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CALCIO NELLE PALLE - PRIMA DI SCANNARSI SUL CAMPO, PER LA SEMIFINALE DI CHAMPIONS, MOURINHO E GUARDIOLA SE LE DANNO A MEZZO STAMPA - L’ALLENATORE DEL REAL PIZZICA IL SUO AVVERSARIO: “PEP È L’UNICO AD ATTACCARE L’ARBITRO CHE NON SBAGLIA” - GUARDIOLA FA IL BULLO: “POCHE CHIACCHIERE, A ME PIACE VINCERE SUL CAMPO” - CON I CATALANI A DOMINARE IN CAMPIONATO E I GALACTICOS VINCITORI IN COPPA DEL RE, LA SFIDA IN EUROPA È IL DUELLO FINALE FRA I DUE TECNICI…

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1- MOU E LA «SUA» VIGILIA «PEP L'UNICO AD ATTACCARE L'ARBITRO CHE NON SBAGLIA»
Alessandro Pasini per il "Corriere della Sera"

Mourinho in trionfo

Se «la volontà può tutto» , come ha filosofeggiato ieri José Mourinho citando Einstein, l'ironia ancora di più. Sentite che cos'ha detto il portoghese sulle recenti lamentele di Guardiola per una presunta (e non avvenuta) designazione del portoghese Proença e soprattutto per il gol annullato a Pedro nella finale di Coppa del Re «in fuorigioco di due centimetri» : «È cominciata una nuova era. Finora nel calcio c'erano due gruppi di allenatori. Uno, piccolissimo, composto da chi non parla degli arbitri. E uno molto grande, in cui mi metto anch'io, di gente che critica gli arbitri quando fanno errori importanti ma che è capace di complimentarsi quando fanno bene. Ora si è creato un terzo gruppo, dove c'è solo Pep: quelli che criticano gli arbitri che azzeccano una decisione. Un pensiero di una profondità enorme». Com'è chiaro, José ha già portato la Partita sul proprio terreno.

guardiola MOU x x

Che non è tanto il Bernabeu, dove stasera si giocherà il primo atto della semifinale, quanto la pressione psicologica e la dialettica, discipline in cui, si sa, il portoghese è imbattibile: «Guardiola è passato attraverso lo scandalo di Stamford Bridge con il Chelsea, lo scorso anno l'Inter ha giocato in dieci per oltre un'ora e quest'anno nei quarti con l'Arsenal è successo quello che è successo. Ora critica una decisione difficilissima e correttissima». La morale, sottintesa ma evidente, è una: il Barcellona e il suo leader sono tesi e Mourinho intende scoprire i loro nervi fino a spezzarli come accadde l'anno scorso quando guidava l'Inter.

Messi Lionel

Anche se José depista («No, stavolta non c'è ossessione in loro. La finale a Wembley non rappresenta ciò che rappresentava quella a Madrid»), ci sono molte analogie con il 2010, e non è solo un fatto dialettico. Come l'Inter, anche il Real ha subìto una umiliazione a novembre ma ne sta venendo fuori alla gande. E come l'Inter anche il Real pare aver trovato la formula tattica per gettare sabbia nei delicati ingranaggi dell'orologio blaugrana. Mou minimizza e dice che non possiede la «pozione magica, io sono lo stesso allenatore dello 0-5» .

Quanto è cambiato però da allora: «Nell' 1-1 di Liga abbiamo fatto una buona partita, nell' 1-0 di Coppa una grande partita». Questo, secondo il tecnico, non basta per dire che la semifinale madridista sarà grandissima: «Non c'è favorito, tutte le partite sono differenti». Intanto sono due anni che il portoghese non perde una eliminatoria diretta (e ne ha vinte 53 su 64 in carriera): l'ultima fu con la Samp nella Coppa Italia 2009 (out in semifinale), poi 12 turni su 12 con qualificazione (e 3 finali su 3 vinte: Coppa Italia e Champions con l'Inter, Coppa del Re quest'anno).

Florentino Perez

Non a caso, tanto per dire che oltre le parole ci sono i fatti, in Spagna ieri lo hanno chiamato «il re del k. o.». I dubbi sul Real, allora, riguardano solo la formazione. Finora Mou ne ha cambiate due su due. Oggi ne serve una terza. Pepe, rivelatosi arma letale, dovrebbe restare in mediana, tuttavia pesano le assenze di Khedira, infortunato, e Carvalho, squalificato.

