1. VADE RETRO PROF: MONTI FA INCAZZARE PDL E MONTEZUMA
Marco Galluzzo per "Il Corriere della Sera"
«Una vergogna, cacciamolo dal Senato, non è degno di essere senatore a vita, d'ora in poi nessun patto e nessuna alleanza possibile con lui e con il partito». Fulmini e saette. Era un nemico, prima. Da ieri è il professore diventato quello che Berlusconi è per mezzo Paese, una sorta di Male assoluto, il nemico numero uno.
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Inizia Berlusconi, prosegue Alfano, a ruota vengono tutti gli altri: Brunetta, Matteoli, la Gelmini. Tutto il Pdl contro Mario Monti. Che ha fatto? Ha detto, anzi si è vantato, di non aver fatto vincere il Cavaliere: se non ci fosse stato lui, ha scritto nella sua lettera di ieri al Corriere, l'ex premier avrebbe vinto la Camera, forse l'intera tornata elettorale e si sarebbe preso persino il Quirinale.
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La rivendicazione non è piaciuta: «Cacciamo Monti dal Senato, Monti senatore a vita immeritatamente si dimetta», dice Berlusconi di primo mattino, letteralmente inviperito. Ma non è solo quello che ha detto il premier dimissionario al Corriere, Monti «ha fatto una figura vergognosa sulla vicenda marò, ha sbagliato tutto: hanno fatto tutto di testa loro. Non ci hanno chiesto nulla. Per questo si devono dimettere in gruppo».
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Il passaggio della lettera di Monti che brucia di più, in casa Pdl, è quello che Angelino Alfano interpreta in questo modo: «Lui ritiene, in sostanza, che sia scandaloso che noi possiamo partecipare alla formazione del governo e all'elezione del presidente della Repubblica». Conclusione, con Monti «mai più!», per di più dopo aver visto come ha gestito, con «gravissime responsabilità» la vicenda dei marò e la battaglia legale con l'India.
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Concetto che Renato Brunetta riprende nel pomeriggio, alla Camera, poco dopo l'intervento sulle politiche europee del presidente del Consiglio: «Signor presidente del Consiglio dimissionario in carica per gli affari correnti, professor Monti, con una certa qual dose di masochismo mi sono imposto di ascoltarla bene quest'oggi, ma il suo dire è stato del tutto esoterico, incomprensibile, senza capacità di parlare alla gente, intriso di lessico europeo incomprensibile ai più». Conclusione: «Le abbiamo votato 55 fiducie e lei ci ripaga in questo modo».
Insomma dopo Alfano, anche Brunetta: «Con lei, mai più».
Di fronte a tanta invettiva Monti si schermisce: all'ingresso di Palazzo Madama gli viene chiesto cosa ha da rispondere a Berlusconi. «Non l'ho sentito», ovvero non ho letto cosa ha detto il Cavaliere e se lo avessi fatto non avrei voglia di commentare.
Fra le poche repliche, o difese, quella del capogruppo di Scelta civica, Lorenzo Dellai, diretta al collega del Pdl Renato Brunetta: «Sarebbe meglio se il capogruppo del partito che ha retto le sorti del Paese fino al 2011, anziché far ricorso alla dote del masochismo, facesse ricorso alla dote dell'umiltà e dell'assunzione di responsabilità verso il Paese».
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Una responsabilità che Bersani evoca nel suo messaggio al partito di Monti: «Noi non chiediamo a nessuno l'impossibile», chiediamo «a Scelta civica di avere un'intesa». Replica Benedetto Della Vedova: «Siamo disponibili a discutere di un esecutivo che abbia chiarezza sulle riforme e che abbia i numeri».
2. MONTEZEMOLO FRENA IL PROF: NIENTE BARATTI E GOVERNICCHI
Aria di crisi nel matrimonio (d'interessi) Monti-Montezemolo. Dalle parti del presidente della Ferrari c'è malcontento. E traspare chiaramente nell'editoriale non firmato, pubblicato domenica, sul sito dell'associazione (ItaliaFutura) che fa capo proprio a Montezemolo, e che alle elezioni politiche ha appoggiato Scelta Civica, salvo poi defilarsi almeno dopo lo scrutinio.
Critiche a viso aperto a qualsiasi ipotesi di «governicchio » a guida Bersani, contrapponendo la riflessione, che suona come un ultimatum, che all'Italia, soprattutto in questo momento, serve un «patto» chiaro con il Popolo della Libertà. Certo, in Scelta Civica un po' di confusione c'è.
Ciascuno sembra marciare per conto proprio. I due capigruppo, Mario Mauro (Senato) e Lorenzo Dellai (Camera), spiegano - in due interviste distinte e un po' criptiche - che l'ipotesi di sostenere un governo Bersani «non è una strada preclusa».
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ItaliaFutura teme sia per la solidità di un futuribile governo con numeri tanto limitati, che per le "voci" che danno per fatto un accordo con il Pd (a caccia di voti), per portare proprio il leader Mario Monti al Quirinale. Il monito del montezemoliani è netto: «Senza i voti di Scelta Civica il "piano A" di Bersani non potrà vedere la luce», avverte il sito ItaliaFutura.
Piuttosto, all'Italia serve un «governo di scopo» basato su un «trasparente patto politico con il Pdl e con altre forze disponibili». E indica anche i paletti indispensabili per questo governo che (se nascerà) sarà comunque a "tempo determinato": riforma della legge elettorale; taglio dei costi della politica; la fine del bicameralismo perfetto; il pagamento dei debiti della Pa. Insomma, «generici proclami» a parte, i supporter di Montezemolo esigono da Scelta Civica «una posizione più chiara e netta».
ItaliaFutura è intenzionata a dare battaglia, non solo in Parlamento - in attesa di formare un governo - ma dentro la coalizione, soprattutto temendo che il premier uscente, uscito sconfitto nella corsa per Palazzo Madama, punti oggi a barattare il pacchetto di voti del movimento per dare la scalata alla presidenza della Repubblica.