Massimo Franco per il "Corriere della Sera"
BERLUSCONI BOSSIChi teorizza la possibilità che si vada ad elezioni anticipate addita sempre il 21 maggio: il giorno in cui scade la delega sul federalismo fiscale. Subito prima o subito dopo, non si può escludere che la Lega si senta sciolta da qualunque patto con Silvio Berlusconi; e decida di provocare il ritorno alle urne.
Ma da ieri, anche questo scenario sembra complicarsi. Il ministro della Semplificazione normativa, il leghista Roberto Calderoli, ha proposto di allungare di quattro mesi quella scadenza: proporrà una legge ad hoc al Consiglio dei ministri. Se sarà approvata, si slitterebbe dunque a fine settembre. E in teoria diventerebbe ancora più improbabile un voto a primavera. È la conferma che il patto fra Berlusconi e Umberto Bossi regge; e almeno a parole punta a completare la legislatura. Anche per questo si nota una ricalibratura delle posizioni nel centrosinistra.
BERLUSCONI BOSSIMolti indovinano una blindatura del governo che non lascia prevedere una resa dei conti di qui a due o tre mesi: sebbene Bossi si limiti ad un «vediamo» sulla continuazione della legislatura. I voti per il centrodestra ieri sono stati 314 contro 291. Ma Berlusconi ha tenuto a dire che con i parlamentari malati o in missione ne avrebbe avuti 320. Numeri parzialmente rassicuranti, perché i rapporti con le opposizioni rimangono tesi. E adesso, per ammissione del capo leghista, si inizia la parte più difficile.
BERLUSCONI LEGHISTA dbc dc b bIn realtà, a svelenire un po' lo scontro è arrivato l'invito del leader del Polo della Nazione, Pier Ferdinando Casini, all'alleato e presidente della Camera, Gianfranco Fini. Casini gli ha chiesto di affrontare la questione del conflitto di attribuzione con la Procura di Milano, sollevata dal centrodestra, «senza farsi guidare dall'antipatia o simpatia» per Berlusconi. E Fini è parso intenzionato ad accoglierlo, rimandando all'aula una decisione che altrimenti avrebbe suscitato nuove accuse di parzialità.
ruby novellaMa la speranza che la Lega non segua il premier rimane illusoria. Il premier saluta il «sì» al federalismo con un fazzoletto verde nel taschino della giacca; e sui contrasti con i giudici milanesi sul «caso Ruby» , Bossi sta con Berlusconi. D'altronde, ha spiegato, «è l'unico che ci abbia dato i voti» . E «sarebbe meglio se l'opposizione la smettesse di fare casino» , aggiunge Bossi.
Ma il centrosinistra addita l'accordo come il prodotto di «uno scambio fra processo Ruby e federalismo sulla pelle dell'Italia» . E Casini motiva il no dell'Udc parlando di uno «spot per la Lega che crea confusione e danni, aumenta le tasse. E rischia di sfasciare il Paese» . «Reggete il moccolo all'imperatore, al miliardario» , arriva a dire al Carroccio il segretario del Pd, Pierluigi Bersani.
bossi calderoliIl risultato di questa offensiva è che Pdl e Lega si ritrovano schiacciati l'uno sull'altro, ed escludono alleanze alternative. Il presidente dei deputati leghisti, Marco Reguzzoni, saluta il federalismo come «frutto di 20 anni di lotta della Lega e del ministro Bossi» . E contesta «la politica delle spallate e del ricatto» della sinistra. E Berlusconi può rilanciare le riforme, col ministro della Giustizia, Angelo Alfano, che annuncia quella costituzionale della giustizia per la prossima settimana.
PIERLUIGI BERSANI PIERFERDINANDO CASINIEppure, lo sfondo rimane incerto. La richiesta di fiducia trasmette la sensazione di «un regime al capolinea» , avverte Antonio Di Pietro. Può darsi. Ma si tratta di un capolinea al quale la maggioranza si avvicina molto al rallentatore; e che sembra intenzionata a presidiare a lungo, per tornare alle urne solo quando si sentirà di nuovo sicura della propria forza.