1- AIAZZONE-PALENZONA
El Matador por Dagospia
La senti questa voce (delle voci)? Il settimanale campano d'inchiesta affila le unghie e graffia il bersaglio grosso: "Poteva non sapere, un calibro navigato di credito e finanza come Fabrizio Palenzona, vicepresidente del colosso Unicredit, quello che il fratello stava combinando con l'ex impero Aiazzone?".
Questa la domanda che apre l'inchiesta on line sul sito di Cinquegrani-Pennarola, tutta centrata sul crac dell'ex gruppo Aiazzone (ricordate il provare per credere di Guido Angeli?) che infiocchetta senza pensarci due volte un report bombastico prendendo di mira "pezzi da non poco come l'ex patron del Torino Calcio Gianmauro Borsano - già cracchista doc - e i figli Giovanni e Margherita, in compagnia dei fratelli calabresi Semeraro (Renato, il neo testimonial, e Lorenzo), più appunto Giampiero Palenzona, fratello di big Fabrizio".
Fabrizio PalenzonaA fine marzo tutti in galera, per ordine della procura di Roma. L'inchiesta è golosissima, la stampa nazionale l'ha ignorata, Dagospia ve la spiattella intera intera....
2- AIAZZONE - IL CASO PALENZONA
Riccardo Castagneri per "la Voce delle Voci" - http://www.lavocedellevoci.it/inchieste1.php?id=399
Poteva non sapere, un calibro navigato di credito e finanza come Fabrizio Palenzona, vicepresidente del colosso Unicredit, quello che il fratello stava combinando con l'ex impero Aiazzone? E soprattutto, come mai le operazioni disinvolte del gruppo erano regolarmente "coperte" dallo stesso colosso bancario?
La domanda sorge spontanea all'indomani degli arresti dei truffatori che hanno ereditato le imprese un tempo reclamizzate dal re delle televendite Guido Angeli col suo mitico "Provare per credere". Pezzi da non poco come l'ex patro'n del Torino Calcio Gianmauro Borsano - gia' cracchista doc - e i figli Giovanni e Margherita, in compagnia dei fratelli calabresi Semeraro (Renato, il neo testimonial, e Lorenzo), piu' appunto Giampiero Palenzona, fratello di big Fabrizio.
Gianmauro BorsanoA fine marzo tutti in galera, per ordine della procura di Roma. La quale, pero', forse ha provveduto un po' tardi, dopo che gia' 12 mila consumatori (acquirenti di mobili) erano stati ampiamente truffati, i lavoratori del gruppo non pagati e tutti i segnali d'insolvenza erano chiari come la luce del sole da mesi. «Non si poteva intervenire prima - si chiede in un'interrogazione parlamentare al vetriolo il senatore Idv Elio Lannutti - per evitare che Borsano e Semeraro, vecchie conoscenze della magistratura, potessero continuare a truffare impunemente con il meccanismo dello svuotamento di beni da societa' indebitate con il fisco, il trasferimento di quote in Bulgaria, con conseguente cancellazione dal registro delle imprese per evitare l'accusa di bancarotta, e maxi evasione fiscale da oltre 10 milioni di euro?».
Giorgio Aiazzone, mobiliere biellese, aveva messo in piedi un network di tv commerciali che mandavano in onda spot a valanga. Il trentanovenne imprenditore divenne un vero tycoon televisivo, poi, improvvisa, la morte: Aiazzone perse la vita il 6 luglio 1986 in un incidente aereo dai contorni mai chiariti. Di li' il declino, il dissolversi del GAT, Gruppo Aiazzone Televisivo e, di conseguenza, del marchio e del successo commerciale.
Ma la tentazione di rinverdire i fasti di venticinque anni fa era stata forte. Nel 2008 il brand Aiazzone viene acquisito dai fratelli Semeraro e da Gian Mauro Borsano, ex presidente del Torino Calcio. Roboanti promesse di tornare all'epoca d'oro del "Provare per credere". La BeS spa (Borsano e Semeraro), con un capitale sociale da 54 milioni di euro, rileva la proprieta' di trenta negozi. L'organigramma azionario e' composto da Mete spa della famiglia Borsano (ora cessata), la PerSempreArredamenti, di proprieta' della Mete, la Aiazzone Network Arredamenti di Giampiero Palenzona, fratello di Fabrizio, vicepresidente di Unicredit, e Sdc arredamenti srl.
Elio LannuttiNel consiglio di amministrazione di BeS siedono il presidente Palenzona, Renato e Lorenzo Semeraro, padre e figlio, ai quali tengono compagnia i rampolli Borsano, Margherita e Giovanni. Lui, il padre-patro'n, l'ex parlamentare psi e pupillo di Bettino Craxi a Torino, gia' condannato in via definita per la bancarotta del gruppo Gima Ipifim, con l'abitudine di mettere in piedi finanziarie con sede in Lussemburgo, preferisce come al solito non comparire in prima persona. Manda avanti i figli.
Vengono programmate aperture di locali commerciali con metrature superiori ai tremila metri quadri e nel giugno 2009 la BeS acquisisce la catena Emmelunga di Alessandro Mocali, gia' in brutte acque; nell'affare entra ovviamente la Aiazzone Network Arredamenti di Palenzona. Intanto, pero', vengono sospesi i pagamenti ai fornitori. I debiti di BeS lievitano a quasi 15 milioni di euro e si comincia a parlare di cambiali protestate. Ovviamente i creditori, preoccupati prima, infuriati poi, perdono la pazienza e la Valentini Arredamenti, colosso del settore, presenta istanza di fallimento.
