Giuseppe Zaccaria per "la Stampa"
ULTRANAZIONALISTI A BELGRADO CONTRO L ARRESTO DI MLADICGli altoparlanti inondano la piazza di marce patriottiche, i cartelli dicono «Difendiamo la Serbia», sulle magliette di moltissimi ragazzi la foto di Ratko Mladic e la scritta «Eroe serbo»: il Partito radicale ha organizzato una manifestazione contro l'arresto e l'estradizione del generale, dinanzi al Parlamento la folla è tenuta a bada da uno spesso cordone di polizia. Forse questa notte Belgrado vivrà altri disordini, del tutto marginali rispetto a quelli cui è abituata, però l'arresto di Mladic sta provocando una serie di effetti indesiderati. Il primo e più evidente è di avere ridato vita ad una destra agonizzante.
TRIBUNALE DELL AJA PER LA EX JUGOSLAVIAIl Partito radicale serbo (Prs), dopo due elezioni vinte senza mai raggiungere il potere, la perdita del presidente Vojslav Seselj che prima si era consegnato al tribunale dell'Aja e adesso dice che otto anni di inutile ricerca di prove sono troppi, sta rialzando la testa. Dopo la secessione del numero due Tomislav Nikolic, che ora guida un rampante «partito del progresso», la vecchia formazione nazionalista pareva spinta ai margini della storia. Adesso rieccola in piazza, con più di 10 mila persone.
PROTESTE CONTRO L ARRESTO DI RATKO MLADICNon sono soltanto i soliti irriducibili pensionati, ma anche giovani direttamente importati dalle gradinate da stadio. La destra sta rialzando la testa, fa riesplodere petardi, cominciano tafferugli coi i primi gruppetti che abbandonano la manifestazione. Ma a cambiare le cose non saranno certo le botte di stasera. In Serbia si sta muovendo molto altro, tanto che nel governo democratico e filoeuropeo c'è già un ministro che dichiara: «Questo arresto può farci perdere le elezioni».
SOSTENITORI DI MLADIC PROTESTANO CONTRO L ARRESTOA dirlo è Rasim Ljiajc, ministro per i Diritti umani. Dopo aver verificato la reazione del Paese, adesso dichiara che «la scelta di arrestare Mladic è stata fatta nell'interesse della Serbia e di tutta la regione, ma sappiamo bene che la maggioranza è contraria, lo dicono tutti i sondaggi». E' il primo passo di una presa di coscienza che potrebbe rivelarsi dolorosa. La Serbia che prima evitava l'idea che il vecchio generale venisse arrestato adesso respinge l'ipotesi di una sua estradizione.
I tempi si stanno facendo sempre più stretti, oggi il difensore di Mladic presenterà un ricorso al tribunale di Belgrado, l'estradizione potrebbe scattare nelle prossime 48 ore, e il figlio Darko chiede che l'anziano genitore venga sottoposto a una visita specialistica perché secondo lui non è più in grado di capire quel che gli accade intorno.
MIGLIAIA IN PIAZZA A BELGRADO A FAVORE DI MLADICSempre secondo Darko, il generale ha detto ai giudici: «Col massacro di Srebrenica io non c'entro, anzi avevo dato ordine di aiutare donne e bambini». Nei lunghi anni di latitanza non aveva subito un ictus ma tre, racconta la moglie Bosilka. Milos Saljic, il difensore, dice che Ratko ormai sragiona: «Chiede continuamente di essere portato alla tomba della figlia suicida, o di avere la sua bara in cella».Un giornale scrive che dopo l'ultimo colpo apoplettico, Mladic si era rifugiato nel monastero femminile di Santa Melania a Srenjanin, dove le suorine gli avevano addirittura preparato una tomba.
MLADIC IERI E OGGIInsomma, ad ogni ora che passa la figura del generale si fa più ingombrante, per il presidente Boris Tadic è il momento di valutare rischi e benefici di un atto di forza, ossia il trasferimento immediato all'Aja del macellaio-eroe. Farlo significherebbe rinunciare apertamente ad un altro pezzo di sovranità. Rinviare è cedere a pressioni di una piazza che ancora non si è fatta aggressiva come potrebbe. A Kalinovik, nella Bosnia serba, villaggio in cui il generale è nato, migliaia di persone ieri hanno protestato: «Ci avete rubato l'aquila, ma il nido rimane qua». Meglio mandare questo vecchio stranito all'Aja. E che poi si scateni quel che si deve scatenare.