Da "Italia Oggi"
MICHELE VIETTI - copyright Pizzi1 - ANCHE VIETTI SI TUFFA NELLA MONDANITA' MA NON LASCIA TRACCE FOTOGRAFICHE...
Da quando è il numero due del Consiglio superiore della magistratura, c'è chi consiglia a Michele Vietti di fare una vita riservata, senza partecipare alle libagioni romane, dove si trovano star del piccolo e del grande schermo pronte a rovinare carriere onorevoli costruite con decenni di duro impegno professionale.
Ma lui, Michele Vietti, non ne vuole sapere. E sa di essere un uomo molto fortunato, perché nessuno si accorge della sua presenza. Sarà per il volto anonimo, la barba incolta, il tono apparentemente dimesso, l'abilità nello sfuggire agli obiettivi dei fotografi, fatto sta che lui ai ricevimenti capitolini si diverte tantissimo, non disdegnando le compagnie femminili: però nemmeno un invitato lo ricorda tra i partecipanti. Il vicepresidente del Csm è un bon vivant, e certo non meno di tanti parlamentari (non solo del Pdl, pure del Pd) passati ai disonori delle cronache, ma lui riesce sempre a sfangarla.
Una capacità tutta democristiana che aveva anche quando era un semplice onorevole, venuto dal Piemonte, eletto con l'Udc di Pier Ferdinando Casini, con un profilo rasoterra che è riuscito a mantenere pure adesso che è diventato un protagonista delle lotte tra magistrati e politici: se una volta portava giovani attrici tintobrassine a mangiare in uno dei locali più esclusivi (e riservati) di Roma come il ristorante Piperno (vicinissimo al ministero della Giustizia di via Arenula), ora partecipa a feste ricche di modelle in minigonna ma nessuno ci fa caso. L'ultimo evento al quale ha partecipato Vietti? Il compleanno di Daniele Taddei, manager degli Studios di via Tiburtina.
DANIELE TADDEI CON GRUPPO BELLEZZEAnche qui l'avvocato nato in quel di Lanzo Torinese c'era, con intorno decine di giovani attrici microvestite, ma pure stavolta l'ha fatta franca. Per non parlare dei tradizionali appuntamenti organizzati a palazzo Ferrajoli, proprio di fronte alla presidenza del consiglio: solo che il dirimpettaio di palazzo Chigi, appena decide di invitare qualche amica per una festicciola, si ritrova nell'occhio del ciclone. (Donato de' Bardi)
2 - UNA BIONDA PER DESTRA E SINISTRA...
Destra e sinistra unite: nel nome (e nel gusto) della birra. Con una visita allo stabilimento e all'archivio storico Peroni, il club dei parlamentari amici della birra ha scoperto una delle realtà industriali più apprezzate nel mondo (ora è la Cina il primo mercato).
Così, dal leghista Giacomo Stucchi (numero uno del sodalizio) al Pd Enrico Farinone, i partecipanti hanno compiuto un viaggio nella storia d'Italia: nel 1964 venne lanciata la «sportiva» Nastro Azzurro, e i filmati hanno raccontato la «nascita» di un attore quale Terence Hill, oltre alla regia di esponenti della cinematografia «impegnata» come Citto Maselli. E le bionde. Il commento di Stucchi? «Sono tre i vizi di un uomo, donne, fumo e vizi. La loro somma è una costante. Nella vita possono venir meno le sigarette e le donne, ma meno male che c'è una birra così». (Pierre de Nolac)
nastro azzurro3 - POLVERINI, UN MUSEO ALLE VITTIME...
A Roma nascerà un museo dedicato alle vittime del terrorismo. Il presidente della regione Lazio, Renata Polverini, ha annunciato l'istituzione di uno spazio museale all'interno degli spazi recuperati e restaurati dell'ex cartiera Latina' che si trova nel parco dell'Appia Antica. Definendo il terrorismo «una piaga buia e drammatica della storia italiana», Polverini ha sottolineato che con il museo verrà diffusa tra i giovani «la conoscenza di quel tragico passato che ha caratterizzato una parte della storia della nostra repubblica», per promuovere, soprattutto tra i giovani, «una maggiore consapevolezza civile necessaria alla costruzione di una società democratica, pluralista e rispettosa delle dignitaà, delle idee, delle azioni altrui». Il comitato scientifico vedrà protagonisti Agnese Moro, Carol Bebe Tarantelli e Manlio Milani.
