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NIENTE SGARBI AL VATICANO FINCHÉ C’È LEI - IL NEODG SI ACCORDA COL PALLORE GONFIATO: VADA PER LA DIRETTA MA IL PROGRAMMA CAMBIA NOME (“ORA CI TOCCA ANCHE SGARBI”) E NON SI PARLA PIÙ DI DIO MA DEL “PADRE” (eterno?) - TELEFONATA CON MEGA-SCAZZO TRA VITTORIO E lady lei CHE CERTO NON VUOLE INAUGURARE LA SUA GESTIONE Con UN PROGRAMMA CHE OFFENDEa LA CHIESA - SULLA “CENSURA” VATICANA AL VECCHIO SGARBONE, IL SILENZIO DELLA STAMPA CHE SU SANTORO & C. SI STRACCIA LE VESTI…

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1- ALLA FINE LORENZA LEI DECIDE: «ORA CI TOCCA ANCHE SGARBI»...
Laura Rio per "il Giornale"

Lorenza Lei - foto Ansa

Alla fine, Lorenza Lei manda giù la pillola: dà il via libera al programma di Vittorio Sgarbi che la fa tanto impensierire per via della puntata su Dio, ma chiede e ottiene garanzie sui contenuti. L'ultimo capitolo della vicenda Sgarbi è di ieri pomeriggio: si sarebbe trovato un accordo (di quelli pateracchio a cui ci ha abituati la Rai) in base al quale il professore riottiene la possibilità in andare in onda in diretta, però rinuncia (più o meno) alla puntata dedicata a Dio. In sostanza Sgarbi è riuscito ad evitare di essere controllato preventivamente attraverso la registrazione del programma.

VITTORIO SGARBI

Anche il titolo del programma è cambiato: da Il mio canto libero (che poteva creare problemi di diritti con la famiglia Battisti) a "Ora ci tocca anche Sgarbi". Il fatto è che con il critico non si è mai sicuri: perché l'accordo prevede che si parli del padre. Ma con la p maiuscola o minuscola? A far pensare che si propenda per la prima versione è che la scaletta e gli ospiti del programma non cambierebbero sostanzialmente.

MAURO MASI

La questione è molto complicata: nei prossimi giorni può capitare qualsiasi cosa. Tutto nasce dai dubbi di Lorenza Lei che si è trovata tra le mani la patata bollente lasciatale in eredità da Mauro Masi. In particolare il neo dg non voleva dare l'assenso, pochi giorni dopo la nomina (avvenuta con il beneplacito del Vaticano), a una trasmissione che potesse offendere la Chiesa. Il programma, a poche ore dalla messa in onda prevista per il 18 maggio, ha rischiato di saltare.

In breve la ricostruzione della vicenda: l'azienda, nella persona di Lorenza Lei, aveva posto condizioni come il divieto di andare in diretta, il blocco della prima puntata sul tema della religione, passando direttamente alla seconda dedicata alla «bellezza » e anche il cambio del titolo.

Sgarbi riteneva «inaccettabili » queste condizioni e minacciava di non fare più la trasmissione: ieri ha scritto una lettera al direttore generale ribadendo di aver tenuto un «comportamento correttissimo e trasparente » e che «titolo, orari, giorni di messa in onda, diretta e contenuti erano stati concordati con l'ex dg Mauro Masi» (il quale, con una dichiarazione all'Ansa, ha confermato tutto).

michele santoro anno zero

Si prevedevano anche lettere di richiamo perché il critico avrebbe assalito il dg con parole dure - come lui stesso ammette nella sua missiva - «in un crescente sfogo e in un disappunto che mi ha visto imprecare»: facile immaginarsi la telefonata.

Insomma, un grande caos. Dal quale sorge spontanea una domanda: come è possibile che un'azienda, qualunque cambio di direzione affronti, decida dapprima di affidare una trasmissione a una persona notoriamente problematica, indipendente, provocatoria di professione come Sgarbi e poi si spaventi di quello che mette in piedi? Nessuno che conosca il professore si potrebbe aspettare da lui un «programmino» sonnacchioso e ubbidiente ai canoni del primo canale.

fabio fazio1

Né che avrebbe seguito i normali criteri organizzativi dell'azienda (si narrano leggendarie riunioni notturne a casa di Sgarbi insieme agli autori che terminano alle quattro di notte e a cui i dirigenti Rai si sarebbero rifiutati di partecipare). Infatti il critico aveva pensato per la prima puntata di cominciare nientemeno che con Dio: in studio voleva Matthew Fox, il prete eretico e critico verso la teologia ufficiale. È questo l'ospite che ha scatenato le ire della Lei.

Fox però avrebbe avuto come controcanto il vescovo di Noto, monsignor Antonio Staglianò. La puntata si apriva con un monologo di 22 minuti di Sgarbi e si concludeva sempre con lui che parlava con Dio. In scaletta anche Morgan travestito da diavolo caravaggesco e un excursus sui santi, laici, cattolici. Chissà quanto di questo si vedrà in onda.

mons-antonio-stagliano

2- L'IPOCRISIA DEI MEDIA: ZITTI SULLO STOP
Alessandro Gnocchi per "
il Giornale"

Il Fatto quotidiano: piccolo box ironico a pagina 3. Repubblica: una breve a pagina 15. L'Unità: neanche una riga. Corriere della Sera: neanche una riga, nonostante ci sia un lungo articolo, con partenza in prima pagina, sul direttore generale Lorenza Lei e i conti in rosso della Rai.

Il fatto che Il mio canto libero, la trasmissione di Vittorio Sgarbi, sia stata posta «sotto tutela» a causa di una scaletta sgradita alla emittente di Stato non ha destato impressione nella stampa di ieri, eccezione fatta per il Giornale , Libero e il Foglio.

Ancora minor impressione ha suscitato la notizia che la «tutela», ovvero la richiesta di non andare in diretta come previsto, sia scattata per timore verso il tema (Dio) e un ospite (il teologo «eretico» Matthew Fox) della prima puntata.

matthew fox

Adesso immaginiamo un altro scenario: a Santoro o Fazio o Saviano o Floris o Annunziata viene chiesto di registrare la puntata del proprio show al fine di verificare, prima della messa in onda, che i contenuti non siano irritanti per qualcuno. Cosa avrebbe scritto la stampa nazionale, la stessa in rigoroso silenzio davanti al caso Sgarbi? Facile la risposta: si sarebbe stracciata le vesti, gridando alla censura.

E avrebbe dato una spolveratina al solito campionario anticlericale, con prediche sull'Italia a sovranità limitata dalle interferenze ecclesiastiche e via esagerando. Niente di tutto ciò, silenzio assoluto: se il canto un po' meno libero è di Sgarbi, i sedicenti paladini della libertà d'espressione diventano muti. Però, che coerenza.

 


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