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LA SANTADECHE’ tenta il suicidio GETTAndosi DAI TACCHI: \"BOCCASSINI, CANCRO DELLA DEMOCRAZIA\" - L’EVITA DEL PDL VA A FARE COMPAGNIA A MATTEO BRIGANDÌ, L’ex consigliere Csm in quota Lega accusato di aver passato al \"giornale\" un dossier su \"Ilda la rossa\": \"LE PARTI PIÙ PICCANTI, NON SONO MAI USCITE\" - \"l’allora procuratore capo di Milano, Mauro Gresti, parlò di altri episodi disdicevoli dentro la procura legati a presunti comportamenti illeciti tenuti tra il ’79 e l’‘80\"...

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1- SANTADECHE': "BOCCASSINI CANCRO DELLA DEMOCRAZIA"
(Adnkronos)
- Ilda Boccassini, magistrato della procura di Milano 'e' un cancro della democrazia'. A sostenerlo e' il sottosegretario alla stazione del programma, Daniela Santanche', al termine dell'udienza milanese del caso Mills. 'Oggi - ricorda - e' la giornata della memoria e bisogna ricordare i tanti magistrati caduti per difendere lo Stato dal terrorismo. Invece qualche pm non serve lo Stato'.

La Santanche' condivide la definizione data dal premier sui pm come 'cancro della democrazia e aggiunge, 'sono una metastasi'. A chi gli chiede chi e' tra i pm milanesi un cancro della democrazia, replica: 'la Boccassini'.

BOCCASSINI

2- MATTEO BRIGANDÌ: "LE PARTI PIÙ PICCANTI DI QUEL DOSSIER SU ILDA BOCCASSINI, NON SONO MAI USCITE"
Barbara Romano per "Libero"

«Misiti, Catone, Cesario, Polidori... Roberto Rosso! Ma come si fa a premiare uno che ha tradito?». Matteo Brigandì legge e rilegge la lista dei nuovi sottosegretari senza darsi pace. In quell'elenco, nella prossima infornata di governo, dovrebbe esserci anche lui. Dimessosi da deputato per andare a Palazzo dei Marescialli dove è stato trombato dopo neanche un anno per incompatibilità, è sulla rampa di lancio per il ministero della Giustizia.

Ilda Boccassini dal Corriere

È il risarcimento per essere stato sacrificato sull'altare dell'eterna guerra tra Silvio Berlusconi e i magistrati. L'ex consigliere del Csm in quota Lega è accusato di aver passato alla stampa un dossier riservato su Ilda Boccassini, il nemico togato numero uno del Cav. Accusa che lui, comunque, giura essere falsa.

Brigandì, la sua nomina al governo sarebbe l'ultimo schiaffo di Berlusconi ai giudici.
«Macché schiaffo. Quello del sottosegretario è un compito politico, non da giurista».

Quindi ammette, sta per varcare il portone di via Arenula.
Sventola la lista dei sottosegretari: «Oggi no. Ma penso di poter essere indiscutibilmente utile al popolo nel campo della giustizia».

boccassiniocchiali

Caro le è costato quel dossier sulla Boccassini che ha passato al «Giornale»...
«Infatti è la Boccassini il vero motivo per cui mi hanno buttato fuori. È solo una scusa l'incompatibilità con il mio ruolo nel cda della Fin Group, società dalla quale mi dimisi appena eletto. Ma non sono stato io a passare le carte. La giornalista che pubblicò il documento sulla Boccassini mi intervistò una volta, otto mesi fa, ma non l'ho più vista. La prova è che le parti più piccanti di quel dossier non sono mai uscite. Se fossi stato io il mittente, avrei fatto pubblicare quelle».

boccassini-berlusconi-bruti

E quali sarebbero queste informazioni «piccanti» sulla Boccassini?
«La cosa grave non sono tanto i dettagli piccanti della tresca tra la Boccassini e quel giornalista di Lotta Continua nei primi anni Ottanta, quanto le pesanti considerazioni che aveva fatto di lei l'allora procuratore capo di Milano, Mauro Gresti».

