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1- CHE CI FA UN POLLO (ENRICO BONDI) IN MEZZO ALLE MUCCHE PARMALAT? QUALCUNO AVVISI IL SETTANTASETTENNE MANAGER ARETINO CHE BERLUSCONI SI È VENDUTO L’ITALIANITÀ DELL’AZIENDA DI COLLECCHIO IN CAMBIO DELLA NOMINA DI DRAGHI A FRANCOFORTE (IL POLLO DI AREZZO AVEVA IN CASSA AVEVA 1,4 MILIARDI DI LIQUIDITÀ. MA SI È MESSO NELLE MANI DI INTESA E PASSERA CHE LO HANNO MENATO IN LUNGO E IN LARGO, PRIMA FACENDOGLI INTRAVEDERE LA DISPONIBILITÀ DI UNA CORDATA CON LUCHINO E I SUOI COMPAGNI DI MERENDA, POI DI UN’ALTERNATIVA CON FERRERO, GRANAROLO E LE COOPERATIVE) 2- OGGI TRAMONTA ’O GUARGUAGLONE E PER FESTEGGIARE LA MOGLIE DOMINATRIX MARINA GROSSI DA VIA LIBERA ALL’ASSUNZIONE DEI FIGLI DI DECINE DI MANAGER PREPENSIONATI ALESSANDRO PANSA AFFIANCA IL NUOVO COMANDANTE SUPREMO GIUSEPPE ORSI. CHE AVRÀ DELEGHE MOLTO AMPIE GRAZIE A MARONI E ALLA MOGLIE DI BOSSI E A PIERFURBY 3- BRUNETTA FUORI CONTROLLO: COME CERTI MATTI, ORMAI È IN FISSA CONTRO LA SINISTRA 4- DITE A BEBè BERNABè CHE A COPACABANA C’è LUCA LUCIANI CHE ASPETTA LA NOMINA

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1- OGGI TRAMONTA GUARGUAGLINI
Alle 10,30 in punto era già piena la sala romana del centro convegni "Matteo Ricci" dove è iniziata l'Assemblea di Finmeccanica che segna l'inizio di una nuova epoca per il Gruppo nato nel marzo del 1948.

PIERFRANCESCO GUARGUAGLINI E MOGLIE MARINA GROSSI

Oggi è il giorno in cui il comandante supremo Pierfrancesco Guarguaglini dovrà cedere la maggior parte del suo potere a Giuseppe Orsi, il 66enne ingegnere piacentino che dal 2004 ha guidato la società degli elicotteri Agusta Westland. È un passaggio di consegne tra due comandanti perché anche Orsi può fregiarsi di questo titolo che gli è stato conferito nel giugno dell'anno scorso dalla regina di Inghilterra in una cerimonia a Roma dove l'ambasciatore britannico gli ha appuntato l'onorificenza di Comandante dell'Ordine dell'Impero Britannico.

Quello però era un titolo simbolico rispetto alle deleghe pesanti che oggi gli saranno riconosciute durante un'Assemblea che si preannuncia molto animata. È probabile che molti azionisti (soprattutto quelli piccoli che rompono i coglioni per vocazione professionale) vorranno saperne di più sulle vicende giudiziarie che senza toccare direttamente il Guargua hanno chiamato in causa la moglie Marina e il suo braccio destro Lorenzo Borgogni.

Elicottero presidenziale Us101 Agusta Westland

Ad eccitare la curiosità è arrivato stamane nelle edicole il giornale "Finanza e Mercati" che spara in prima pagina la notizia sull'intenzione di Marina Grossi di dare via libera all'assunzione dei figli di decine di manager prepensionati. Rispetto a ciò che sta accadendo nel mondo e in Italia forse questa notizia non meritava tanto rilievo, ma è la spia di una polemica che dura da mesi sull'irriducibile signora che non ha voluto fare un passo indietro nemmeno dopo le pressioni del Tesoro.

Peraltro va detto che l'assunzione dei figli dei dirigenti è una prassi in uso da tempo nelle grandi aziende pubbliche, e in genere scatta quando i padri che vi lavorano decidono di lasciare il posto ai loro eredi.

Nel clima infuocato di Finmeccanica tutto fa brodo, ma ciò che interessa di più agli azionisti forti, primo fra tutti il ministero di Giulietto Tremonti, è capire che cosa succederà dentro la corazzata di piazza Monte Grappa. Per quanto riguarda l'organigramma i giochi sono fatti.

Da settimane il direttore generale Giorgio Zappa, il barbuto manager che godeva dei favori di Bersani e D'Alema, ha già svuotato i cassetti; al suo posto arriverà Alessandro Pansa, figlio del noto giornalista, 49 anni, una laurea alla Bocconi e un curriculum dove spiccano 15 anni di lavoro nella finanza dentro realtà come Euromobiliare, Lazard, e altre società pubbliche e private.

