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1- SETTEMBRE SARÀ L’INIZIO DELLA MADRE DI TUTTE LE BATTAGLIE INTORNO A MEDIOBANCA: IL PALLIDO NAGEL E CICCIO PERISSI-ROTTO NEL MIRINO DEL PANZER PALENZONA 2- QUANDO L’EX-CAMIONISTA DI NOVI LIGURE SI SARà SBARAZZATO DI DIETER RAMPL E FARÀ PESARE DENTRO MEDIOBANCA IL 9% DI UNICREDIT IN COMBUTTA BOLLORÈ E TARAK BEN AMMAR (QUEST’ULTIMO CON IL SANGUE AGLI OCCHI PER LE OFFESE DI DELLA VALLE) 3- SE IL QUADRO POLITICO SCONFORTA LA DISCESA IN CAMPO DELL’AMLETICO MONTEZUMA, L’AFFARE PARMALAT CON L’OPA DEI FRANCESI DI LACTALIS È UNO SMACCO PER PASSERA, PER NAGEL CHE VOLEVA CURARE LA REGIA DELLA CORDATA ITALIANA, E SOPRATUTTO PER I DUE NEMICI LETTA E TREMONTI CHE VEDONO SCHIAFFEGGIATO IL LORO INTENTO POLITICO DI DIFENDERE L’ITALIANITÀ A SPESE DELLO STATO E DEI CONTRIBUENTI 4- E GERONZI CHE FINE HA FATTO? NEI GIORNI SCORSI GEROVITAL SI È MOSSO COME UNA TROTTOLA NEL TRIANGOLO CHE VA DA PALAZZO CHIGI A VIA NAZIONALE E ARRIVA IN VATICANO

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Olivo Restaurant_ olivo-inside

Nel giorno di Pasqua le strade della City erano deserte. Per trovare qualcuno dei tanti italiani che lavorano a Londra nella finanza si doveva entrare in uno dei ristoranti dove gli analisti e i trader si ritrovano a mezzogiorno per il brunch e scambiano opinioni condite di pettegolezzi e rumors squisitamente nostrani. Uno dei punti d'incontro preferiti e' "Olivo Restaurant", il locale di cucina sarda messo in piedi da Mauro Sanna, un isolano arrivato a Londra nel '95 che da' lavoro a 30 conterranei e fa arrivare porceddu e frutta freschi dalla sua Sardegna.

Claudio Costamagna

I tavoli sono pochi e in uno di questi siedono i rappresentanti di Mediobanca,Unicredit, e a volte anche quel genio incompreso di Claudio Costamagna che inorridisce quando gli ricordano che e' stato amico di Prodi e consulente di Geronzi. Dopo un piatto di gnocchetti e un'aragosta sono stati i bicchieri di mirto a sciogliere la lingua di questi ricchi "ergastolani" della City, impeccabili nei loro fay e nelle scarpe a pallini comprate a pacchi nella boutique Tod's di Bond Street.

Dai loro discorsi, interrotti da ruttini discreti (la vita a Londra serve anche per le buone maniere) saltano fuori giudizi e scenari che Dagospia nella sua infinita miseria ha puntualmente registrato.

Fabrizio Palenzona

La prima previsione non e' diversa da quella che fanno a Piazza Affari: settembre sara' l'inizio della grande battaglia dove si incroceranno le spade intorno a Piazzetta Cuccia, il tempio di Cuccia e di Maranghi adesso nelle mani del pallido Alberto Nagel. Nessuno dei ricchi "ergastolani" della City crede ancora al mito del salotto buono; in Italia -dicono convinti- di salotti buoni non ce ne sono piu', e sono spariti quei condottieri solitari che nei momenti difficili salivano al primo piano di Mediobanca per mettere il loro destino nelle mani del "grande vecchio" e del suo delfino Maranghi.

enrico cuccia02 lap

I loro eredi, Pagliaro e Nagel non hanno nemmeno lontanamente la statura umana e professionale dei loro antichi progenitori, sono uomini competenti ma deboli,privi di carisma e di quella "vision" (in molti casi discussa e discutibile) che comunque aveva fatto di Mediobanca il rifugio prediletto di Agnelli, Pirelli, Gardini, Romiti.

E non bastano certo i ritratti di Affari&Finanza by Repubblica per fare di Nagel il nuovo astro della finanza italiana. Al sesto bicchiere di liquore sardo i convitati della City parlano latino e dicono: "natura non facit saltus", una citazione che si accompagna al ricordo malinconico di Matteuccio Arpe, l'ultimo esule "eccellente" di Piazzetta Cuccia che a furia di sbattere le porte alle sue spalle si e' tagliato un pezzo di attributi.

