1 - LA REGINA DELLA CITY CHE SPIAVA I SUOI MANAGER
Fabio Cavalera per il "Corriere della Sera"
Il computer era stata la sua fortuna. Donna geniale e fascinosa, Elena Ambrosiadou, aveva avviato nel 1993 l'Ikos, un hedge fund della City. Vi aveva investito centomila dollari, tanto per provarci, e, soprattutto, vi aveva impegnato quelle abilità tecnologiche di cui va orgogliosa. Fra un algoritmo e un altro, infatti, aveva trovato la chiave giusta per costruire il software capace di gestire nel modo più profittevole i patrimoni dei clienti convinti a seguirla.
elena ambrosiadou versione moraChi l'avrebbe mai detto che questa bella signora di origine greca avrebbe seminato il panico nella cittadella della finanza raggranellando 3 miliardi di dollari affidati a lei negli anni perché li moltiplicasse con operazioni sulle valute e sui derivati? Ha sbaragliato il campo fino a diventare la regina del Miglio Quadrato, la City, una delle «business women» più ricche del mondo.
Elena Ambrosiadou con lex marito Martin CowardMa il computer, sua passione, rischia ora di rovinarle la festa. Già perché è una maledetta email a metterla nei guai per via di una storia di spie assoldate, fra Londra, Cipro e il Principato di Monaco, allo scopo di indagare illegalmente sulla vita privata del suo staff, persino del suo ex marito, Martin Coward, matematico eccelso, che prima di andarsene aveva condiviso con Elena la scommessa su Ikos.
Il tutto per trovare qualche peccatuccio da esibire nelle eventuali controversie promosse dai dipendenti: quando ci sono di mezzo così tanti soldi e tanti bonus milionari può accadere ogni cosa, nel bene e nel male. Colpa, allora, di una letterina scritta a video da Laura Merts, spacciatasi per «Laura Maria van Egmond» , enigmatica 007 olandese pure pronta «a combattimenti senza armi», se l' «operazione Apollo» (nome in codice) è finita davanti all'Alta Corte e nella prima pagina del Financial Times.
Il Maltese Falcon di Elena AmbrosiadouL'agente Laura era stata assunta per tenere d'occhio, a Limassol, il manager di Ikos Tobin Gover detto Sam, sua moglie e il figlioletto. Si era piazzata nella casa a fianco dei Gover a Cipro, qui c'è una sede operativa dell'hedge fund, li aveva blanditi ed era divenuta una gentilissima e generosa amica pronta persino ad accudire il loro bimbo. Peccato che la notte spediva i suoi report sulla vita della famiglia.
Ma anche le spie scivolano su una buccia di banana. Una sera l'agente Laura, concluso il compitino, ha premuto il tasto sbagliato e la mail anziché scivolare nel computer della sua mandante ha riempito la posta di Sam, Tobin Gover. E il giochino è saltato per aria. Un po' alla volta è venuto fuori che i top manager di Ikos, una quindicina, nel 2009 e nel 2010 venivano sorvegliati, pedinati, fotografati e intercettati dagli 007 di Elena Ambrosiadou.
Forse, la vicenda sarebbe dovuta rimanere confinata alle aule dell'Alta Corte per non scombussolare eccessivamente il mondo della City. Ma si sa che seppellire certe storie è quasi impossibile. E allora a mercati chiusi, ieri, ecco la prima pagina del Financial Times. Come l'abbia presa «sua maestà» dei fondi d'investimento, Elena Ambrosiadou, è difficile decifrare.
Il maltese falcon lo yacht di Elena AmbrosiadouÈ possibile che sia stata costretta a rinunciare a uno dei suoi weekend in Costa Azzurra dove parcheggia lo yacht personale: il Maltese Falcon, 88 metri con tre alberi, un gioiello che ha comperato per 120 milioni di dollari e che di tanto in tanto affitta per 500 mila dollari alla settimana. Era anche sui computer di bordo che leggeva quelle relazioni top secret.
2 - TURCHIA: POLITICI, FESTINI E VIDEO PORNO...
Dal "Corriere della Sera" - Deputati sposati che baciano le amanti, in albergo con studentesse, uno che dice a una prostituta quanto lo ecciterebbe vederla nuda con il velo sul capo. Uno scandalo di (annunciate) videocassette a luci rosse scuote la politica turca in vista delle elezioni del 12 giugno. Colpendo i nazionalisti dell'Mhp (in bilico intorno alla soglia di sbarramento del 10%), che hanno accusato il partito Akp del premier Erdogan di aver montato il caso per lasciarli fuori dal Parlamento e incamerare i loro consensi. Sei dirigenti dell'Mhp (quattro vicepresidenti) hanno annunciato le dimissioni.