Guarguaglini e Lorenzo Borgogni

Dal luglio 2001 il giovane Pansa, che oltre alla lettura predilige l'alpinismo e la bicicletta, ha assunto la carica di direttore finanziario di Finmeccanica, ed è con queste credenziali che si appresta ad affiancare il nuovo comandante Orsi. Quest'ultimo avrà deleghe molto ampie perché sembra che nella trattativa finale a Guarguaglini siano rimasti le strategie e gli affari internazionali, mentre le relazioni esterne e la comunicazione passeranno nelle mani del neo-amministratore delegato.

Sembra infatti che Orsi si porterà da Agusta Westland il fidato collaboratore Marco Conte che avrà il compito di tenere anche le relazioni istituzionali e politiche. Tra queste relazioni una cura particolare sarà rivolta ai rapporti con i "barbari" della Lega e con l'Udc di Pierfurby Casini che, secondo voci raccolte nei corridoi di via XX Settembre, si sono battuti con forza per la poltrona del manager piacentino.

È quindi sbagliato collocare il nuovo comandante soltanto in quota Lega dove a caldeggiare la sua nomina davanti a un Tremonti che nel rush finale si è lavato le mani, sono stati soprattutto la moglie di Bossi e Roberto Maroni, il ministro di Varese, la città dove Agusta Westland opera da tempo.

GIULIETTO TREMONTI CON BOTTA DI SONNO_5

Oltre all'organigramma, che una volta definito nei dettagli vedrà riempirsi le caselle di manager leghisti, la curiosità dell'Assemblea è rivolta oggi alle strategie complessive del Gruppo nel medio e lungo termine. E qui il discorso diventa davvero interessante perché al di là dei messaggi armoniosi che trapelano dai piani alti di piazza Monte Grappa, corrono due interpretazioni meritevoli di attenzione.

Secondo una prima versione Guarguaglini e Orsi sarebbero d'accordo nel difendere l'unitarietà del Gruppo per non compromettere la forza di un colosso che con 73mila dipendenti realizza in decine di Paesi un fatturato poco al di sotto dei 20 miliardi.

Accanto a questa versione circola la tesi dello "spacchettamento", cioè della cessione di alcuni rami aziendali ad entità italiane e straniere. Il pensiero va alle riserve che sarebbero state formulate anche negli ambienti del Tesoro sull'acquisto dell'americana DRS, la prima azienda nel campo della difesa comprata da Finmeccanica nel maggio 2008 per 5,2 miliardi di dollari.

Non c'è dubbio che l'idea di mettere le mani su qualcuno dei gioielli più pregiati di Finmeccanica fa gola a molti investitori internazionali tra i quali il Fondo Carlyle della famiglia Bush che in Italia ha come suo rappresentante Marco De Benedetti, figlio del Carletto che, attraverso i suoi giornali, ha sparato palle incatenate sul Guargua e sulla moglie.

PIERFRANCESCO GUARGUAGLINI Giorgio Zappa - copyright Pizzi

Non è quindi un caso che il 74enne manager di Castagneto Carducci abbia voluto tenersi strette le deleghe per le strategie e gli affari internazionali, ma nessuno pensa che il comandante dell'Ordine Britannico, Giuseppe Orsi, voglia sposare l'ipotesi di una frantumazione di quello che insieme all'Eni è l'ultimo impero industriale italiano.


2- CHE CI FA IL POLLO BONDI IN MEZZO ALLE MUCCHE? DITE AL MANAGER DI COLLECCHIO CHE BERLUSCONI SI È VENDUTO L'ITALIANITÀ DI PARMALAT IN CAMBIO DELLA NOMINA DI DRAGHI A FRANCOFORTE

Il latte di Parmalat si è inquinato di batteri politici.

A metterci le mani è stato soprattutto il Governo che con interventi protezionistici sta ancora cercando di bloccare la scalata dei francesi di Lactalis. Eppure il premier birichino di Arcore si è impegnato davanti a Sarkozy in maniera inequivocabile quando ha definito "non ostile" l'assalto del colosso straniero.

Alessandro Pansa

Adesso c'è ancora chi vorrebbe rimettere in discussione l'operazione chiedendo a Goldman Sachs e ad alcuni studi legali di valutare la congruità dell'offerta francese ignorando che Berlusconi si è venduto l'italianità di Parmalat in cambio della nomina di Draghi a Francoforte.

Sono conati che probabilmente non porteranno a nulla anche se la Consob chiederà a Lactalis di alzare il velo sui suoi bilanci e sulla proprietà lussemburghese che è sconosciuta anche a Parigi.

In questo scenario da convulsioni finali c'è un uomo che sembra aver perduto più di altri il senso delle cose: è Enrico Bondi, il manager aretino dalle occhiaie profonde che dopo aver lavorato in Montedison e in Telecom, è stato chiamato a salvare il gruppo di Collecchio. In una delle rare interviste, concessa alcuni anni fa, il chimico Bondi dichiarò la sua passione per le "Lezioni americane", il libro che raccoglie le sei lezioni pronunciate nell'85 da Italo Calvino.

