1- PARLA BRUNETTA: CHIAMATE LA CROCE VERDE!
Renatino Brunetta sta invecchiando.
Il figlio dell'ambulante veneto che fin da piccolo ha studiato da premio Nobel ha solo 61 anni, ma continua a ripetere le stesse cose con l'insistenza tipica di chi ha raggiunto la terza età. L'aggressività che aveva dimostrato nei confronti del nemico Giulietto Tremonti è rientrata con atti di sottomissione palesi perché forse si è reso conto che tra lui e il supponente tributarista di Sondrio non c'è più partita.
Le classifiche che fino a un anno fa lo vedevano ai primi posti nell'indice di gradimento dei ministri lo trovano scaraventato nelle ultime posizioni perché al di là dell'intenzione di rivoluzionare l'Italia con le tecnologie digitali, forse Brunetta ha preso atto che cambiare la pelle all'amministrazione pubblica è un'impresa per la quale ci vogliono soldi e una cultura oggi del tutto assente.
RENATO BRUNETTA RENATA POLVERINI - copyright PizziDiceva Einstein che "la follia è fare sempre le stesse cose e pretendere che abbia effetti diversi", e nel caso del turbolento ministro le parole del "vero" premio Nobel sembrano appropriate perché nella bisaccia del suo cervello si trovano ormai i soliti tormentoni che non provocano alcuna conseguenza.
Uno di questi è l'attacco alla sinistra che Brunetta ha sfoderato anche ieri con quel linguaggio forbito che distingue un accademico da un ignorante: "sento di avere una superiorità morale, culturale, etica e ideologica nei confronti di questa sinistra che mi fa leggermente schifo", così ha detto l'economista di Venezia reiterando un disprezzo che nemmeno il suo collega di governo, il gracile Sacconi, ha più il coraggio di sfoderare.
Ancora una volta il ministro per la Pubblica Amministrazione si lascia andare a pensieri grossolani e tira fuori dalle viscere quell'odio verso la sinistra che aveva già dimostrato in tante occasioni. Nel novembre 2008 parlando ai Circoli del Buongoverno riuniti a Montecatini, aveva attaccato l'Italia dei poteri forti e i fannulloni di sinistra, ma la sua corda di ex-socialista era venuta fuori alla grande il 19 settembre dell'anno scorso quando a Cortina aveva attaccato la sinistra "elitaria e parassitaria" accusandola di preparare un colpo di stato.
SUSANNA CAMUSSO marchionneDavanti alla rinomata coppia Enrico-Iole Cisnetto e a una platea di signore al botulino, era andato ancora più in là parlando di "sinistra di merda", e tra gli applausi entusiasti dei ricchi pensionati aveva esclamato: "vada a morire ammazzata!".
Ieri non ha usato questi toni e nemmeno ha parlato del culturame come fece in un'altra Convention a Gubbio, ma in nome di una superiorità morale, culturale, epica e ideologica di cui si fa modesto interprete, ha ribadito il suo leggero schifo, poi ha balbettato qualche parola su quella riforma della pubblica amministrazione che potrebbe portare a un risparmio di 10/12 miliardi.
Maurizio LandiniLunedì prossimo Renatino si recherà alla Fiera di Roma per tagliare il nastro del Forum PA, la mostra-convegno sulle tecnologie che si tiene da 22 anni. A questa iniziativa il ministro tiene moltissimo e come già ha rivelato Dagospia un paio di mesi fa, ha bombardato le aziende del settore con una lettera pergamenata e di suo pugno nella quale ha sollecitato "un'adesione attiva e propositiva".
Forse per il figlio dell'ambulante veneto questa è una delle ultime occasioni per dimostrare che Einstein aveva torto e che la vecchiaia può aspettare.
2- LA RETROMARCIA DELLA CAMUSSO METTE MARPIONNE CON LE SPALLE AL MURO
Nelle ultime ore il petto e i muscoli di Sergio Marpionne si sono gonfiati e sgonfiati con un ritmo preoccupante.