Borsano, Semeraro e Palenzona tentano un'operazione spericolata: cedono rami di azienda a Panmedia. La societa', che si occupa di comunicazione e che nulla ha a che vedere con l'arredamento, prende in carico 830 dipendenti e 43 negozi di proprieta' della BeS. Attenzione: con un capitale sociale da 1 milione e mezzo di euro, 13 dipendenti e un fatturato che si aggira tra gli 8 e i 9 milioni di euro. Panmedia si affretta a modificare il proprio oggetto sociale e annuncia partnership con banche, operatori del settore e societa' di logistica. Un rilancio in grande stile.
Del resto, questa e' un'operazione di moda in Italia: salvare il salvabile dividendo gli asset delle societa' in crisi, tenendosi la parte buona e gettando a mare la bad company. Alitalia, Tirrenia e Agile-Eutelia insegnano. Inutile contattare Panmedia, gli incolpevoli centralinisti si trincerano dietro a improbabili «non c'e' nessuno, sono in riunione, riprovi piu' tardi», oppure enigmaticamente «siamo la nuova Panmedia, non sappiamo nulla». Nuova? Che cosa significa? Altre scatole cinesi?
Panmedia e' composta da un mix di nuovi e vecchi soci delle societa' implicate in questa vicenda: Aiazzone, BeS, Emmelunga, Hoding Arredo, Emmedue e Emmecinque. Non basta. Una inchiesta della procura di Roma (che si affianca a quella, precedente, di Torino) vede coinvolte oltre sessanta persone indagate per evasione fiscale. Tra loro, il presidente della Confcommercio Lazio Cesare Pambianchi, Gianmauro Borsano insieme a Giovanni e Margherita, Renato Semeraro e Giampiero Palenzona.
CESARE PAMBIANCHIFURBETTI e FURBONI
A proposito di quest'ultimo, il fratello Fabrizio, vicepresidente di Unicredit, e' uomo dalle mille poltrone. Presidente di Aiscat e Adr, siede nel consiglio di amministrazione di Mediobanca. Anche in politica non se la cava male, e' stato sindaco di Tortona e presidente della Provincia di Alessandria. Con qualche inciampo: un'indagine della procura di Alessandria con l'accusa di ricettazione. I pm gli contestano dieci conti esteri intestati alla madre ottantaduenne, alla moglie e al fratello Giampiero. A parlare dei conti esteri di Palenzona era stato un suo amico fraterno, Giampiero Fiorani.
Ma torniamo ad Aiazzone e ai suoi debiti, che intanto sono saliti a 20 milioni di euro. Racconta un fornitore: «Le ricevute bancarie venivano regolarmente non pagate, cosi' hanno iniziato a emettere cambiali. Le prime le hanno onorate, poi sono iniziati i protesti». I titoli venivano negoziati da Unicredit. «Sara' un caso - prosegue il fornitore - ma le cambiali insolute dovrebbero avere una tempistica di comunicazione d'insolvenza di 20 giorni. Unicredit corrispose la comunicazione alla mia banca dopo tre mesi».
Nell'estate scorsa l'azienda firma con i sindacati un accordo. Un percorso non rispettato dalla subentrante Panmedia, cui corrisponde una crescente esasperazione dei lavoratori. A questo si aggiunge il caos totale all'interno dei negozi. I creditori ottengono sequestri giudiziali, ad esempio per un importo di 160 mila euro presso la Emmelunga di Barberino del Mugello. Le consegne vengono posticipate di mesi. I responsabili dei punti vendita si mettono in malattia e i dipendenti sono costretti a fronteggiare la rabbia dei clienti. Le vendite crollano, centri di 4 - 5 mila metri quadri incassano 250 euro al giorno.
E siamo all'ingresso di Giovanni Semeraro, imprenditore di Ostuni. Omonimo dei fratelli Semeraro, entra nella societa' torinese con 18 milioni di euro, ma non si fida del tutto. Ottiene la gestione diretta di sei punti vendita quale garanzia. La scelta cade su Siracusa, Catania, Bari, Pescara, Firenze e Corsico e non e' casuale. L'imprenditore li ha visitati uno a uno, soppesandone il posizionamento e la redditivita'. In questi punti vendita la merce arriva regolarmente e gli ordinativi vengono puntualmente evasi.
giampiero fiorani lucignolo casa moraPanmedia intanto ha ottenuto una liquidita' modesta, considerando che il giro d'affari complessivo per ogni negozio gestito da Giovanni Semeraro si aggira intorno ai 5 milioni al mese, e continua ad avere problemi di liquidita'.
I guai continuano, il sedicente amministratore delegato di Panmedia, Olivier Chefdeville, firma una curiosa circolare con la quale intima ai dipendenti di «impedire l'accesso a chi ricerchi, per qualsiasi ragione, aziende diverse da Panmedia». Pero' Chefdeville non compare nel consiglio di amministrazione di Panmedia, che oltretutto non prevede il ruolo di amministratore delegato; comunque l'azienda si leva il pensiero decidendo di non avvalersi piu' del manager francese.
Il tanto sbandierato risanamento ristagna, sembrano destinati a chiudere i negozi di Poirino, Bergamo, Albenga, Orte, Lucca, Avezzano. A rischio anche Udine, Conegliano, Bologna e Parma. L'apporto di Giovanni Semeraro e' modesto e i rapporti con i fornitori sempre piu' conflittuali. Palenzona propone un concordato. Unicredit convincerebbe le altre banche ad accettare, mentre i fornitori dovrebbero accontentarsi del 20 per cento di quanto spettava loro. Tutto Inutile. Mentre Torino continuava ad indagare, la Procura di Roma esegue gli arresti di fine marzo.