Tra queste si ricordano la leggerezza, la rapidità, la visibilità e l'esattezza. Ora è il caso di dire che sulla "rapidità" Bondi è caduto come un pollo perché non ha capito assolutamente nulla di ciò che stava accadendo dentro Parmalat. In cassa aveva 1,4 miliardi di liquidità, una cifra imponente che avrebbe potuto consentirgli di mettere in piedi un piano industriale (magari alleandosi con altri produttori italiani) in modo da creare a Collecchio un fortilizio bianco e invulnerabile.

GIUSEPPE ORSI

Si è messo nelle mani di IntesaSanPaolo e di Corradino Passera che lo hanno menato in lungo e in largo, prima facendogli intravedere la disponibilità di una cordata con Luchino e i suoi compagni di merenda, poi di un'alternativa con il povero Ferrero, Granarolo e le cooperative.

Un uomo attento come il 77enne manager aretino avrebbe dovuto sapere che in Italia il capitalismo straccione non è in grado di mettere sul piatto i 3 miliardi di euro che aggiunti agli 1,5 disponibili nelle sue casse, avrebbero salvato lo yogurt dai batteri stranieri e da quelli dei protezionisti governativi.

Umberto Bossi e sua moglie Manuela Marrone

Adesso si comincia a parlare con insistenza dell'uomo che potrebbe sostituire Bondi al vertice del Gruppo e il nome che corre è quello di Luigi Gubitosi, il manager napoletano, classe 1961, che una settimana fa ha lasciato Wind nelle mani del faraone Sawiris e dei russi di Vimpelcom.

Il profilo di Gubitosi piace alle banche che ricordano le sue esperienze di circa 20 anni nel Gruppo Fiat e la rete dei rapporti che arrivano fino al Vaticano e all'Opus Dei. Si tratta di vedere se i francesi di Lactalis per salvare la faccia dell'italianità e pagare un contentino al governo inutilmente protezionista, sono disponibili a dare semaforo verde al napoletano che, dopo la laurea all'Università di Napoli, ha preso il master a Fontainebleau.

Roberto Maroni


3- BRUNETTA FUORI CONTROLLO: COME CERTI MATTI, ORMAI è IN FISSA CONTRO LA SINISTRA

Ormai è chiaro che Renatino Brunetta, come tanti colleghi di governo e del Parlamento, legge avidamente Dagospia.

Ieri quel sito disgraziato ha messo il dito sul delirio che in molte occasioni ha portato il figlio dell'ambulante veneto ha bacchettare la sinistra con epiteti vergognosi. In particolare è stata ricordato il suo exploit del settembre scorso a Cortina quando aveva parlato di "sinistra di merda, che vada a morire ammazzata" (parole che avevano rizzato le corna degli stambecchi ampezzani e avevano fatto sussultare perfino la bella Titti, compagna e badante del ministro).

PIER FERDINANDO CASINI

Per tutta risposta il premio Nobel mancato oggi ritorna a battere il ferro della polemica in un'intervista delirante dove il concetto di fondo è che la sinistra gli fa schifo "perché mi sento moralmente superiore a lei". In un'intera pagina Renatino definisce i vari Bersani, D'Alema e Fassino mestieranti della politica "camaleonti, transfughi, paguri, come quegli animali che non avendo una casa propria si infilano in quella degli altri sotto la sabbia o nelle conchiglie".

E aggiunge: "vogliono il potere ma non riescono ad ottenerlo così sono disposti ad allearsi con il diavolo, proteggono le rendite parassitarie, i fannulloni della PA e i baroni delle università. È una sinistra che mi fa leggermente schifo".

MARCO DE BENEDETTI E PAOLA FERRARI

Il giornalista Tommaso Montesano cerca di arginare il fiume in piena con una certa delicatezza e gli ricorda che anche nel centrodestra i vizi privati non mancano, ma al riferimento sul caso Ruby il napoleonico economista ricorda il silenzio sui presidenti del Consiglio democristiani notoriamente gay.

Prima che arrivi la Croce Verde qualcuno dovrebbe ricordare al povero Brunetta che sta commettendo lo stesso errore imputato da anni dalla destra alla sinistra snob, fannullona e pagura, che in molti casi ha rivendicato una superiorità intellettuale e morale.

Repetita non juvant.

Berlusconi e Sarkozy al vertice Italia Francia di Villa Madama


4- LUCA LUCIANI SI CHIEDE CHE COSA ASPETTANO A NOMINARLO DIRETTORE GENERALE PER LE SOCIETÀ DI TELECOM IN AMERICA LATINA

Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che sotto un ombrellone della spiaggia di Copacabana a Rio de Janeiro, il manager di Telecom Luca Luciani sta guardando l'orizzonte con gli occhi pieni di tristezza.

Ieri sono usciti i risultati di Telecom Argentina che nel primo trimestre ha quadruplicato l'utile con una crescita del 53% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Il povero Napoletone si chiede a questo punto che cosa aspettano a nominarlo direttore generale per le società di Telecom in America Latina".

 


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