1 - LA BATTAGLIA È PASSATA DAGLI INSULTI ALLE PICCOLE PROMESSE, E NEL SUK DEL BALLOTTAGGIO L'IMPEGNO PER UNA GRANDE RIFORMA FISCALE SUONA COMUNQUE TARDIVO E SOSPETTO
Giulietto Tremonti avrà pure tanti difetti (primo fra tutti un insopportabile pesantezza dell'essere) ma nessuno dubita che sia un uomo colto.
Se lo interrogate sulla Rivoluzione Francese vi potrà raccontare a memoria i giorni terribili del Termidoro quando la ghigliottina tagliò la testa a Robespierre e ad altri protagonisti del Terrore.
Sarebbe in grado anche di spiegarvi che in realtà la ghigliottina è stata usata per la prima volta in Inghilterra nel 1307 e un esemplare è conservato al British Museum. Qualcuno aggiunge di aver visto Giulietto in visita al curioso museo della Polizia Penitenziaria che si trova a Roma in via Giulia dove è esposta la mannaia di Mastro Titta, il boia che durante lo Stato Pontificio fece 516 "servizietti" ricordati nella commedia musicale "Rugantino" di Garinei e Giovannini.
In queste ore l'ex-tributarista di Sondrio non ha alcuna voglia di farsi decapitare e tantomeno di sfilare sulla passerella milanese dove donna Letizia Moratti è scivolata rovinosamente. Dai febbrili conciliaboli tra i leader "barbari" del Carroccio Giulietto ha capito che deve aspettare il suo turno perché non è ancora arrivato il momento di raccogliere l'eredità del Cavaliere silenzioso. Come spiega oggi Francesco Verderami sul "Corriere della Sera" la staffetta va rimandata e Bossi avrebbe tagliato corto dicendo "non siamo pronti. Non ci sono le condizioni".
Attilio BeferaForse questa opinione del leader che ieri ha definito "pazzo" il timido Pisapia, potrebbe cambiare di colpo all'indomani del ballottaggio, e per adesso Giulietto preferisce limitarsi a qualche segnale di buona volontà che non comprometta le sue chances. Come Dagospia e altri hanno scritto prima delle elezioni di domenica, era inevitabile che da Palazzo Chigi e dal Pdl partissero siluri nei confronti del ministro che avrebbe potuto dare un segno forte sul tema caldo delle tasse.
È questa la ragione per cui l'immensa cultura economica che si porta addosso gli ha fatto invocare ieri un fisco più umano e privo di quelle ganasce che impediscono l'uso dell'auto. L'invito era rivolto soprattutto ai Comuni piuttosto che a Equitalia dove regna indiscusso Attilio Befera, autore di un articolo dai toni alati apparso pochi giorni fa sul "Sole 24 Ore". Qualcuno ritiene che dal cervello rutilante del ministro si poteva attendere qualcosa di più di questo granellino di indulgenza nei confronti dei cittadini e delle imprese che tra multe e cartelle pazze sono decapitati senza pietà.
Bisogna capirlo però Giulietto che con la sua prudenza alza il velo sulla necessità di "una profonda riforma del sistema fiscale" e cerca di alzare il tono delle polemiche milanesi. Certo, il discorso delle ganasce è piuttosto modesto e va di pari passo con quello dell'abolizione dell'Ecopass proposto ieri da donna Letizia Moratti. Non si sa se questa idea stupenda dell'Ecopass sia nata per suggerimento di Paolo Glisenti, il consulente ripescato a Palazzo Marino che, secondo il quotidiano "MF", durante la prima riunione a porte chiuse avrebbe ordinato agli assessori di tenere la bocca chiusa.
LETIZIA MORATTI SUBITO DOPO AVER VOTATOResta il fatto che la battaglia è passata dagli insulti alle piccole promesse, e nel suk del ballottaggio l'impegno per una grande riforma fiscale suona comunque tardivo e sospetto.
