Rodolfo Sala per "la Repubblica"
MINISTRO ROBERTO CALDEROLILa Lega sotto i riflettori degli Stati Uniti. Riguarda il Carroccio il nuovo capitolo di documenti segreti diffusi da WikiLeaks. Pagine e pagine che raccontano Umberto Bossi e il suo partito, così come li vedono i rappresentanti della diplomazia americana in Italia. Le nuove rivelazioni sono parte integrante dei cablo riservati sul nostro Paese. E documentano la forte preoccupazione dell´Alleato per il peso crescente della Lega. Documenti che l´Espresso pubblica in esclusiva nel numero di domani e che Repubblica anticipa.
IL PRANZO COL CONSOLE
Aprile 2009, Roberto Calderoli e Giancarlo Giorgetti incontrano Daniel Weygandt, console Usa a Milano. Manca ancora un anno alle elezioni regionali che segneranno un exploit per la Lega, e il ministro della Semplificazione confessa al diplomatico che il Senatùr ha, paradossalmente, paura di stravincere. Ecco le parole di Bossi riportate da Calderoli: «Se cresciamo ancora, a danno del Pdl, si può rovesciare l´equilibrio nella maggioranza, e il Pdl ci attaccherà in ogni occasione».
Ma «il nostro obiettivo - continua il ministro - è diventare la forza egemone nell´Italia settentrionale». Giorgetti, il potente capo della Lega in Lombardia, secondo il console «sente che Berlusconi sta cercando di creare attriti per spingere la Lega verso posizioni estremistiche e aumentare così il sostegno al Pdl». «Ma non ci cadremo», fa sapere al suo interlocutore.
Dunque non sono tutte rose e fiori tra i due partiti alleati. Ancora Giorgetti. Se Berlusconi dice rosso?, gli domanda il commensale. Risposta: «Noi diciamo rosso; e se dice nero, allora nero va bene anche per noi. La strategia della Lega è quella di stargli il più vicino possibile, tenerlo stretto come nell´abbraccio di un orso. Almeno per ora...».
LA METAMORFOSI DEL SENATUR
Ne è passata di acqua sotto i ponti dal 2002, annotano gli americani, quando Bossi era più debole: «Accetta un ruolo secondario nel governo; si rende conto che il 4 per cento dei voti non lo rende un partner alla pari, sembra accontentarsi della della sua posizione, appare più maturo e ragionevole di quanto la sua immagine pubblica suggerisce». Adesso è un´altra storia, con i voti triplicati: «In tempi di debolezza e vulnerabilità, Berlusconi ha già dovuto fare concessioni alla Lega per ottenere sostegno alla sua agenda legislativa personale».
GIORGETTI, IL DELFINO
Nell´agosto nel 2009 il Consolato Usa a Milano invia un rapporto dettagliato alla Casa madre. Riguarda lo stato di salute di Bossi e l´imminente (per gli americani) successione alla guida del movimento: «Bossi è un guru spirituale», ma dopo la malattia «si è rifiutato di smettere di fumare e a causa della sua salute è sempre meno indipendente, il suo declino è fonte di crescente preoccupazione, in genere non discussa apertamente, tra i leghisti». I fari sono puntati soprattutto su Giorgetti: «Laureato alla Bocconi, proveniente dalla provincia chiave di Varese, l´unico che conosce sia la macchina del partito che gli apparati romani. In pubblico dice di non ambire alla successione, ma in privato tende a non negarlo».
DISCOTECA LEGA
Primavera del 2008, Pdl e Lega hanno stravinto le elezioni e Ignazio La Russa, a colloquio con un diplomatico americano, aspetta la nomina a ministro: «Con i leghisti non ci saranno problemi, la loro retorica è come la musica a volume troppo alto in discoteca: se non sei un habitué, farai fatica a capire cosa succede e non riuscirai a distinguere la musica, ma se diminuisci il volume (o se sei abituato a quell´atmosfera) allora ti accorgi che la musica non è così male».
Insomma: i leghisti abbaiano, ma non mordono: «La base apprezza questa retorica brutale, ma se abbassi i toni il programma della Lega non è così diverso da quello del Pdl». Però Oltreoceano sono molto preoccupati, come si evince da un rapporto del Consolato di Milano datato febbraio 2010: «La retorica sull´immigrazione spazia dal vago protezionismo alla xenofobia più pesante, e la Lega è riuscita ad associare l´immigrazione alla delinquenza in una fetta di elettorato sempre più larga».
BarbarossaBOSSI E MILOSEVIC
Così il leader della Lega ricostruisce, in un colloquio con l´ambasciatore Sembler, l´appoggio al serbo Milosevic nel 1999: «Fu il governo dell´epoca (c´era D´Alema, ndr) che mi mandò a Belgrado per convincerlo a trattare; Milosevic era un uomo intelligente, ma non aveva capito che il mondo era cambiato».
Gli Usa si preoccupano anche nel luglio del 2009, con il quasi disimpegno leghista sull´Afghanistan, e un rapporto lo sottolinea: «Bossi ha citato l´alto costo e il numero crescente di caduti, sostenendo che gli obiettivi - portare democrazia e prosperità all´Afghanistan - sono probabilmente irraggiungibili nonostante i più grandi sacrifici».
IL ROZZO BARBAROSSA
«Film dimenticabile», si legge in un rapporto al Dipartimento di Stato a proposito del lungometraggio voluto da Bossi. «È un po´ come il partito che ne ha sostenuto la realizzazione, manca di finezza intellettuale, si affida pesantemente alla mitologia e al simbolismo folcloristico».