1- BERNHEIM BATTE CASSA!
Nel palazzo delle Generali a Trieste stanno ridendo per l'articolo pubblicato oggi dal "Corriere della Sera" sulla tentazione che Berlusconi avrebbe avuto nei giorni del terremoto di sostituire Giulietto Tremonti con l'ex-banchiere di Marino, Cesarone Geronzi.
È un'ipotesi inverosimile perché tutti sanno che il blitz in cui Dieguito Della Valle si è prestato a fare la parte dell'ariete, è passato sotto il naso del Cavaliere peccaminoso e del suo maggiordomo Gianni Letta che in quei giorni erano in tutt'altre faccende affaccendati. Che poi Cesarone, al quale questa settimana sarà conferito il premio alla carriera dall'Associazione Guido Carli, riemerga dalle nebbie e dai giardinetti con qualche incarico, è un altro paio di maniche, ma questo non autorizza ipotesi che sembrano appartenere soltanto al regno della fantasia.
C'è invece un'altra questione che pare sia rimbalzata sulla scrivania del tandem Perissinotto-Agrusti, e riguarda il vecchio Antoine Bernheim, il finanziere francese che oltre a insultare il figliol prodigo Bollorè dandogli del "culot" (mascalzone), sarebbe rimasto molto scosso dalla buonuscita di 16,7 milioni riconosciuta a Geronzi.
L'indiscrezione arriva dal settimanale "MilanoFinanza" per il quale l'87enne parigino avrebbe convocato i suoi legali di fiducia per chiedere alle Generali una liquidazione postuma di 15 milioni.
Come Dagospia ha rivelato 15 giorni fa, al momento della sostituzione di Bernheim al vertice del Leone di Trieste, i consiglieri di amministrazione (Dieguito Della Valle compreso) hanno deliberato un vitalizio da 1,6 milioni reversibile al 60% alla moglie. Inoltre gli fu consentita la disponibilità dell'ufficio di Parigi e di un bellissimo appartamento a Venezia.
Con una letterina un po' sgrammaticata il principe Napoleone Orsini, marito della figlia dell'anziano banchiere parigino, ha precisato a Dagospia in data 2 maggio che l'affitto della casa di Bernheim è pagato dalla moglie del Grande Vecchio. Non è la prima volta che il genero di Bernheim prende carta e penna per difendere la causa della famiglia.
Il 13 aprile scorso ha scritto al sito "L'Inkiesta" per difendere l'italianità del suocero: "credetemi, Bernheim ha sempre cercato di salvare l'italianità, Bollorè è solo falsità e tradimento. Credetemi, Bernheim teneva all'Italia se non altro perché due sue nipoti sono italiane".
Messa da parte questa difesa patriottica e familiare, adesso sembra che l'anziano banchiere voglia aprire un contenzioso con il Gruppo dove ha messo piede fin dal 1973 e dove per due volte ha ricoperto la carica di presidente, l'ultima dal 2002 fino all'amara sostituzione con Geronzi.
2- CHE COSA SI SONO DETTI LUCHINO E GIANNI LETTA DENTRO LA CANTINA DI MONTEPULCIANO? E PERCHÉ IL PRESIDENTE DELLA FERRARI NON HA AGGIUNTO UNA PAROLA ALLA RABBIA DEGLI "STRACCIAROLI" DI CONFINDUSTRIA CONTRO IL GOVERNO BERLUSCONI?
Se non ci fosse stato quell'infelice applauso all'amministratore delegato della Thyssen, l'Assise di Bergamo sarebbe stato un grande successo per Emma Marcegaglia.
Davanti a 5.700 piccoli imprenditori la presidente di Confindustria ha fatto le prove generali dell'Assemblea che si terrà a Roma il 26 maggio, e nella roccaforte dell'amico Bombassei ha sentito il polso di quei piccoli e medi imprenditori che Gianni Agnelli definiva "stracciaroli".
Nel capannone di Bergamo è venuta fuori soprattutto la rabbia, un sentimento di ribellione non soffocato nei confronti del Governo inefficiente che su fisco, ricerca e liberalizzazioni ha fatto poco o nulla. Come scolaretti incazzati i piccoli industriali hanno cercato di esprimere una rabbia costruttiva lavorando divisi in 8 gruppi che alla fine hanno partorito un fazzoletto di proposte.
La più rilevante è la soppressione dell'Ice, che dovrebbe essere privatizzata per evitare che i soldi servano soltanto a pagare gli stipendi e a soddisfare le ambizioni dell'immarcescibile presidente Umberto Vattani. È un'idea giusta che rischia però di scontrarsi contro la realtà di un capitalismo straccione che di questi tempi dimostra soltanto di non avere quattrini.
Al di là dei 320 interventi registrati nella due-giorni dell'Assise, la rabbia è stata abbastanza contenuta ed è mancato il colpo di scena. Alla vigilia era corsa voce che la Marcegaglia avrebbe sparato palle incatenate nei confronti del premier, ma anche nella conferenza stampa a chiusura dei lavori dove le domande dei giornalisti sono state davvero modeste, la signora di Mantova ha preferito tenere i toni bassi per non dare esca alla campagna elettorale delle amministrative.
Nonostante il tono soft ci sono personaggi come Calderoli e il gracile ministro Sacconi (quest'ultimo da sempre legato a un filo con Confindustria) che strillano, ma questo è soltanto un'appendice da comizio. È mancato invece il coup de théatre di cui si sussurrava alla vigilia, cioè l'annuncio clamoroso e definitivo della discesa in campo di Luchino di Montezemolo. Tra giovedì e venerdì scorso le voci su un pronunciamento finale del ragazzo dei Parioli si erano moltiplicate e molti industrialotti "stracciaroli" erano pronti a spellarsi le mani.