Alberto Nagel e Renato Pagliaro

Resta il fatto comunque che nessuno crede veramente alla capacità del pallido Nagel di opporsi alla marcia del Pallenzona di Unicredit quando l'ex-camionista di Novi Ligure si sara' sbarazzato di Dieter Rampl e farà pesare dentro la piccola merchant bank milanese il 9% di Unicredit.

Per gli "ergastolani" della City e' davvero triste ammettere che il capitalismo "temperato" all'italiana possa avere il volto del massiccio democristiano piemontese, un uomo che ha ammesso con candore di non aver mai pensato al mestiere di banchiere. Questa e' la prova evidente che nel Paese di Ciampi e di Draghi il "sistema" si regge ancora sull'intrecccio perverso tra la politica e gli affari che tiene in vita tanti cadaveri industriali e molte banche con le gambe fragili.

DIEGO DELLA VALLE

E qui il pensiero corre subito a quel Dieguito Della Valle che alla fine di febbraio ha acceso la miccia sotto le Generali e i glutei dell'ex-banchiere di Marino mettendo in discussione i cosidetti salotti buoni. L'ha fatto con una violenza verbale e con gesti così scomposti da lasciare perplessi anche i senior italiani e i giovanotti con le bretelle della City, ma nessuno crede che lo scarparo marchigiano abbia le munizioni sufficienti per portare avanti la "rivoluzione", nemmeno dentro RCS dove il Patto di sindacato blocca ogni velleità.

E poi -si chiedono a Londra- perchè Dieguito non si e' lanciato alla conquista di quel 1,9% del Gruppo Espresso in mano alle Generali?, non e' forse anche questa (come la quota ferroviaria in NTV) una partecipazione impropria del Leone di Trieste?

Tarak Ben Ammar

La risposta è ovvia, ma agli analisti di Londra gli sgomitamenti del patron di Tod's puzzano tanto di politica e sembrano anelli di una catena che serve a legare la cordata dei "giovani anziani" che unisce gli interessi di Luchino, Passera, Bernabè, Nagel, Pelliccioli e di personaggi minori come Perissi-Rotto che in autunno che hanno scelte importanti da fare e dossier caldissimi da affrontare.

bollore article

Il quadro politico sconforta la discesa in campo dell'amletico furbetto Montezemolo; l'affare Parmalat con la scalata dei francesi di Lactalis è un autentico smacco per Corradino Passera, per il pallido Nagel che voleva curare la regia della cordata italiana, e sopratutto per Gianni Letta e Tremonti che vedono schiaffeggiato il loro intento politico di difendere l'italianità a spese dello Stato e dei contribuenti.

Nagel e Pelliccioli

Ma l'elenco dei dossier scottanti sarebbe incompleto senza un cenno ai turbamenti del nuovo vertice di Telecom che si trova sotto il tiro del mercato e di qualche magistrato, e alle operazioni di Generali con l'oligarca ceco Kellner ancora nel mirino della Consob e di altri soci che in queste ore stanno spulciando gli accordi del tandem Perissi-Rotto e Agrusti chiamati alla prova della redditività da azionisti come Caltariccone e Pelliccioli.

PERISSINOTTO E GERONZI

Questi sono due azionisti "pesanti" entrati nel tempio ingessato di Trieste in modo diverso: il primo aprendo il portafoglio, il secondo con la vendita della Toro Assicurazioni (strapagata con azioni Generali) che ha consentito a Pelliccioli e De Agostini di abbandonare il business delle dispense con quello più redditizio delle polizze e degli immobili.

E tutto questo sta per accadere mentre sullo sfondo si agita il corpaccione dell'ambizioso camionista di Unicredit che tenterà di patteggiare il nuovo assetto di Mediobanca e di Piazza Cordusio con Bollorè e Tarak Ben Ammar (quest'ultimo con il sangue agli occhi per le offese di Della Valle).

gianni letta giu tremonti LaStampa

C'è quanto basta per immaginare un autunno caldo che gli i ricchi "ergastolani" della City aspettano con ansia perche' in ogni caso la Borsa ballerà sulle montagne russe con ricchi guadagni.

A loro poco importa dell'autunno del patriarca Cesarone Geronzi. Al decimo bicchiere di mirto bevuto dentro il ristorante sardo di Londra, uno di loro ha rivelato che l'ex-presidente nei giorni scorsi si è mosso come una trottola nel triangolo che va Palazzo Chigi a via Nazionale e arriva in Vaticano. Ma questo e' bene non dirlo allo scarparo marchigiano che si sta abbronzando il corpicino sulla spiaggia di Miami e smanetta l'IPad per leggere Dagospia.

 


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