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1. TERZI ATTACK! “CONTRARIAMENTE A QUANTO INIZIALMENTE DICHIARATO (DA MONTI, NDR), LA DECISIONE DI TRATTENERE I MARÒ IN ITALIA É STATA PRESA COLLEGIALMENTE DA TUTTO IL GOVERNO, E NON È STATA FRUTTO DI QUALCHE MIA "INIZIATIVA PERSONALE"” 2. ALTRA BORDATA: “LE MIE RISERVE AL RIENTRO IN INDIA DEI NOSTRI DUE SOTTUFFICIALI LE AVEVO ESPRESSE IN TUTTE LE SEDI DI GOVERNO, ANCHE FORMALMENTE, INSIEME ALLE MIE PREOCCUPAZIONI SULLE GARANZIE CERTE DA OTTENERE DA PARTE INDIANA” 3. IL GIALLO DELL’ELICOTTERO CHE NON PRELEVÒ I MILITARI NELLE ACQUE INTERNAZIONALI 4. RUMORS: IL PIANO B DEL CENTRODESTRA: CANDIDARE TERZI AL POSTO DI ALE-DANNO

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1 - COMUNICATO STAMPA DI GIULIO TERZI DI SANT'AGATA
In molti mi hanno chiesto un commento alle dichiarazioni rese ieri dal Presidente Monti all'aula della Camera. Tali dichiarazioni confermano - contrariamente a quanto inizialmente dichiarato - che la decisione di trattenere i Marò in Italia é stata presa collegialmente da tutto il Governo, e non è stata frutto di qualche mia "iniziativa personale".

TERZI DI SANTAGATA E MARIO MONTI

Tale decisione - frutto di un modificarsi in senso positivo e concreto dello scenario, con la sentenza indiana del 18 gennaio che per la prima volta ammetteva che l'incidente è accaduto in acque internazionali - è stata da me resa pubblica *solo dopo l'approvazione da parte della Presidenza del Consiglio e dei Ministri interessati di un comunicato stampa* e della sua relativa diramazione, ed anche questo comunicato fu elaborato collegialmente.

VIGNETTA BENNY DA LIBERO VICENDA DEI DUE MARO MONTI E TERZI DESTINAZIONE INDIA

Come funzionario dello Stato ligio da 40 anni alle procedure delle istituzioni, non posso che respingere quindi al mittente le accuse di "aver informato" la stampa con eccessivo anticipo, ed è utile sottolineare come io non abbia mai anticipato notizie in modo autoreferenziale tale da influire negativamente sui rapporti con l'India o sulla gestione del dossier Marò.

MARIO MONTI E TERZI DI SANTAGATA A NEW YORK jpeg

Le mie riserve al rientro in India dei nostri due sottufficiali Massimiliano Latorre e Salvatore Girone - ai quali va nuovamente la mia piena solidarietà - le avevo espresse in tutte le sedi di Governo, *anche formalmente*, insieme alle mie preoccupazioni sulle garanzie certe da ottenere da parte Indiana.

TERZI E MARO

Aggiungo, dato che molti mi hanno chiesto lumi in proposito, che ho annunciato pubblicamente le mie dimissioni, atto che ritengo *legittimo* in democrazia, in occasione della mia audizione alla Camera, non per perseguire chissà quale finalità personale, ma perché trattandosi di una vicenda che mi ha coinvolto a livello istituzionale e personale, ho ritenuto proprio in quel momento - per rispetto delle verità che stavo riferendo in Parlamento, massima sede delle Istituzioni democratiche - che si rendesse per me *impossibile* proseguire nel mio impegno di Governo.

Spero con questa dichiarazione ufficiale di aver chiarito ogni aspetto della vicenda: ciò che ho fatto potrà piacere a molti e dispiacere ad altrettanti, ma di una cosa mi permetto di essere certo: ho fatto ciò in cui credevo, rispondendo solo alla mia coscienza.