2 - LA PRIMA CAMBIALE DA PAGARE PER PIERO FASSINO È QUELLA DI METTERE CHIAMPARINO SULLA POLTRONA DELLA COMPAGNIA SAN PAOLO MA CIRCOLA IL NOME DI GUSTAVO ZAGREBELSKY
Le madame torinesi che prendono il tè nei bar di piazza San Carlo si interrogano sul futuro di Sergio Chiamparino, il sindaco che ha guidato la città per 10 anni e ha portato al trionfo Piero Fassino.
Il vento del Nord ha messo le ali a quest'uomo dall'aria modesta che già nel 2008 era salito al primo posto nella classifica dei migliori sindaci italiani. Dai tavolini di piazza San Carlo il problema rimbalza nelle mani di Piero Fassino e di Bersani che adesso dovranno pagare la loro cambiale al 63enne politico di Moncalieri.
PAOLO GLISENTIÈ un problema imbarazzante sul quale si dovranno fare i conti con chi nel Partito Democratico non digerisce l'idea di un PD "padano" che metta ai margini i busti storici di D'Alema e Veltroni. Molto dipenderà dai risultati del ballottaggio milanese che con il successo di Pisapia potrebbe spalancare le porte di un nuovo corso foriero di novità.
Il primo comunque a pagare la cambiale dovrà essere Piero Fassino e già circola la voce che il filiforme sindaco potrebbe offrire a Chiamparino la poltrona della Compagnia San Paolo, un'autentica roccaforte della finanza locale.
SERGIO CHIAMPARINO - copyright PizziA scrivere così è anche il "Sole 24 Ore" di oggi che spiega come le manovre per la successione all'attuale presidente Angelo Benessia partiranno da ottobre e che il mandato dell'avvocato d'affari scadrà soltanto il prossimo anno. Negli ambienti torinesi sono in molti a non aver ancora digerito l'arrivo di Benessia negli uffici della Compagnia San Paolo che affacciano su piazza San Carlo, primo fra tutti il massiccio Enrico Salza che per decenni ha rappresentato nella finanza la versione ridotta della Mole Antoneliana. C'è anche chi non dimentica che la scelta di Benessia (già vicepresidente di Rcs, consigliere di Telecom e di Fiat) fu voluta proprio da Chiamparino dopo un colloquio nella villa di Salza alle pendici del Monte Bianco.
Tra i tavolini dei bar di piazza San Carlo adesso si riparla con insistenza di un ritorno sulla scena del vecchio Salza che vorrebbe pilotare la successione a Benessia. E il nome che circola non è quello di Chiamparino ma di Gustavo Zagrebelsky, il costituzionalista di origine russa che tra libri, televisioni e convegni (è presidente della Biennale Democrazia) è diventato una star. Il suo nome spuntò già nell'inverno 2008 come alternativa a quello dell'avvocato d'affari Benessia e fu proprio Salza a sponsorizzarlo con calore.
PIERLUIGI BERSANI PIERO FASSINOToccherà a grissino-Fassino sciogliere il nodo pur sapendo che il sindaco uscente scalpita dalla voglia di fare politica e di presentare la sua cambiale prima a Bersani poi ai maggiorenti torinesi.
3 - QUANTE ROGNE PER SKY
Nel palazzo di vetro di Sky sulla via Salaria c'è molta irritazione per l'attacco condotto ieri sera ad "Annozero" dall'ex-vicepresidente degli Stati Uniti Al Gore.
Più che alla mole imponente di questo "Big Jim" che con la sua stazza superava di due volte quella di Marco Travaglio, i dirigenti di Sky hanno rivolto l'attenzione a quelli che definiscono autentici spropositi che Al Gore ha pronunciato in difesa del canale "Current".
I collaboratori di Tom Mockridge, il manager neozelandese che dal maggio 2003 guida le attività europee e italiane di Rupert Murdoch, contestano duramente l'accusa di censura politica e ricordano che "Current" ha avuto nel 2011 una media di 2.952 telespettatori con una perdita del 20% rispetto all'anno precedente.