A renderlo orgoglioso è stato l'annuncio dei risultati di Chrysler che per la prima volta è riuscita a segnare un utile netto di 116 milioni, premessa indispensabile per dimostrare all'amministrazione Usa e alle banche che il ferrovecchio di Detroit può uscire dal tunnel. L'annuncio è stato dato con puntualità studiata insieme ai dati delle vendite in Italia che sono terrificanti e confermano che la quota della Fiat per 13 mesi consecutivi è continuata a scendere.
yaki elkann-largeIl manager dal pullover sgualcito aveva detto poco tempo fa che i dati di aprile sarebbero stati veritieri perché privi degli incentivi che avevano creato un "mercato innaturale". La verità è amara perché quelli saltati fuori sono dati mai così bassi dal '98 e al di sotto di quelli registrati nel 2004 quando l'italo-canadese arrivò al vertice della Fiat. È questa una delle ragioni per cui il petto e i muscoli di Marpionne hanno sussultato, ma c'è un altro motivo per cui il figlio del carabiniere Concezio è rimasto spiazzato.
Warren BuffettLa botta sulla quota di mercato in Italia era prevista mentre del tutto inattesa è stata quella che gli è arrivata da Torino per colpa di Susanna Camusso, la 56enne milanese dal volto tagliato con l'accetta che tra nuvole di sigarette nel novembre scorso ha preso in mano la Cgil.
Per colpa di questa piccola Merkel sindacale ieri la Fiom ha fatto marcia indietro votando sì al referendum sulla fabbrica Bertone di Grugliasco. È stato un autentico colpo di scena motivato dal leader della Fiom Landini e dalla rappresentanza sindacale come una legittima difesa di fronte al ricatto della Fiat che aveva già pronte 1.435 lettere di licenziamento.
Contrariamente a ciò che si può pensare, è probabile che di fronte a questa sorpresa il petto di Marpionne si sia sgonfiato, preso in contropiede in quella strategia di abbandono dell'Italia che è stata mascherata dietro il piano "Fabbrica Italia". Secondo questo piano dai contorni indefiniti e misteriosi la Fiat dovrebbe investire nella Bertone 500 milioni per produrre 50mila Maserati, e qui l'equazione non torna perché secondo gli osservatori più attenti 500 milioni non bastano e 50mila vetture di lusso rappresentano un volume esagerato che va oltre le richieste del mercato.
GIULIO TREMONTILa retromarcia della Fiom mette SuperSergio con le spalle al muro e lo inchioda al rispetto di continuare a produrre in Italia quando - come ha ripetuto più volte - preferirebbe andarsene in Serbia, in Brasile e naturalmente in America. E mentre sta riflettendo sulla sorpresa della Camusso deve tener d'occhio anche il giovane Yaki Elkann che a bordo di una "500" se ne è andato nel Nebraska a trovare Warren Buffett, il miliardario "oracolo di Omaha".
Il giovane presidente della Fiat era in compagnia del cugino Nasi e ha giustificato la sua trasferta (probabilmente organizzata da uno dei figli di Moratti) con la banale motivazione di voler convincere l'81enne miliardario a comprare una "500".
Francamente questa scusa fa ridere e molto più credibile è l'idea che l'ultimo erede della Sacra Famiglia degli Agnelli stia cercando investitori americani per diluire la propria quota del 30% dentro la Fiat.
3- SOTTO IL CIELO DELLA POLITICA IL TICKET TREMONTI-PRODI STA MATURANDO
Tranquilli, non succede niente, il Governo del Cavaliere-birichino non cadrà sulla Libia.
La storia della Repubblica insegna che la politica estera ha sempre provocato rarissimi traumi nella stabilità di Palazzo Chigi e anche questa volta è pronto l'inciucio tra i "barbari" della Lega e il premier che domenica si è addormentato durante la cerimonia a piazza San Pietro.
Il pacchetto dei padani comprende una mozione "costruttiva nella sua superficialità" e alcune garanzie per portare il leghista Salvini a vicesindaco di Milano e l'ex-membro del Csm Brigandì (quello che ha passato al "Giornale" il dossier sulla Boccassini) a sottosegretario.
Sotto il cielo della politica (ecco la frase che piace tanto a Enrichetto Mentana) si affacciano però nuvole pesanti che portano un giornale cauto come "Il Sole 24 Ore" a scrivere oggi: "se anche non ci sarà una crisi di governo c'è un avviso di sfratto per Berlusconi".
Ormai è convinzione diffusa che dopo il 16 maggio la Lega si appresti a dare il benservito al Cavaliere-peccaminoso per spalancare le porte di Palazzo Chigi a Giulietto Tremonti. Di questa intenzione sono consapevoli le truppe del Pdl che attraverso il giornale della famiglia di Silvio hanno sparato palle incatenate nei confronti del ministro dell'Economia.
