Giordano Stabile per "la Stampa"
I RESTI DEL SUPER ELICOTTERO CADUTO AD ABBOTTABADUn blitz telecomandato dall'alto. Da aerei senza pilota ed elicotteri «invisibili» che entrano senza problemi nello spazio aereo «nemico», sorvegliano la zona e inviano immagini e filmati in diretta agli uomini a terra. Con la sala comando, a migliaia di chilometri di distanza che segue tutto in tempo reale e manda ordini passo dopo passo. Una battaglia ad altissima intensità tecnologica, l'apice di un processo cominciato in Iraq a metà degli Anni Duemila, e applicato in vasta scala in Pakistan e Afghanistan dal 2009 in poi.
I dati salienti dell'operazione ad Abbottabad, soprattutto lo stream, il flusso continuo di informazioni in tutte e due le direzioni, sono stati enfatizzati dalla stessa Casa Bianca, che ha lasciato trapelare abbondantemente la soddisfazione non solo per il più importante colpo anti-terrorismo della storia ma anche per il salto tecnologico che distanzia tutti i diretti concorrenti.
COME FUNZIONANO GLI ELICOTTERI HI TECHRestano i «misteri», i dettagli sulle tecnologie utilizzate, tenuti naturalmente segreti. Non del tutto però, perché uno degli elicotteri «invisibili» ha avuto un guasto e le forze speciali americane, nei minuti concitati del blitz, non sono riuscite a distruggerlo completamente. Le foto dei rottami sono già studiate dagli esperti militari di tutto il mondo.
«Assomiglia moltissimo a un progetto messo da parte nel 2004 - spiega Andrea Nativi, direttore della Rivista italiana di difesa -. Era il Comanche, l'elicottero invisibile che doveva equipaggiare l'esercito americano. Hanno portato avanti il progetto, è chiaro, solo per pochi esemplari da dare alle forze speciali. Senza far trapelare nulla, in questo sono stati molto bravi». Meno nel distruggere le «prove». Dal relitto si capisce che il super-elicottero è un Sikorsky UH-60 Black Hawk modificato e in grado di volare di notte senza farsi vedere né sentire finché non si trova sopra l'obiettivo.
BARACK OBAMA«Il progetto - continua Nativi - prevedeva la riduzione di quello che in gergo si chiama "segnatura" in tutti e quattro gli spettri della visibilità: ai radar, agli infrarossi, all'udito e alla vista». Come negli aerei la sagoma è stata appiattita, le superfici inclinate (i gradi sono stabiliti da programmi matematici tenuti segretissimi) e coperte dalla speciale vernice argento azzurrina che assorbe e neutralizza le onde dei radar.
«Ma negli elicotteri c'è un problema in più rispetto agli aerei - puntualizza Nativi -. Le pale dei rotori: fanno rumore e sono difficili da mimetizzare. Di sicuro hanno utilizzato uno speciale software che permette di ridurre e coordinare le rotazioni al momento voluto, per rendersi il più discreti possibile».
obamaNon tanto da ingannare le guardie del corpo di Bin Laden piazzate sui tetti, ma ormai gli elicotteri erano a poche centinaia o decine di metri e uno è stato colpito e danneggiato probabilmente da una granata. Altri però sorvegliavano la zona da distanza di sicurezza con le telecamere di bordo e inviavano le immagini, con una «definizione impressionante», agli uomini del commando. Come nel blitz che portò all'uccisione del leader di Al Qaeda in Iraq, Abu Musab Al Zarqawi, 2006. Allora era un aereo senza pilota Predator a mandare i filmati che guidarono le forze speciali fino all'obiettivo.
obamaIn Iraq, però, come in Afghanistan, gli americani hanno il controllo assoluto dello spazio aereo. Il Pakistan non è uno Stato a sovranità limitata. Alleato, certo, ma così poco affidabile da non essere avvertito del blitz. Quindi i velivoli sono entrati senza farsi intercettare dai radar. Anche, eventualmente, i Predator che volteggiavano a quote più alte degli elicotteri. Esiste anche un «Predator invisibile»? Probabilmente uno modificato, o «riverniciato» ad hoc, sì, tenuto conto che già l'originale «ha una bassa "segnatura" ai radar».
Obama e il Consigliere per la sicurezza nazionale Tom DonilonAP resizeAl quel punto la situazione del campo di battaglia, ripresa dall'alto e da più vicino, è stata inviata ai commando. Che potevano vederla, e qui si va nel campo delle ipotesi, o su display simili a piccoli monocoli piazzati sugli elmetti, o su aggeggi tipo i-Pad, solo più piccoli. Un eventuale ostacolo, o nemico, nascosto dietro un muro, veniva scoperto immediatamente. Sia dai militari sul posto che dai comandanti al quartier generale, a migliaia di chilometri, perché i dati, attraverso un satellite, potevano raggiungere qualsiasi posto al mondo.
Il quartier generale poteva così dare ordini estremamente dettagliati, minuto per minuto. Un risvolto della guerra tecnologica che piace poco ai soldati sul campo e agli ufficiali «vecchio stile». E toglie anche un po' di aura eroica alle «operazioni speciali». Ma, come ha commentato il generale americano in pensione David Deptula, sostenitore dell'intelligence tecnologica, «è il modo con cui si fa la guerra oggi, e se non ti piace vuol dire che sei nel posto sbagliato».