Pierluigi Battista per il "Corriere della Sera"
Strauss KahnSessantadue anni non è poi questa gran vecchiaia. Ma, a quell'età, un tempo si inaugurava mentalmente un rettilineo finale di quiete e di (almeno apparente) saggezza. Con parecchie ammaccature e dolori artritici, con qualche svampitezza, ma con convenzionale, sebbene malinconica, tranquillità d'animo. Non c'erano le pilloline azzurre a tempestare la mente e a infiammare i corpi e gli animi. Dominique Strauss-Kahn, sessantaduenne, è invece figlio della vecchiaia ai tempi del Viagra.
Come se una rivoluzione chimica avesse irreversibilmente scardinato l'immagine stessa della vecchiaia come ci è stata tramandata dalla tradizione e dalla letteratura. La letteratura, appunto. Sismografo delicatissimo dei mutamenti della sensibilità, la letteratura, il mondo del romanzo, del cinema e dell'arte, ha già provveduto a raffigurare il dramma di una nuova e sconosciuta pretesa di chi, maschio in declino, sente tuttavia montare dentro un vigore giovanile proprio mentre le forze abbandonano il corpo e lo rendono fragile.
SILVIO BERLUSCONIPoco reattivo, per così dire. La pillolina azzurra sembra sfidare il destino, rendendo i nuovi vecchi nevrotizzati, incontenibili, pateticamente smaniosi. Tutta l'opera di Philip Roth, da "L'animale morente" in poi, non è che un doloroso, serrato, spietato, spudorato scontro tra le due entità che Moravia avrebbe ricondotto a «io e lui» . Il corpo che invecchia va in discesa, ma la vista delle giovani sogna nuove ascese.
bobbio norbertoNon si rassegna. Combatte. E nel rothiano Controvita il protagonista cardiopatico rinuncia addirittura ai betabloccanti per non bloccare il segno di un erotismo refrattario al cedimento. Patetico. Come l'Anthony Hopkins di Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni, che aspetta gli effetti della pillolina azzurra per dare l'assalto alla giovane spregiudicata che lo sta abbindolando, spolpandolo dei suoi averi.
Nella stanza di New York, Strauss-Kahn, di cui era nota la maleducata incontinenza che governava ogni suo approccio con la prima donna lo sfiorasse, non recitava un melodramma patetico, ma inscenava il copione del binomio potere e denaro: potente afrodisiaco che però, ai tempi del Viagra, moltiplica fino al parossismo l'illusione di aver trovato l'elisir di lunga vita che permette ogni trasgressione pur di sentirsi ancora un po'vivi.
L'arroganza del potere e del denaro che diventa a un certo punto patetica, con stuoli di ragazze che chiedono, esigono, incassano, alzano la posta, intensificano il bunga bunga per regalare momenti di onnipotenza al vecchio che non si rassegna, e che vuole mostrare la propria virilità intatta come simbolo dell'immortalità. L'onnipotenza come antidoto all'impotenza. Il vecchio cambia con la vecchiaia che non è più la vecchiaia di una volta.
GUIDO CERONETTI - copyright PizziNorberto Bobbio rifletteva sul De Senectute, lo stesso testo su cui Andreotti si esercitava con le sue civetterie ciceroniane. Altri tempi. Prima della rivoluzione. Prima della rivoluzione chimica che mette «il fuoco nella mente» . Guido Ceronetti consegna con il suo romanzo In un amore felice appena pubblicato da Adelphi il ritratto di un anziano signore che all'incrocio di una strada si infatua perdutamente di una giovanissima donna: ma «preferiva la semplice carezza affettiva al trambusto delle finzioni» .
mcewanIl vecchio di Ceronetti respinge le «finzioni» chimiche e si immalinconisce per il «declino della virilità» . Ma l'atmosfera è sempre quella di un divario tra ciò che si vorrebbe e come si vorrebbe che il corpo rispondesse: la nuova, straziante ossessione della vecchiaia viagrizzata. Ai primi segni del decadimento, poi, si entra in allarme, si scruta il proprio corpo per disperarsi sulla sua sempre più scemata desiderabilità.
Ed è incredibile che due romanzi usciti quasi simultaneamente, Solar di Ian McEwan e La vedova incinta di Martin Amis, raffigurino praticamente la stessa scena: l'uomo che, seviziato dai segni dell'età, pingue, flaccido, sempre più canuto, ha orrore di sé mentre si contempla, ignudo, nello specchio del bagno. McEwan: «Si rivolse un'occhiata incredula: quali meccanismi di autoconvincimento potevano averlo indotto a pensare che quella forma fisica fosse attraente?» .
Martin AmisAmis: «Ogni nuova visita allo specchio sarà un'esperienza di inedito raccapriccio» . Sia il personaggio di McEwan che quello di Amis si affacciano sulla sessantina. Per evitare il «raccapriccio» che dovrebbe accompagnarli per il resto della loro vita, si impone l'espediente della ritoccatina, della correzione, della salvezza chimica. Il prolungamento delle aspettative di vita più la rivoluzione chimica creano il nuovo vecchio.
EUGENIO SCALFARIChe comincerà ad assomigliare sempre più a un satiro assatanato piuttosto che a un uomo colmo di esperienza, dispensatore di saggezza. È una novità storica. Anche se le novità possono affondare le loro origini nei primordi della mitologia, tanto che Eugenio Scalfari alla narrazione mitologica ricorre, per dare un titolo al suo ultimo libro, a un verso di Saffo: Scuote l'anima mia Eros.
La vecchiaia come nuovo scandalo: un inedito della storia. Ancora più sconfortante è vedere come, scavalcando ogni mediazione letteraria, da Arcore a un albergo di New York, il vecchio potente e ricco abbia perduto ogni ritegno. Vecchi un po'ci si vergognava. Oggi produce rabbia. La rabbia dell'impotenza (morale).