Non è successo nulla di quanto previsto e Luchino è arrivato sabato a Bergamo per testimoniare con la sua presenza silenziosa di far parte ancora della Confindustria. È sceso dall'elicottero insieme al suo compagno di merenda Dieguito Della Valle ed è apparso leggermente ingrassato. La pinguedine che nasconde sotto il doppiopetto è probabilmente il frutto dello stress che sta provando in queste settimane decisive per il suo futuro.
Anche i 40 personaggi che lo hanno incontrato in mattinata durante un incontro a porte chiuse che si è svolto in una cantina di Montepulciano di proprietà della famiglia Cecchetti, hanno percepito che la rotondità del suo pensiero per adesso si manifesta più nella forma fisica che nella sostanza.
A parte questi dettagli bisogna capire il senso del convivio clandestino che si è tenuto sulle colline senesi. L'iniziativa è stata organizzata dalla società di consulenza Kpmg e dall'ex-amministratore delegato Franco Masera per approfondire il tema "Bellezza e efficienza", due sostantivi da applicare al made in Italy.
Anche nella cantina artistica di Montepulciano, come all'Assise di Bergamo, l'ingresso è stato vietato ai giornalisti per ragioni francamente incomprensibili vista l'innocenza delle problematiche in discussione. Ad eccitare però l'interesse dei disgraziati dell'informazione è stata la presenza nel workshop senese di Gianni Letta, l'uomo che oltre a puntellare il Cavaliere birichino nel giugno 2007 è stato arruolato nell'advisory board di Goldman Sachs.
A questo punto le uniche domande che girano dopo l'affollata assise di Bergamo e il selezionato convivio di Montepulciano sono: che cosa si sono detti Luchino e Gianni Letta dentro la cantina?, e perché il presidente della Ferrari non ha aggiunto una parola alla rabbia degli "stracciaroli" di Confindustria?
3- PALLENZONA UCCELLA PASSERA
Fabrizio Pallenzona, il vicepresidente di Unicredit, è tornato a giocare in casa.
L'ha fatto venerdì nel salone di Palazzo Monferrato in occasione di un Convegno dal titolo ambizioso che suonava così: "Italia: serve un Progetto-Paese. Via i freni, innovazione per lo sviluppo".
Lui di freni ne capisce perché proprio dalle parti di Alessandria e di Novi Ligure ha guidato i camion fino a quando non ha capito che la politica portava più gloria della polvere e della puzza dei motori. Quando alle 18 il massiccio banchiere prestato dalla politica si è presentato nel salone della Confindustria di Alessandria insieme a Corradino Passera, qualcuno si è chiesto se queste fossero prove di un fidanzamento tra le prime banche italiane. In realtà l'intervento di Pallenzona ha avuto toni diversi da quelli del banchiere comasco, preoccupato di dire che "la crescita non è di destra, né di sinistra".
Da parte sua invece Pallenzona ha voluto dimostrare agli amici imprenditori che lo hanno visto guidare in gioventù che è pronto a sfide di alto profilo. Così dopo aver apprezzato "il grandissimo sforzo di Tremonti", non ha fatto mistero delle sue riserve sulla Banca del Sud, la creatura alla quale Giulietto tiene quasi quanto a un figlio. "Faccio i miei auguri - ha detto Pallenzona - ma dubito fortemente che possa essere efficiente", poi ha aggiunto: "io invece mi sarei buttato anima e corpo su progetti infrastrutturali da fare con i soldi dei privati: dalle autostrade ai porti agli aeroporti, alla banda larga".
L'idea di un Pallenzona che si butta con il suo corpo su progetti di sistema è terrificante, ma le sue parole sono un piccolo squillo di tromba che fanno capire le intenzioni. Infatti non è un mistero che l'ex-democristianone alessandrino vuole posizionare Unicredit come banca di sistema e tagliare l'erba sotto i piedi di quel Passera che in autunno assisterà da spettatore alla marcia dell'ex-camionista su Piazzetta Cuccia.
4- TRECONTI TREMONTI: VENI, VIDI, IRI
Avviso ai naviganti N.1: "Si avvisano i signori naviganti che tra poche settimane Giulietto Tremonti potrà leggere il primo dei sei volumi dedicati all'Iri.
Dopo la sorprendente dichiarazione del 3 aprile a Cernobbio in cui il ministro ha dichiarato di rimpiangere l'Iri e la vecchia Mediobanca, Giulietto avrà argomenti per spiegare meglio la sua vocazione statalista. L'opera omnia sarà pubblicata dall'editore Laterza e il primo dei sei volumi partirà dalla fondazione dell'Istituto nel 1933 fino al 1948.
I materiali sono stati elaborati da un Gruppo di studiosi dell'omonima fondazione che è stata sostenuta con i contributi di Fintecna, la finanziaria guidata da Maurizio Prato".
5- DIBENEDETTO IN CONFLITTO CON ROSELLA SENSI SUI DIRITTI TV E LO STADIO
Avviso ai naviganti N.2: "Si avvisano i signori naviganti che nuovi capitoli stanno per aggiungersi all'acquisto della As Roma.
Secondo il "Corriere della Sera" la cordata americana guidata dal paffuto Tom DiBenedetto sarebbe già in conflitto con Rosella Sensi sui diritti tv e lo stadio. Queste notizie rimbalzano dagli Stati Uniti e vengono interpretate come un tentativo da parte degli acquirenti soci di Unicredit di costruirsi un alibi per tagliare la corda in tempo prima di affrontare impegni finanziari più sostanziosi".