IL MINISTRO TERZI A KOCHI CON I DUE MARO

2. COMUNALI, IL PIANO B DEL CENTRODESTRA: CANDIDARE TERZI AL POSTO DI ALEMANNO
http://www.romatoday.it/politica/elezioni/comunali-roma-2013/giulio-terzi-sindaco-di-roma.html


Politica e calciomercato. Sono queste le uniche due ‘discipline' in campo giornalistico in cui i ‘si dice', i ‘si pensa', i ‘si sussurra' valgono spesso quasi - se non quanto - le notizie. E stavolta il ‘si dice' che viene da Roma è di quelli da far saltare sulla sedia.

Massimiliano Latorre e Salvatore Girone

Giulio Terzi potrebbe essere il prossimo candidato sindaco di Roma per il centrodestra al posto di Gianni Alemanno. Proprio così. Il ministro degli Esteri ‘tecnico' che si è appena dimesso dalla Farnesina per forti contrasti con il governo Monti sul caso dei Marò si è detto disponibile a collocarsi politicamente in quello spazio che c'è a destra del centro di cui, fino a pochi giorni fa, era parte ‘tecnicamente' integrante.

DANIELE MANCINI TRA SALVATORE GIRONE E MASSIMILIANO LATORRE jpeg

Terzi tornerebbe così ‘a casa', in quella destra in cui è cresciuto nella prima metà degli anni '70 non appena giunto a Roma dalla sua Bergamo (via Milano per gli studi). Terzi sarebbe quindi la carta da giocare per il Pdl e per quel pezzo di ex An che dal Pdl è uscito (Rampelli e Meloni ‘romanamente' parlando) per ricompattare l'emisfero di destra della Capitale.

I DUE MARO GIRONE E LATORRE

Il piano è semplice. Alemanno è in queste ora con un piede di qua e uno di là. La sua ricandidatura come sindaco è appesa a un filo. O meglio, a un filobus... L'inchiesta che ha già travolto la ‘sua' Eur, quella di Mancini e co., potrebbe indurlo a lasciare la corsa.
In questo caso il centrodestra capitolino, o meglio, la destra capitolina (visto che nella città eterna pesano più gli ex An che gli ex Forza Italia) virerebbe in maniera convinta sull'ex titolare della Farnesina. Diversi e molteplici i motivi. Ne scegliamo uno di ampio respiro per spiegare il ‘piano'.

I DUE MARO LATORRE E GIRONE

Terzi nelle ultime settimane, schierandosi in maniera chiara e convinta dalla parte di chi mai e poi mai avrebbe voluto rimandare i marò in India, ha riconquistato simpatie in quello che è storicamente il suo emisfero politico naturale.

Non è un caso che al momento della sua nomina come ministro degli Esteri la stampa politica si è detta sorpresa della sua scelta di mettersi ‘al centro'. In fondo il suo mentore diplomatico è un uomo di destra, Umberto Vattani (padre di quel Mario Vattani finito nel caos per il concerto ‘nazirock' e da Terzi ripreso come farebbe uno zio premuroso con suo nipote), mentre il suo riferimento politico è sempre stato Gianfranco Fini, tanto che fu proprio Terzi la mente di quel viaggio di Fini in Israele per ‘riappacificare' Alleanza nazionale con il mondo ebraico. Salvo poi allontanarsi dall'ex presidente della Camera al momento del suo strappo con quel Berlusconi che lo aveva nominato ambasciatore proprio in Israele.

I DUE MARO' - ILLUSTRAZIONE DI KOEN IVENS

Finita così l'esperienza ‘tecnica', malvisto l'asse Monti-Casini-Fini, Terzi ha deciso cosa fare da grande. E lo ha deciso sulla vicenda dai Marò: posizionarsi a capo di coloro che vorrebbero il pugno duro con l'India, con quelli che "i nostri militari non si toccano" perché "sono l'orgoglio del nostro paese".

E così, con un Alemanno in forte difficoltà e un voto ‘militare' che a Roma conta e conta tanto - basti considerare a quanti, tra Esercito, Marina, Arma, etc, oggi voterebbero a occhi chiusi per il "difensore dei nostri militari" - Terzi è stato visto immediatamente come il nome giusto per il "Piano B" che in tanti, Fratelli d'Italia in testa, vorrebbero in realtà come "Piano A".

