Giusi Fasano per il "Corriere della Sera"
GHEDDAFI IN TVUn reticolo di tunnel sotto i piedi di Tripoli. Una ragnatela di cunicoli per muoversi in segreto fra i punti strategici della città o, alla peggio, per scappare dagli sbocchi periferici. Muammar Gheddafi e suoi fedelissimi si muoverebbero così, lungo chilometri di percorso underground collegati sia ai bunker sia ad alcuni palazzi che il regime ritiene punti chiave. Questo spiegherebbe la comparsa improvvisa del Raìs mercoledì nell'hotel Rixos, dove la televisione di Stato ha registrato un video e dove alloggiano decine di giornalisti della stampa e delle televisioni internazionali che non si sono accorti di nulla.
Per entrare nella «tana del lupo» il colonnello avrebbe usato un passaggio sotterraneo che dà direttamente in un punto interno dell'albergo. Alla fine lo stesso staff dell'hotel avrebbe ammesso che esiste un tunnel sotterraneo fra l'albergo e Bab al-Aziziya, caserma e residenza di Gheddafi che si trova a circa 800 metri di distanza.
libia -BUNKER GHEDDAFIPochi i dettagli: una scala che porta in un seminterrato, da lì un corridoio con piastrelle bianche e alla fine del corridoio l'ingresso nella città nascosta, cioè una spessa porta blindata chiusa, dalla quale è stata rimossa la maniglia. Il Rixos è certo uno dei posti più sicuri della città, per il Raìs.
I «crociati», come dice lui, non sganciano bombe sull'hotel dei media internazionali e c'è chi sostiene che proprio per questo il dittatore viva in un bunker sotto l'albergo. Alcune aree del Rixos sono inavvicinabili e controllate 24 ore al giorno dagli uomini della sicurezza. Inutile, per esempio, chiedere di scendere lungo la rampa per autoveicoli che si trova sul retro del palazzo, come racconta un giornalista del Daily Telegraph che ci ha provato inutilmente più volte.
LIBIA c b a e c a dAnche quell'accesso, si dice, è in collegamento con i tunnel pedonali segreti voluti da Raìs. Che il colonnello abbia sempre avuto il pallino dei bunker e dei passaggi segreti sottoterra è cosa nota, com'è noto che il più sofisticato dei suoi bunker è quello sotto Bab al-Aziziya. Nei giorni scorsi, dopo i bombardamenti della Nato, i giornalisti portati dagli agenti del governo a verificare i danni degli Alleati hanno chiesto cosa ci fosse in quel vuoto che si intravvedeva sul fondo di un cratere creato da una bomba: «E' un impianto di depurazione» , è stata la risposta.
LIBIANon ci ha creduto nessuno. Sembrava piuttosto il tetto di un bunker o di un passaggio interrato. Dell'esistenza dei tunnel i Paesi dell'Alleanza conoscono alcuni particolari rivelati dalle ditte occidentali (statunitensi e svizzere) che hanno fornito o installato la strumentazione necessaria per la sopravvivenza. Come quella trovata un mese fa dai ribelli nel bunker e nei cunicoli della residenza estiva del Raìs, ad al-Beida, a nord di Bengasi.
Porte d'acciaio spesse 9-10 centimetri si aprono su gallerie sotterranee dov'erano installati sistemi per il filtraggio dell'aria (anche in caso di attacco chimico) e generatori di corrente. Alcuni pannelli di controllo degli strumenti portano la data del 14 gennaio 2011. «Test eseguito ok» , c'è scritto. Tutto bene. Un mese dopo le stesse macchine non hanno potuto filtrare l'aria della rivoluzione.