ROMANO PRODIC'è chi va più in là e parla senza mezzi termini di un ticket dei "professori" che chiuderebbe la parentesi tormentata della Seconda Repubblica con Giulietto a Palazzo Chigi e Prodi al Quirinale. Quest'ultimo non è affatto sparito dalla circolazione e oltre a un'intensa attività privata fatta con telefonate e bigliettini ad amici della politica e imprenditori della prima ora, continua a volare alto con articoli di taglio "universalistico" e a disprezzare le beghe legate alla lotta per il sindaco di Bologna.
Ieri comunque durante la presentazione del libro di Alessandro Barbano "Dove andremo a finire", il Professore di Scandiano per la prima volta si è preso il gusto di bacchettare gli eredi di quell'Ulivo che lanciò il 13 febbraio '95. Nel mirino del Professore c'era soprattutto quell'autentico campione di ignoranza politica che è WalterEgo Veltroni, il quale dalle colonne del "Foglio" del panzer Ferrara ha strizzato l'occhio ai giovani leoni (Renzi, Zingaretti, Chiamparino) e ha chiesto una verifica sulla linea del povero Bersani.
BOSSI BERLUSCONIÈ davvero un peccato che sia stata chiusa la scuola delle Frattocchie dove venivano allevati in batteria i leader comunisti perché tra le tante storture ideologiche Veltroni avrebbe potuto imparare qualcosa da un politico furbo e puntuale come Giorgio Napolitano, e non sposare il modello "Tafazzi" di cui si è appropriato con esclusiva assoluta.
A Prodi comunque non interessa la sorte di Veltroni, uomo di tante parole e di tante sconfitte, quanto che il Pd non si sfasci perché sarebbe un guaio nella marcia inconfessata verso il Colle. E con un occhio guarda ai "barbari" del Carroccio sui quali ieri ha pronunciato parole enigmatiche del tipo: "la Lega dal punto di vista del vocabolario non ha cambiato nulla, dal punto di vista dei contenuti invece sta cambiando tutto...".
Sotto il cielo della politica il ticket Tremonti-Prodi sta maturando.
4- ACEA FA ACQUA, DA TUTTE LE PARTI, "MARCO POLO" COMPRESO
Sull'Acea, l'azienda romana del gas e dell'acqua, grandina ogni giorno.
La società nella quale il Comune ha il 51% e Caltagirone il 15 non passa giorno senza polemiche e conflitti sindacali. Sabato è ritornato il fantasma di Parentopoli con la storia della famiglia dell'attore Buzzanca, oggi è la volta della società "Marco Polo", un'azienda specializzata in manutenzioni, logistica e pulizie dove la multiutility romana detiene il 33% delle azioni.
LANDO BUZZANCASembra infatti che dallo studio legale Ripa di Meana sia partita una lettera di sfratto nei confronti della Marco Polo che metterebbe per strada 90 dipendenti. Secondo i sindacati l'ultimatum è partito dalla società proprietaria dell'immobile che accusa Acea di ritardi nel pagamento della locazione.
La gestione di Acea, che gestisce tutta la parte amministrativa della Marco Polo, è sotto accusa anche per le parcelle elevatissime (si parla di 558mila euro l'anno) richieste da Acea stessa nella gestione di contabilità, acquisti, centralino telefonico, ecc. Toccherà al presidente di Acea, Cremonesi, e al sindaco Alemanno che stamane si ritrovano per inaugurare un impianto solare, trovare la soluzione del problema.
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5- SONO BEN DUE I LIBRI IN USCITA EI QUALI SI RIPERCORRONO I TRASCORSI FASCISTI E LA GESTIONE DEL COMUNE.
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che dopo gli imperiosi solleciti del sindaco di Roma dalle scarpe ortopediche, lo staff dei collaboratori del Campidoglio ha appurato che sono in uscita ben due libri nei quali si ripercorrono i trascorsi fascisti e la gestione del Comune.
GIANCARLO CREMONESIFino a pochi giorni fa si sapeva di un solo libro in uscita a maggio, ma i solerti collaboratori di Alemanno hanno carpito la notizia di un altro pamphlet bombastico".