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1- PSICOANALISI? YOGA? ZEN? FARSI SUORA? NO! SALVA LA TUA VITA CON IL \"METODO STICAZZI\" 2- \"CON IL METODO STICAZZI LEGGI UN GIORNALE INTERO IN TRE MINUTI! NEUTRALIZZI I VENDITORI PORTA A PORTA E I VOLONTARI DI ASSOCIAZIONI BENEFICHE! RICEVI UNA BRUTTA NOTIZIA? BASTA UNO STICAZZI E RITROVI L’ENERGIA PER ANDARE AVANTI!\" 3- L’AMORALE? \"INDIVIDUA LE POCHE PERSONE A CUI TIENI. E TUTTO IL RESTO È STICAZZI\" 4- L’AUTORE SI NASCONDE DIETRO UNO PSEUDONIMO MA SAREBBE ALBERTO CASTELVECCHI

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Estratti del libro "Metodo sticazzi", di Carla Ferguson Barberini, edito da Aliberti, in uscita oggi.

oredaria07 alberto castelvecchi


1- CARLA FERGUSON BARBERINI, è il nome scelto da un collettivo di professionisti della comunicazione che operano in vari ambiti. Sono tutti devoti del metodo sticazzi.

Dalla copertina:
- II metodo sticazzi è la via che ti conduce alla Iibertà: esso non richiede istituzioni, né riti, né manufatti sacri. II metodo sticazzi vive e cresce esclusivamente dentro di te.

- Coltivalo, ed esso ti renderà felice, ricco e amato da tutti.

- Con il metodo sticazzi leggi un giornale intero in tre minuti! Neutralizzi i venditori porta a porta e i volontari di associazioni benefiche! Lavori di meno e guadagni di più. Diventi invincibile!

- In poco tempo non si tratterà più di quello che puoi fare con il metodo sticazzi, ma quello che il metodo può fare per te! Diventa uno sticazzista assoluto e raggiungi l'imperturbabilità zen.

- A me basta sentirmi bene, avere qualcuno che mi vuole bene e fare qualcosa che mi piace. Per tutto iI resto c'è sticazzi! Ricevi una brutta notizia? Basta uno sticazzi e ritrovi l'energia per andare avanti!

- La morale? lndividua le poche persone o cose a cui tieni veramente. E tutto il resto è sticazzi.


STICAZZI: PREFAZIONE

L'espressione sticazzi deriva dall'unione di un aggettivo dimostrativo, questi, e di un sostantivo di registro informale, cazzi. Per quanto riguarda il secondo dei due componenti dell'esclamazione, la parola cazzo, essa deriva dal latino capìtium, diminutivo di caput, capo, dunque piccolo capo, il che evoca la forma fisica dell'organo sessuale maschile. Oggi nel linguaggio comune il termine cazzo è inteso come volgare.

cazzo by A.Warhol

Ha progressivamente ampliato il proprio raggio d'azione prestandosi a molteplici funzioni, che sarebbe impossibile elencare integralmente, ma delle quali si intende fornire un vasto campione. Primo tra tutti gli usi quello legato alla sinonimia delle parole "nulla" o "alcunché", ad esempio in espressioni come «non ho capito un cazzo». Il termine è spesso inteso come rafforzativo nelle proposizioni esclamative o interrogative (che cazzo vuoi?, che cazzo di caldo!)

In romano contemporaneo la parola, impiegata al plurale, si adatta anche ad altri scambi dialogici, ad esempio quando inserita in espressioni come «e quanti cazzi!», volta a significare l'eccesso di pretese o di problemi con i quali il soggetto parlante è costretto a confrontarsi, o come «cazzi vari», nel qual caso il termine è sinonimo del generico "cose". Il termine, se unito alla preposizione articolata col, può anche valere come componente cardine di una risposta negativa.

Esempio: «Papà, mi accompagni a scuola?» «Col cazzo!». Una esclamazione composta di grande diffusione è: «alla faccia del cazzo! », spiritosa variante per «accidenti!». I composti del lemma sono un altro argomento di grande interesse linguistico. Con una desinenza accrescitiva si ha la costituzione della parola "cazzone" che, a differenza di quanto la logica potrebbe indurre a credere, non designa un organo sessuale maschile di grandi dimensioni, ma una persona semplice, o stravagante o poco affidabile. Con l'applicazione di un'altra desinenza si ha la formazione "cazzuto", per lo più impiegata come aggettivo qualificativo equivalente a "in gamba" o "severo".

Numerosissimi sono poi i verbi costruiti sul sostantivo: incazzarsi, scazzare, cazzeggiare, cazziare; di questi appare superfluo illustrare puntualmente i significati, di certo noti anche al lettore meno specializzato. A partire dalla base lessicale "cazzo" si sono inoltre costituiti molti insulti composti o imprecazioni scurrili: faccia di cazzo, testa di cazzo, porco cazzo, mannaggia al cazzo, eccetera.

Meritano di essere menzionate locuzioni avverbiali come "alla cazzo/alla cazzo di cane", sinonimo di "male" (esempio: «Mario ha scritto il tema del concorso alla cazzo di cane, sicuramente non sarà selezionato»). Talvolta le espressioni composte con la parola cazzo possono sostituire intere frasi o interi periodi, per esempio le espressioni: «mo so' cazzi» tipicamente romana, o «sono cazzi amari» indicano entrambe una difficoltà e una problematicità di difficile superamento.

I FAMOSI TESTE DI CAZZO

Una forma di risposta fortemente espressiva per indicare l'ovvietà di un'affermazione consiste nell'espressione "Grazie al cazzo!" (esempio: «Preferisco lavorare poco guadagnando tanto che lavorare tanto guadagnando poco», «Grazie al cazzo!»).