«Noi sul 4-0 contro il Tottenham non abbiamo potuto toglierci i cartellini, altre squadre invece (indovinate quali, ndr) hanno potuto farlo e ora la situazione è difficile» , attacca ancora José. Infatti Ronaldo, Sergio Ramos, Di Maria e Albiol sono diffidati, il Barça proverà ad approfittarne e Mou lo provoca pure su questo: «Serviranno giocatori onesti che pensano: ‘‘ Siamo i migliori del mondo, non abbiamo bisogno di provocare ammonizioni''. Se sarà così, avremo una gran partita e vincerà il migliore. E se saranno loro mi complimenterò come dopo il 5-0 di Liga» . Un'eventualità, peraltro, che Mourinho non tiene neanche in considerazione.

florentino perez


2 - GUARDIOLA TAGLIENTE «JOSÉ FUORI HAI GIÀ VINTO A ME, PIACE FARLO SUL CAMPO»
Roberto Perrone per il "Corriere della Sera"

«José, qual è la tua telecamera? Ah, e per te sono il signor Guardiola» . Altro che semplicemente «Guardiolato» (titolo dei quotidiano sportivo As), l'allenatore del Barcellona entra caricando nella corrida mediatica che avvolge il Clasico d'Europa. Nel ventre del Santiago Bernabeu buca il video di Tele Real. Chi pensava che avesse perso la cabeza per la trappola di Valencia, tesagli dal perfido avversario, si sbaglia clamorosamente. Josep Guardiola y Sala, quarant'anni, non è nervoso, è tagliente come la macchinetta che gli ha fatto la sfumatura.

Carles Puyol Da LEspresso

La sconfitta nella finale di Coppa del Re ha avanzato qualche dubbio sull'invincibilità della squadra catalana e a Madrid hanno sguazzato nello stagno agitato dalla polemica arbitrale innescata da Guardiola con le battute sul portoghese Pedro Proença, presunto «gradito» a Mourinho per questa semifinale. E invece è arrivato il tedesco Wolfgang Stark, grande tifoso di Leo Messi e collezionista di magliette della Pulce. Ma Guardiola sostiene di essere stato equivocato. «Preferirei che Mourinho credesse a me, piuttosto che al suo circo mediatico. Comunque se io sono ‘‘ Pep'', allora tu sei José. Fuori hai già vinto la tua Champions, a me vincere fuori non interessa, ci incontreremo sul campo» .

MOURINHO

Frizzante, netto, in castigliano, catalano e di passaggio in inglese, Pep Guardiola si rivolge direttamente a Mourinho, come a una specie di Grande Fratello che conosce bene le leggi della comunicazione. «Potrei fare una lista lunga fino a lassù con le cose da dire a Mourinho, ma non arriveremmo mai alla fine. Avrei preferito che Josè si rivolgesse a me, invece di parlare con la stampa. Ho imparato e imparo da lui sul campo e guardando le sue squadre in tv, ma fuori non mi interessa.

Normalmente vince lui, la sua storia è così. Mourinho è molto bravo a gestire quello che succede dentro il campo, ma anche quello che succede fuori» . Marca le differenze. «Io sono qui con l'orgoglio di difendere lo stile del Barcellona che non ha vinto le 9 Coppe d'Europa del Real, ma delle nostre tre siamo felici. Difendiamo un'idea: è il gioco che fa la differenza e non potremmo affrontare questi campioni diversamente, se vieni qui a difenderti ti massacrano.

Panorama - Copertina Mourinho

Non ho un segretario che tiene la lista delle repliche a Mourinho, preferisco far parlare il campo. E se potessi giocherei. Lui mi conosce molto bene, conosce bene il Barça che l'ha aiutato a diventare un allenatore. Sa che noi vogliamo solo giocare a football. Se vuole continuare a parlare di Coppa del Re con i suoi amici, con i giornalisti o con Florentino Perez ne ha tutto il diritto. Nelle mie parole non c'era malizia: ho solo detto che l'arbitro nella finale di Coppa del Re è stato molto attento e molto furbo. Ma ho anche fatto i complimenti al Real Madrid che ha vinto meritatamente.

guardiola

Non ho mai parlato di arbitri, ma se lo facessi dovrei, ad esempio, citare il gol in fuorigioco di Diego Milito un anno fa. Ecco, alla fine l'ho fatto anch'io». Alla fine il signor Pep ruba la tattica al nemico. Perché innalzare il livello emozionale dello scontro distrae dalla situazione contingente: il Barça ha 19 giocatori disponibili dei quali tre della cantera.

Nell'allenamento del Bernabeu è uscito di scena anche Iniesta che si aggiunge ai «sinistri» Abidal, Adriano e Maxwell: il capitano Puyol, non in perfette condizioni, si trasformerà in laterale. Il signor Pep cita continuamente le stelle «mercenarie» del Real Madrid per parlare al cuore dei suoi, richiamando la grandezza del Barça, fatta in casa: 100 gol, dei 139 stagionali, vengono dai ragazzi della Masia. Messi è a quota 50. Pep sogna che Stark gli chieda un'altra maglia.

 


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