Maurizio Molinari per "La Stampa.it"
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Gli Stati Uniti rafforzano la difesa antimissile nello scacchiere del Pacifico, dimostrando di prendere sul serio le minacce di attacchi da parte della Corea del Nord. È il ministro della difesa, Chuck Hagel, ad annunciare la decisione di destinare un miliardo di dollari per aumentare il numero dei missili intercettori da 30 a 44 entro il 2017. Tutti i nuovi 14 vettori saranno posizionati in silos nella base di Fort Greely, in Alaska, dove ve ne sono già 26, mentre altri 4 si trovano nella Vandenberg Air Force Base della California.
L'espansione dello scudo anti-missile include anche la realizzazione di un radar di ultima generazione in Giappone, a cui spetterà di «illuminare» i missili per consentire agli intercettori di colpirli. Il Pentagono ha deciso di procedere in tale direzione sulla base dei risultati dei recenti test svolti dalla Corea del Nord che hanno dimostrato notevoli progressi non solo nella realizzazione di ordigni nucleari ma anche di vettori intercontinentali progettati per colpire gli Stati Uniti.
Il missile classe «Taepodong» di Pyongyang ha una gittata di circa 6000 km e può dunque potenzialmente raggiungere tanto l'Alaska che le isole delle Hawaii. Sebbene gli intercettori americani abbiano durante i test dimostrato un'affidabilità ridotta - colpiscono l'obiettivo solo nel 50 per cento dei casi - non si può escludere che l'ampliamento ordinato porti a un miglioramento del sistema d'arma.
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La Nord Corea vede nelle mosse dell'amministrazione Obama una conferma della propria pericolosità, di cui va orgogliosa. «Stiamo dimostrando agli americani che non siamo dei polli come l'Iraq e la Libia» scrive il «Rodong Sinmun», giornale del partito comunista.
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Finanziare l'ampliamento dei silos nonostante i pesanti tagli al bilancio della Difesa - 46 miliardi di dollari solo nell'anno corrente - obbliga Hagel a rivedere gli stanziamenti per lo scudo antimissile in Europa: le batterie di intercettori in Polonia e Romania verranno realizzate entro il 2018 ma senza l'aggiunta del vettore SM-3 II, come era stato invece programmato. Per illustrare il riassetto strategico, alcuni inviati del Pentagono sono in partenza per Mosca e Berlino al fine di condividere le valutazioni sul riarmo di Pyongyang.
Sebbene l'amministrazione Obama sottolinei che alla radice della decisione vi sono i recenti test nordcoreani, lo scudo che nascerà sul Pacifico appare destinato a mutare l'equilibrio strategico fra Washington e Pechino diventando una protezione di fatto anche dal rischio - al momento puramente teorico - di minacce balistiche da parte delle forze armate cinesi.
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