Karima Moual per "Il Sole 24 Ore"
moschea-di-romaMentre in questi giorni assistiamo, in piena campagna elettorale, al dibattito sulla possibile costruzione di una grande moschea che accolga la comunità musulmana di Milano, un po' più a sud, nella capitale, rischia di frantumarsi per diatribe interne al mondo musulmano quella che viene definita la più grande moschea d'Europa. L'unico ente islamico riconosciuto dallo Stato italiano.
Moschea di RomaAll'apertura della prima settimana della cultura islamica a Roma, infatti, è nato e si è mobilitato il comitato dei "musulmani per il cambiamento", con portavoce Ahmad Gianpiero Vincenzo. Sotto mira è la direzione e gestione del centro islamico da parte del segretario generale Abdellah Redouane. La protesta mette sotto accusa l'organizzazione della settimana della cultura islamica, della quale i contestatori denunciano che come musulmani non ne sono stati informati.
Moschea di RomaMa il dietro le quinte è ben più complesso. In gioco è la gestione dell'Islam in Italia, che in questi anni vede sempre più un attivismo della comunità marocchina sostenuta anche dal paese d'origine con finanziamenti a iniziative e progetti d'integrazione. Aiuti, attenzioni, che hanno creato non poche invidie e veleni da chi non veniva accreditato per tali aiuti. Come già avvenuto per la grande moschea di Torino, che dal Marocco ricevette un aiuto di 200 milioni di euro per un grande centro islamico a Torino seguito e appoggiato dalla stessa amministrazione comunale.
Moschea di RomaMa al di là delle diatribe per la rappresentanza all'interno della comunità marocchina, nella grande moschea di Roma si sta verificando un altro braccio di ferro: quello istituzionale tra Marocco e Arabia Saudita, due visioni e due scuole islamiche completamente diverse. Rappresentate rispettivamente nella figura del segretario generale Abdellah Redouane e in quella del presidente dell'assemblea generale della moschea, il saudita Al Mandil. Anch'egli dietro la protesta.
Il Marocco da anni promuove un islam aperto e riformista nella propria comunità all'estero, che in Italia conta 650mila persone. Ogni anno, attraverso accordi con lo Stato italiano, manda imam qualificati, dotti e professori di lingua araba a seguire la comunità. Insomma il Marocco non vuole lasciar sola la propria comunità, che è la più numerosa di musulmani, nelle mani di altre ideologie in contrasto con lo spirito riformatore su cui il paese da anni investe.
Abdellah RedouaneMa gli animi si erano già scaldati in modo significativo da mesi, quando proprio dall'Arabia Saudita si premeva per la sostituzione in tempi rapidi del segretario generale marocchino. Con il conseguente annuncio che da quel momento in poi l'Arabia Saudita non avrebbe più messo mano al portafoglio. A quel punto il Marocco è intervenuto ad appianare il buco mettendoci i soldi di tasca propria. Una sorpresa che ha evidenziato quanto la battaglia sarebbe stata più dura del previsto.
Shirin Ebadi Ella Mohammadi e Ahmad Gianpiero VincenzoEcco allora la plateale protesta che in questi giorni, da dentro il centro è uscita in piazza, proclamando presidi ogni venerdì e rifacendosi alla primavera araba.
«Fino a qualche mese fa ci sentivamo rappresentati dalla grande moschea di Roma, adesso non più - ha detto l'onorevole di origine marocchina Souad Sbai - è stato un tradimento non averci coinvolto nell'organizzazione della settimana». La paura vera è l'organizzazione di una confederazione dei musulmani marocchini in Italia. L'organizzazione fa paura. E in effetti molte fonti assicurano che una federazione di musulmani è già nata e organizzata.
Ma in realtà proprio le diatribe di questi giorni dimostrano che la comunità è appena alla prima fase, quella del conflitto di rappresentanza. Ancora c'è del lavoro da fare per avere credibilità e pretendere la gestione dell'Islam e delle sue moschee.