4 - A MILANO SI VOTA A COLPI DI FATWE...
Magdi Cristiano Allam attacca su un minareto scopertosi poi essere un ripetitore della Wind. Gli risponde Davide Piccardo, candidato anch'egli al comune di Milano, musulmano e figlio dell'ex presidente dell'Ucoii Hamza Roberto Piccardo, ma fa arrabbiare l'imam di Segrate, Ali Abu Shwaima che gli lancia una fatwa perché si è candidato nel movimento di Nichi Vendola a favore dei gay. Vien quasi la nostalgia per quei preti che dal pulpito, rigorosamente ai soli loro parrocchiani, davano qualche indicazione di voto. Adesso, invece, la capitale economica si prepara alle urne a colpi di finte fatwe e scomuniche. Tutto parte da viale Padova 366 dove sorge un edificio che ospita una moschea.
Il giorno di Pasqua, in prima pagina sul quotidiano "Il Giornale", il candidato di Vivi Milano, Allam, firma l'articolo intitolato: «Lo scandalo del minareto di Milano». Si parla di un altoparlante installato su una torre per diffondere le preghiere. I toni sono veementi e accanto all'articolo c'è una foto di un ripetitore della Wind. Ma dell'altoparlante nessuna traccia. Allora, nei confronti del neo-convertito al cattolicesimo Magdi Allam, che in occasione del suo battesimo in Vaticano ha voluto appellarsi Cristiano, partono gli strali dei concorrenti a palazzo Marino.
MAGDI ALLAMTra i più efficaci il candidato consigliere per il Sel, Piccardo: «Siamo caduti molto in basso», ha dichiarato, «inviterei il signor Allam a proporre delle soluzioni concrete per i milanesi, se le ha». Peccato che a guastare la festa sia intervenuto l'imam di Segrateo. I dispacci d'agenzia sintetizzano così le sue parole: «Non votate Sel perché Vendola è gay».
Ali Abu Shwaima, che già nel 2006 lanciò una fatwa contro la parlamentare dell'allora An, Daniela Santanchè, oggi sottosegretario alla presidenza del consiglio, ha affermato per la precisione: «Non votate per Sinistra, Ecologia e Libertà, perché la condotta del suo leader, Nichi Vendola, non rispecchia i valori dell'Islam». Ma il succo non cambia: i fratelli musulmani, dunque, si tengano alla larga da Piccardo.
NICKI VENDOLAAllora, quest'ultimo, ha tentato di dare una lezione di laicità alla sua comunità sottolineando che i valori dell'Islam sono ben lontani da questi toni e che «è improprio emettere un verdetto giuridico di tipo islamico sostenendo che è un peccato votare per noi, perchè i partiti vanno giudicati per i loro programmi e non per le scelte di alcuni singoli».
santancheCome giudica, dunque, Piccardo il leader Vendola (che sembrerebbe essere il «singolo» in questione)? «Ritengo che la mia comunità non possa rimanere in questo stato di arretratezza culturale, ma debba andare avanti affinché si possano garantire i diritti di tutti». Il giovane candidato musulmano ha anche detto che quella dell'imam di Segrate «è una presa di posizione isolata all'interno della comunità islamica milanese, molte altre moschee sono invece al mio fianco e mi hanno già espresso solidarietà».
A difesa di Piccardo sono intervenuti il coordinamento delle donne musulmane in Italia; Abu Bakr Guedduouda, presidente del centro islamico di Sesto San Giovanni e membro del direttivo di quello di Milano e Fouad Selim, direttore del centro islamico di Monza, ha espresso «disagio» per le parole di Shwaima, ne ha ribadito «l'isolamento» e, soprattutto, ha confermato che questa fatwa «non vale». Un'invenzione, insomma, proprio come la scomunica di Magdi Cristiano Allam. (Franco Adriano)