Francesco Manacorda per "la Stampa"
Piazza del Campo va verso il divorzio da piazzetta Cuccia. Messa di fronte alla necessità di far fronte all'aumento di capitale del Monte dei Paschi, la Fondazione Mps si appresta a vendere alcune partecipazioni finanziarie, tra le quali spicca l'1,9% di Mediobanca. Stessa sorte secondo fonti finanziarie potrebbe avere anche lo 0,42% di Intesa-Sanpaolo oggi in portafoglio.
perissinotto giovanniLa quota in Mediobanca è fuori dal patto di sindacato, ma consente alla Fondazione senese di avere un posto nel consiglio dell'istituto, ricoperto attualmente dal segretario generale Marco Parlangeli. La partecipazione, che ai corsi attuali di Borsa vale circa 130 milioni, era stata finora dichiarata strategica dall'ente guidato da Gabriello Mancini.
FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONEMa di fronte alla necessità di trovare circa 800 milioni per far fronte all'aumento di capitale del Monte dei Paschi, diluendosi comunque dal 55% a poco più del 50%, la Fondazione avrebbe deciso il grande passo, anche se per ora da Siena si preferisce non commentare.
Quel che è certo è che già a inizio mese la deputazione generale dell'ente aveva dato il via libera alla possibile cessione di asset per far fronte all'aumento di capitale della banca. Un'operazione che, commentava una settimana fa una nota della stessa Fondazione, «rappresenta un forte impegno» e prevede «sacrifici».
GIUSEPPE MUSSARILa probabile uscita di Mps dall'azionariato non è l'unica novità nella galassia Mediobanca. In attesa del consiglio di amministrazione delle Generali che si riunisce sabato a Trieste sotto il neopresidente Gabriele Galateri chiamato a sostituire il defenestrato Cesare Geronzi, il vicepresidente della compagnia Francesco Gaetano Caltagirone manda segnali concilianti al management.
Gabriello Mancini«Penso che le Generali possano andare avanti bene e con concordia - sostiene -. Il management aveva tutte le deleghe tranne quella sulla comunicazione, adesso ha una delega in più, e quindi sarà più armonioso». Quanto alla redditività, «è sempre da rapportare ai rischi che si prendono - dice un Caltagirone dai toni particolarmente soft -. Mi sono avvicinato all'investimento in Generali perché lo ritengo un bene che resiste nel tempo e che se è cauto negli investimenti prendendo meno rischi e un po' meno di remunerazione può andare bene. L'importante è che si sviluppi il lato industriale, che cresca la raccolta».
GABRIELE GALATERIvParole che, unite all'apprezzamento per Galateri, suonano come un'apertura di credito- ma non come un assegno in bianco, sa bene chi conosce appena un po' il costruttore romano - alla nuova governance e in particolare al Ceo del gruppo Giovanni Perissinotto.
Paolo VagnoneIl consiglio delle Generali che si terrà alla vigilia dell'assemblea, venerdì pomeriggio, cambierà anche una pedina poco visibile ma essenziale al funzionamento degli organi sociali. Lascerà il posto di segretario del consiglio Antonio Scala, professionista assai stimato che in questa fase sconta però il fatto di essere stato chiamato a Trieste da Geronzi, che lo aveva voluto nello stesso ruolo anche quando era alla presidenza di Mediobanca.
AGRUSTIAl posto di Scala, Perissinotto punta su una nomina interna, anche per tacitare qualche tensione della struttura che in questi mesi si è vista arrivare dall'esterno il nuovo country manager per l'Italia Paolo Vagnone.