Bocassini Berlusconi Ruby

Cosa disse?
«Nel chiedere il trasferimento d'ufficio della Boccassini, lui parlò di altri episodi disdicevoli dentro la procura legati a presunti comportamenti illeciti tenuti tra il '79 e l'‘80».

Quali comportamenti illeciti?
«Non posso aggiungere altro perché il dossier è stato secretato. Ma non sono stato io a divulgare ciò che è stato pubblicato».

Al Csm, invece, raccontano che il suo segretario non faceva che stampare fotocopie di quel dossier vantandosene ad alta voce in pieno corridoio.
«Il mio segretario a me ha sempre negato di averlo fotocopiato».

MATTEO BRIGANDI'

Quindi lei non lo esclude.
«Io non so se lui ne abbia fatto copie. Se sì, lo ha fatto per portarsi avanti col lavoro».

A sinistra dicono che lei è stato mandato al Csm per fare il lavoro sporco.
«Tutto può fare Berlusconi tranne che usarmi come una pedina. Quello che ho fatto l'ho fatto con profonda convinzione e spirito combattivo».

Per questo, dicono nella Lega, è stato preferito lei a Mariella Sarno, già consigliera del Csm.
«Così mi dissero sia Bossi che Berlusconi. Lo spirito di lotta l'ho ereditato dal football americano, giocando per anni in serie A nel Torino».

VIGNETTA GIANNELLI BERLUSCONI OMBRA NAPOLITANO

Il 29 luglio scorso la Sarno fu chiamata alle dieci dal Csm, che le comunicò l'agenda della settimana e le assegnò anche il posto in garage. Ma a ora di pranzo il nuovo consigliere laico era lei. Cosa successe in quelle ore?
«Io quella mattina non sapevo neppure che sarei stato eletto. Tutto fu deciso nella notte tra Bossi e Berlusconi, che poi mi disse: "Sappi che io volevo un guerriero, per questo ho preferito te alla Sarno". Ma sarebbe stato tutto più facile se lui avesse messo quattro guerrieri al Csm».

Sta dicendo che i consiglieri laici del Pdl sono delle pappamolle?
«Sono tutte persone di altissimo livello, come Dante Alighieri. Ettore Fieramosca, però, era un'altra cosa. Bisogna capire se al Csm dobbiamo fare poesia o battaglia».

Lei ha fatto saltare due sedute del plenum. Il regolamento dice che la terza volta che manca il numero legale si scioglie il Csm. Ecco perché anche i laici del Pdl non si sono strappati i capelli quando lei è decaduto.
«Uno va in guerra per farsi chiamare generale o per vincere la battaglia? Se quando sei in prima linea hai paura di farti ammazzare allora è meglio che resti a casa».

IL CONSIGLIERE LEGHISTA DEL CSM MATTEO BRIGANDi

I suoi colleghi dicono che lei era incontenibile al Csm.
«È assolutamente vero. Ma anche in Parlamento non sono mai stato uno accondiscendente. Sulle missioni all'estero c'è sempre stato il mio solo voto contro, perché ritengo che i nostri figli debbano restare a casa».

Quindi condivide la posizione assunta dalla Lega sulla Libia?
«Semmai è la Lega ad essere venuta sulle mie posizioni».

Come fa un siciliano ad essere leghista?
«La Sicilia è la regione federalista per antonomasia, nel '46 per l'indipendentismo ci si sparava per strada. Nel '93 mi trovai a difendere Domenico Comino nella causa legata alla sua candidatura a sindaco di Torino. Allora era solo Lega di lotta, un partito totalmente disinteressato alle poltrone».

Oggi?
«Oggi è disinteressato solo in parte».

Matteo Brigandì

Voi siciliani siete africani per i lumbard. Non a caso lei balla benissimo l'Alligalli...
«È vero, infatti io non odio mica i negri».

Quanti anni aveva quando da Messina emigrò a Torino?
«Tredici. Fu un trauma. Mi fecero ripetere due volte il secondo liceo perché ero meridionale. Il professore che mi rimandò a settembre con cinque mi disse: "Sei venuto qui dalla Sicilia a elemosinare un sei? Se sì, dillo che te lo do". Io risposi di no e lui mi bocciò con quattro».

