la poltrona a Lupi per diventare segretario politico. Verrebbe affiancato dai due attuali coordinatori (il terzo, Bondi, si è dimesso). Verdini avrebbe mansioni organizzative, per La Russa verrebbe individuata una competenza «ad hoc». Nascerebbe una specie di direttorio con dentro tutte le anime del partito.
ANGELINO ALFANOTifano per Alfano quasi tutti i quarantenni che Berlusconi creò a sua immagine e somiglianza. Tra i fautori più convinti spicca Michela Vittoria Brambilla, che diversamente da altri ha il «know-how» della presenza sul territorio. Ma pure la Gelmini, spesso descritta in competizione col «gemello» Alfano, è dalla parte sua. Idem Frattini e l'intero gruppo di LiberaMente. Correva voce di un «no» della vecchia guardia, preoccupata del salto generazionale.
tremonti-maroniIn realtà sono d'accordo Cicchitto (che ha peso notevole nel «politburo» berlusconiano) e Quagliariello; danno via libera Augello, Matteoli e Alemanno; non si mette di traverso Formigoni, nonostante coltivi ambizioni sconfinate in proprio. Insomma, in apparenza tutti d'accordo tranne Verdini. Il quale si sente scavalcato e tradito, lui che ha salvato il governo con la campagna acquisti dei Responsabili. E molti temono che Berlusconi farà leva proprio su Verdini per stoppare l'«intifada». Resistere, resistere, resistere...