Insomma, lo spettro semantico della parola cazzo è quanto mai vasto e ricco e questo ci spiega come abbia potuto originare l'espressione sticazzi, che per le sue implicazioni filosofiche è destinata a illuminare il sentiero dell'umanità.

Il caso dello sticazzi, infatti, è davvero particolare perché si tratta dell'unico composto di cazzo che da semplice parola composta si è tramutata nel manifesto di una linea di pensiero, una filosofia contemporanea, un neoepicureismo tutto romano che lo scrivente spera si diffonda come un vero e proprio contagio.

L'accorpamento tra l'aggettivo questi, che in seguito all'aferesi della prima sillaba, si è tramutato in 'sti, e il sostantivo cazzo al plurale ha dunque dato vita alla parola che oggi rappresenta un unicum nel panorama sociolinguistico nazionale, quanto a efficacia semantica e a espressività neodialettale.

Va però segnalato che l'espressione sticazzi ha accezioni regionali differenti. Noi in questo libro la intendiamo per come essa è stata coniata e da sempre praticata a Roma, dunque nel suo significato «non me ne importa». Curiosamente, invece, al Nord con l'espressione sticazzi si intende sottolineare enfaticamente un avvenimento (in slang romano «ammazza!» o «me' cojoni! » si prestano bene a rendere il senso), un'affermazione dell'interlocutore, una scena cui si assiste.

Le due accezioni sono simmetricamente opposte, si badi pertanto a non fare un uso errato della parola nel corso di scambi dialogici con parlanti provenienti dal settentrione del Paese, che potrebbero fraintendere il senso del vostro sticazzi. L'uso dello sticazzi, un tempo prerogativa esclusivamente giovanile, è oggi esteso a tutte le fasce d'età. Nel suo segno si incontrano stadi esistenziali, umori e generazioni differenti. Certo, non si fatica a immaginare che un tempo il medesimo stato d'animo - quello espresso con tanta vivace immediatezza da un secco sticazzi - fosse veicolato da espressioni, esclamazioni, interiezioni e sintagmi di diversa natura.

bibita del cazzo

Nelle testimonianze scritte a cavallo tra la fine del diciannovesimo e l'inizio del ventesimo secolo si riscontrano diverse attestazioni di proposizioni dal significato analogo: «Ciò non mi arreca alcun turbamento », «Né me ne dolgo né me ne dispero », «Non desta in me sconvolgimento alcuno», «Giammai potrei curarmene», «Quanto Voi mi dite mi è del tutto indifferente », «Mai fui meno partecipe a tanto fatto», e simili. Col passare degli anni si è testimoniato un progressivo mutamento delle modalità comunicative, il che è significato un'apertura diafasica all'informalità interattiva.

Dalla metà del Novecento hanno dunque fatto ingresso nel parlare comune delle espressioni come «Non mi importa», «Me ne infischio» - o, nella variante più colloquiale, «Non me ne frega un cacchio/un fico secco» - fino agli esiti "paninari" degli anni Ottanta «Non me ne sdruma una magonza» e via dicendo. L'ultimo esito registrato è proprio dei nostri giorni e ha come suo sommo testimonial Martellone, il comico della gloriosa serie televisiva Boris che, nel film di recente uscita, idea una variante al suo classico numero Bucio de culo: E sticazzi!.

Il numero è tutto fondato sul gioco dialogico informazione di contenuto serio/drammatico - risposta con battuta sagace e dissacrante. La comicità che intende promuovere, spiega l'attore in una esilarante sequenza, è un po' di destra. Un esempio tra i vari: «La siccità che ha colpito la Mauritania minaccia di mettere in ginocchio la popolazione?», «E sticazzi!» Esistono delle espressioni regionali che richiamano lo "sticazzi" romano, come ad esempio, nel meridione: «Me ne fotto» o «Mi frega assai», o, al Nord

BERLUSCONI-CAZZO ITALIA

«Chissenefrega» o «Chi se ne ciava». Ma tali locuzioni non esprimono tutte le sfumature esistenziali del nostro Sticazzi che rimane, pertanto, unico. Esso conserva una natura più gioiosa, spontanea e fresca, anche per l'economia sillabica che ne fa uno splendido parossitono. Non si conoscono le condizioni esatte nelle quali venne originariamente ideata l'esclamazione, è stato ipotizzato che a pronunciarla per la prima volta sia stato, all'inizio del'Ottocento, il marchese del Grillo, leggendario personaggio raccontato al grande pubblico nel 1981 dall'illustre pellicola di Mario Monicelli (Non è forse un caso che la celebre frase pronunciata nel film da Alberto Sordi sia: «Io so' io, e voi nun siete un cazzo!»).

Secondo la storia tramandataci da Mino Capitello, uno storico popolare capitolino, il marchese di fronte alla richiesta di prestare le proprie carrozze a un vescovo spagnolo in visita al papa, pena la caduta in disgrazia presso gli alti ranghi del clero romano, avrebbe risposto: «E sticazzi! Annasse a piedi».

gio cazzo rotto

La natura informale e scurrile dell'espressione determina una certa limitazione nell'uso pubblico che se ne compie, ma ciò - e in questo sta tutta la bellezza della libertà di pensiero - non impedisce di "leggerla nel proprio io" ogni volta se ne senta la necessità, e di impiegarla come monito interiore contro la parte più vulnerabile di sé, quella che vive la costante e latente tentazione di lasciarsi coinvolgere dagli eventi, in particolar modo da quelli complessi.

È interesse della neurolinguistica e delle neuroscienze cognitive come un modo di dire che, da un certo livello di formalità sociale in poi, è valutato come sconveniente emerga con tanta prepotenza in contesti straordinari, ad esempio nel corso di una discussione animata, o nel sogno.

 


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