GIAMPAOLO DI PAOLA E GIULIO TERZI

Terzi al posto di Alemanno, quindi. Fantapolitica in tempi elettorali come si parla di Fantamercato in tempi di calcio d'estate? Forse. Ma, almeno stavolta, ad alimentare le chiacchiere non sono stati i giornalisti ma direttamente il presidente del Consiglio Mario Monti che, riferendo alla Camera sul caso marò e sulle dimissioni del ‘suo' ministro degli Esteri, ha attaccato: "L'obiettivo delle dimissioni di Terzi è volto a conseguire altri risultati che magari nei prossimi tempi diventeranno più evidenti". E "nei prossimi tempi" l'evento politico più importante all'orizzonte è proprio la corsa al Campidoglio.


3. IL GIALLO DELL'ELICOTTERO CHE NON PRELEVÒ I MILITARI NELLE ACQUE INTERNAZIONALI
Francesco Grignetti per "La Stampa"

gianni alemanno

«I l ministro della Difesa, l'ammiraglio Giampaolo Di Paola, è stato bravissimo nel cancellare le tracce. Ma a me risulta, l'ho detto in Aula due giorni fa, e il governo non mi ha smentito, che la decisione di far entrare la nave dei marò nelle acque territoriali indiane è stata condivisa tra l'armatore civile e il cosiddetto Com, il Centro operativo della Marina». Così sostiene Fabrizio Cicchitto, l'ex capogruppo del Pdl, in predicato di divenire presidente del Copasir, il comitato di controllo sui servizi segreti.

UMBERTO VATTANI

«Si è sempre lasciato nel vago - insiste Cicchitto - di chi sia stata la responsabilità di quella inversione di rotta. Da quanto mi risulta la Marina, cioè la Difesa, ha la sua parte di responsabilità».

Denuncia clamorosa, quella di Cicchitto. In effetti il governo ha sempre rimarcato che la Enrica Lexie è stata attirata in porto con l'inganno. Di nuovo ieri, Monti ha ricordato il tranello.

Fini al Muro del Pianto

Un tranello c'è stato di sicuro: la Guardia costiera dell'India chiese alla petroliera di entrare in porto per collaborare al riconoscimento di alcuni presunti pirati. Invece arrestarono i nostri militari. E da quel momento la vicenda è precipitata sempre più su un piano inclinato. Ma c'è stata corresponsabilità nella decisione fatale? Il Centro operativo della Marina a cui accenna Cicchitto si trova nei bunker di Santa Rosa, alle porte di Roma. Da lì segue i movimenti della nostra flotta fin dai tempi della Seconda guerra mondiale. Nella sua nuova veste, supertecnologica, stato inaugurato il 19 gennaio 2012, circa un mese prima del giorno tragico in cui furono uccisi i due pescatori indiani.

Casini e Fini

Quel giorno, il ministro Di Paola ebbe proprio a ricordare «l'importanza del ruolo svolto dalle Forze Armate per la sicurezza nazionale e internazionale» riferendosi, nel dettaglio, «alla lotta alla pirateria con gli importanti risultati messi a segno nell'Oceano Indiano da Nave Grecale e alle operazioni in Libia».

1 ammiraglio giampaolo dipaola

Fu dunque la Marina militare a mandare i due marò tra le fauci agli indiani? Una fonte militare che chiede l'anonimato rivela un particolare che potrebbe essere rivelatore: «Quel giorno, come ormai sappiamo tutti, la petroliera si trovava fuori dalle acque territoriali indiane. Fu invitata a invertire la rotta, come fece, e impiegò oltre due ore per arrivare in porto. In area c'era una nostra nave, la Grecale, in servizio di antipirateria. Sarebbe bastata mezz'ora di elicottero per raggiungere la Enrica Lexie e prelevare i due marò. Così, a scopo precauzionale, per non rischiare quel che poi puntualmente è accaduto... Invece non è stato fatto nulla. Il nostro elicottero non è mai partito. Anzi, la petroliera con i due marò a bordo e con tutte le armi è stata tranquillamente spedita in India. E ora stiamo qui, da oltre un anno, a piangerci addosso per quella ingenuità».

 


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