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ALITALIA VOLA IN ROSSO - GLI AZIONISTI ‘PATRIOTI’ INIZIANO A DISFARSI DELLE QUOTE PER RECUPERARE I MILIONI SPESI - I FRATELLI FRATINI VENDERANNO A BANCA INTESA, CHE HA FATTO DA REGISTA ALL’OPERAZIONE DI SALVATAGGIO E SOCIA ALL’8,8% - GLI ALTRI, TRA CUI COLANINNO, PIRELLI, BENETTON, LIGRESTI E IL GRUPPO RIVA PER ORA TACCIONO IN ATTESA CHE FINISCA LA FARSA DELL’ITALIANITà MESSA SU DA BERLUSCONI E PASSERA CON L’INTERVENTO DI AIR FRANCE-KLM, AZIONISTA AL 25%…

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Vittorio Malagutti per "il Fatto quotidiano"

Colaninno

"Se solo sei mesi fa mi avessero detto che in Giappone ci sarebbe stato un terribile terremoto seguito da una catastrofe nucleare, che il petrolio sarebbe balzato a 120 dollari, che in Tunisia ed Egitto ci sarebbero state delle ribellioni e in Libia addirittura la guerra io avrei preso le mie azioni Alitalia e le avrei date, gratis, a chi mi stava davanti". Alla fine Roberto Colaninno la sua quota di Alitalia se l'è tenuta, ma le sciagure da lui elencate in una recente intervista hanno dato un colpo pesante ai conti della compagnia area nel primo trimestre dell'anno.

COLANINNO

Non che Alitalia abbia fin qui navigato nell'oro, ma i vertici del gruppo presieduto da Colaninno, con Rocco Sabelli amministratore delegato, contavano su un decollo positivo per centrare nel 2011 l'obiettivo del pareggio operativo. Niente da fare. Da gennaio a marzo la flotta degli aerei tricolore ha volato ancora in rosso. Il risultato operativo è stato in perdita per 85 milioni su ricavi per 684 milioni in aumento del 7 per cento rispetto ai 639 milioni rispetto alla stesso periodo dell'anno scorso quando le perdite operative toccarono i 125 milioni.

Benetton

Insomma, il bilancio migliora, anche se i passeggeri trasportati aumentano solo dell'1,8 per cento. Ma nonostante i progressi, numeri come questi restano inferiori a quelli dei maggiori concorrenti internazionali e non sono certo un'iniezione di fiducia per i cosiddetti imprenditori patrioti che nel 2008 risposero all'appello di Silvio Berlusconi per rilanciare, in gran parte a spese dello Stato, l'ex compagnia di bandiera. In prospettiva appare sempre più probabile che alla fine sarà Air France-Klm, già azionista al 25%, a rilevare le quote dei patrioti in difficoltà. Qualcuno di loro però non può permettersi di aspettare. E allora si sfila passando alla cassa per recuperare l'investimento.

Salvatore Ligresti

È il caso dei fratelli Fratini, gli immobiliaristi fiorentini pronti a vendere la loro piccola quota, l'1,33 per cento pagata a suo tempo 15 milioni. A comprare sarà Intesa, la banca che sin dall'inizio ha fato da regista all'operazione di salvataggio sottoscrivendo in proprio l'8,8 per cento del capitale. Non è chiaro se l'intervento della banca sia il frutto di un patto di riacquisto sottoscritto sin dall'inizio.

Una sorta di paracadute che avrebbe garantito anche gli altri soci, una ventina in tutto, tra cui Colaninno con la sua Immsi, Pirelli, Atlantia dei Benetton, la Fondiaria dei Ligresti, il gruppo siderurgico Riva solo per citare i più importanti in termini di peso azionario. E' probabile che i Fratini, già molto esposti su numerosi progetti immobiliari, con oltre 400 milioni di debiti con le banche (bilancio 2009), abbiano preferito tirare i remi in barca per concentrarsi sul business del mattone.

TRONCHETTI PROVERA

Poco male. Loro, i Fratini, dovrebbero riuscire a recuperare l'investimento iniziale. Per gli altri compagni di cordata si vedrà. Qualcuno di loro ha già messo in conto perdite milionarie. Per altri invece non è cambiato niente. In due anni Alitalia ha prodotto perdite per quasi 400 milioni, ma il valore della compagnia sarebbe rimasto sempre lo stesso. Niente svalutazioni in bilancio, quindi.

ROCCO SABELLI

Qualche esempio concreto. Fondiaria ha speso 50 milioni per comprare il suo 4,4 per cento della compagnia. Atlantia, gruppo Benetton, ha investito 100 milioni. Nel bilancio 2010 di queste due società quotate in Borsa il valore della quota Alitalia è rimasto lo stesso del 2009. Lo stesso discorso vale anche per la holding di Colaninno, la Immsi, che ha mantenuto inalterato il valore di carico della partecipazione nella compagnia (80 milioni per il 7,08 per cento) perchè, si legge nel bilancio, "i risultati sono in linea con piani industriali".

AirFrance

Alla Pirelli di Marco Tronchetti Provera devono pensarla diversamente, visto che nel 2010 hanno svalutato quasi del 30 per cento, da 17,1 a 12,8 milioni, l'investimento in Alitalia. Per non parlare di Intesa, che ha comprato la sua quota per 100 milioni. Alla fine del 2010 quelle stesse azioni valevano 81 milioni. Una perdita secca del 20 per cento. E se lo dicono loro che sono i capicordata...

 


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