Gustavo Zagrebelsky foto La PresseQuesti tuttavia non sono gli unici guai di Sky perché in queste ore l'emittente è sottotiro per una serie di scioperi che hanno coinvolto i giornalisti e i tecnici. Oggi si dovrebbe tenere un incontro del Comitato di redazione da cui potrebbe venir fuori uno sciopero di cinque giornate che rischia di compromettere anche la trasmissione dell'ultima partita di campionato.
Ma non finisce qui perché lunedì davanti a Palazzo Chigi il nome di Sky apparirà sui cartelli di 1.470 persone terribilmente incazzate. Sono gli operatori dei call center che fanno capo alla multinazionale francese Teleperformance alla quale Sky e Alitalia hanno affidato la gestione dei call center. L'azienda francese ha trasferito gran parte delle sue commesse in Albania, poi ha annunciato pochi giorni fa il licenziamento degli operatori impegnati nei call center di Taranto, Roma e Fiumicino.
Al GoreAi piani alti di Sky questa grana è motivo di preoccupazione perché sembra che presto Teleperformance non potrà garantire gli stipendi. In questo caso i call center di Sky dai quali passano anche gli abbonamenti sarebbero muti. Con grave danno per l'azienda.
4 - UN BRUTTO "PANORAMA" PER CALTARICCONE NON È AFFATTO COMPIACIUTO PER I DUE ARTICOLI CON I QUALI L'ULTIMO NUMERO DI HA VOLUTO COSTRUIRGLI UN MONUMENTO
Avviso ai naviganti N.1: "Si avvisano i signori naviganti che Francesco Gaetano Caltagirone, per gli amici Caltariccone, non è affatto compiaciuto per i due articoli con i quali l'ultimo numero di "Panorama" ha voluto costruirgli un monumento.
Il tono esageratamente enfatico e i dettagli sulla sua vita privata vanno in controtendenza rispetto al profilo basso che l'imprenditore romano si è costruito negli anni. L'unica frase che gli è piaciuta è quella in cui si legge che Caltariccone ritiene i giornalisti "inaffidabili perché scrivono troppo".
Rupert Murdoch con telecomando Sky5 - ALITALIA NEL PALLONE
Avviso ai naviganti N.2: "Si avvisano i signori naviganti che la cordata dei patrioti italiani messa in piedi dal genio di Corradino Passera per salvare l'Alitalia è in preda a profonda inquietudine.
Alcuni di loro hanno già svalutato le partecipazioni nella Compagnia iscritte a bilancio e ieri anche AirFrance ha tagliato di 40 milioni il valore della sua partecipazione. A questa brutta notizia si aggiungono le parole dell'amministratore delegato di AirFrance-Klm che ha escluso per il 2012 l'intenzione di aumentare la quota del 25% detenuta dentro Alitalia.
All'angoscia dei patrioti italiani si aggiunge quella dell'amministratore delegato Rocco Sabelli che ha annunciato agli amici più intimi la decisione di lasciare l'azienda nel febbraio del prossimo anno".
6- DRAGHI NON HA GRILLI PER LA TESTA. E IGNAZIO VISCO MEJO DI SACCOMANNI
Avviso ai Naviganti N.3. "Si avvisano i Signori naviganti che le quotazioni del pallido Vittorio Grilli per la successione a Draghi stanno calando di giorno in giorno. Oltre all'opposizione di Gianni Letta che lo considera il "figliol prodigio" di Tremonti, anche il Governatore non dimentica di averlo sollevato a suo tempo da Via Nazionale. Secondo gli ultimi rumors Draghi avrebbe" rinfrescato" la memoria anche a Giorgio Napolitano sottolineando il valore di Ignazio Visco e tagliando fuori dalla rosa anche il buon Saccomanni (senza escludere dalla rosa nemmeno un'eventuale candidatura di Anna Maria Tarantola).