E come ha fatto a diplomarsi con un anno di anticipo?
«Feci quattro anni in due da privatista. Quando rincontrai il prof che mi aveva bocciato, mi disse: "Sei andato a fare gli esami giù al Sud?". Io tirai fuori il libretto e gli dissi "no, mi sono diplomato al Galileo Ferraris", il liceo scientifico più prestigioso di Torino».

Quando conobbe il Senatur?
«A Natale del '94, quando ero già senatore. Mi disse: "Buon Natale a te e alla tua famiglia". Da siciliano rimasi un po' perplesso. Sa, quando si nomina la famigghia... Bossi ha fama di uomo burbero, invece è una persona dolce, affettuosa, educatissima. Io l'ho sempre sentito parlare a mezza voce».

La santanchè arriva al tribunale di Milano

Come ha fatto a diventare il suo avvocato?
«Boh. Lui ha sempre visto una sola cosa: la Padania.Sulle sue vicende giudiziarie era talmente distratto che ha scelto il primo che gli è capitato a tiro. Ma i duecentodue processi di Bossi io li ho vinti tutti e senza contare sulla prescrizione».

Quanto le rode da uno a dieci di essere stato sostituito da Roberto Cota come difensore di Bossi?
«Zero perché non è vero.Cota ha fatto solo qualche causa civile per Bossi. Abbiamo avuto momenti di tensione perché non erano chiari i nostri rispettivi ambiti di difesa, ma ora siamo in ottimi rapporti».

Lei tentò di andare al Csm già due consiliature fa, ma fu stoppato per le sue pendenze penali, dovute all'accusa di aver incassato tangenti quando era assessore regionale.
«Da quell'accusa poi fui assolto con formula piena».

Santanche in tribunale per solidarieta al premier

Intanto però fu messo agli arresti domiciliari.
«Lo shock fu tale che non bevvi per due giorni. Il giudice mi disse che se avessi rinunciato a fare l'assessore mi avrebbe liberato, quindi mi costrinse a dimettermi. Fu terribile, mio padre è morto pensandomi colpevole».

È per questo che lei odia tanto i magistrati?
«Per carità, io ho tanti amici personali tra i giudici, con i quali vado spesso a cena e in vacanza. Io sono pronto a morire per l'autonomia della magistratura, che non vuol dire però autonomia da Berlusconi».

Sincero, è andato al Csm con spirito di vendetta?
«No, sono andato lì per dare battaglia ai magistrati politicizzati. Questo era il mandato con cui mi ha nominato il Parlamento».

Sta di fatto che il suo primo atto è stato risollevare una vecchia questione di incompatibilità di due magistrate torinesi che convivono con due avvocati. E guarda caso una di loro è il giudice che l'ha condannata in due processi: per diffamazione e mancato adempimento degli obblighi familiari.
«Io non sapevo neanche che una di loro si fosse occupata dei miei processi».

DANIELA SANTANCHE STILE GRAN GNOCC

Ma è vero che lei si rifiutò di pagare gli alimenti a sua figlia?
«Fu tutto un equivoco a causa di un'omonimia. Mia figlia, che ha deciso di non incontrarmi più, un giorno mi ha scritto dicendomi: "Papà, dammi i soldi". Ma ha spedito la lettera a tale Matteo Brigandì di Busto Arstizio, mentre io sono sempre stato residente a Torino. La busta quindi è tornata indietro. Appena l'ho saputo ho pagato ed è stata ritirata la querela contro di me».

Eppure il processo è ancora in corso...
«Perché i giudici sono andati avanti lo stesso. Ma il procuratore generale di Torino ha chiesto l'assoluzione».

Nella scorsa legislatura lei attaccò Luxuria in aula alla Camera dicendo a Bertinotti: «Presidente, le comunico che da oggi sono donna e anche lesbica». Disse così per giustificare il fatto di andare a donne?
«Lo ammetto, le donne mi piacciono parecchio. Qual è il problema?».

La fama di gran tombeur...
«Meglio trombeur che fare come Piero Marrazzo».

 


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