Marco Onado per Il Fattoquotidiano
Quando si dice la combinazione. Praticamente negli stessi giorni, negli Stati Uniti e a Londra, grandi banche internazionali finiscono sotto accusa, in Italia vengono assolte con formula piena.
Oltre Atlantico, un ponderoso rapporto del Senato americano, frutto di oltre due anni di inchiesta, punta il dito contro le grandi banche di investimento (usando come esempio Goldman Sachs e Deutsche Bank) e le accusa di aver ingannato gli investitori, vendendo prodotti troppo complessi e troppo rischiosi e di aver curato i propri interessi (cioè i profitti) anziché quelli dei clienti.
Goldman Sachs CEO Lloyd Blankfein and Warren BuffettONADO indexA Londra, grandi banche sono accusate di aver manipolato il processo di formazione del Libor, cioè di un tasso chiave usato per determinare il costo del finanziamento di milioni di imprese e famiglie.
Ovviamente ogni caso fa storia a sé: nel caso americano, si deve ancora attendere non si dice la sentenza, ma anche il rinvio a giudizio perché ovviamente la commissione del Senato si è limitata si è limitata ad invitare la magistratura ad intervenire, mentre l'inchiesta sul Libor è ancora agli inizi. Tuttavia, le valutazioni del rapporto del Senato sono assai robuste sul piano tecnico e meritano una riflessione di carattere generale.
Quello che conta è che il documento illustra con dovizia di particolari vari casi edificanti. Ad esempio, dimostra come Goldman Sachs, una volta capito che la crisi era imminente, abbia con una mano continuato a costruire e collocare titoli complessi e dall'altro abbia venduto allo scoperto, cioè speculato al ribasso su quegli stessi titoli.
Il più smaccato dei conflitti di interesse, che la banca continua a negare a gran voce, ma per cui è già arrivata a transazioni rilevanti, sia con la Sec, sia con privati investitori. La storia di Deutsche Bank è assai simile: lì un trader ha fatto un profitto di 1,5 miliardi di dollari giocando al ribasso su un tipo di titoli complessi (il maggior profitto su una singola posizione della storia della banca tedesca) che lo stesso trader definiva "schifezze" e schema "Ponzi", cioè una truffa pura e semplice. Peccato che la banca nello stesso tempo continuasse a comprarne a piene mani e a venderne allegramente sul mercato.
Insomma, il minimo che si possa dire è che nei casi esaminati dal Senato americano, gli investitori hanno avuto una percezione diversa da quella reale e dunque non sono stati posti in grado di compiere delle scelte fondate. In gioco è quindi la trasparenza nei confronti di tutti gli investitori, cioè del mercato nel suo complesso, non solo di quelli che pagano pingui commissioni.
Di più: c'è il problema di capire fino a che punto arrivino gli obblighi di correttezza nei confronti dei clienti: quanto è lecito (etico è una parola che è meglio lasciare a casa con questi banchieri) vendere un prodotto che qualcuno nella tua stessa banca definisce una ciofeca? Fino a che punto devi spingerti nell'analisi degli ingredienti di un determinato titolo e quindi del suo rischio fondamentale?
Pur nella diversità delle situazioni, questo è il filo rosso che lega le inchieste di Washington e Londra a tutti i casi che hanno coinvolto le grandi banche internazionali in Italia. Dal caso dell'equity swap Fiat-Exor a quello di Parmalat, la questione da dirimere era ed è fino a che punto si debbano spingere i doveri degli intermediari e dove si debba porre il confine fra gli interessi della banca (e del suo cliente diretto) che serve con una mano e quelli del mercato, che serve con un'altra.
Dal caso Exor in poi, i nostri tribunali sembrano aver deciso per un'interpretazione minimalista, mentre il Senato americano e ora anche l'autorità di controllo propendono per l'interpretazione opposta.
parmalat GetContent asp jpeg guardia finanzaartefatti bond juice parmalatBisogna anche ricordare che non esiste solo la responsabilità penale, che deve essere provata al di là di ogni ragionevole dubbio, ma anche quella amministrativa, legata alle inchieste delle autorità di controllo e quella civile. Non a caso, nella vicenda del Libor si è appena aggiunta una class action intentata da vari fondi di investimento contro le banche. E in campo finanziario l'enforcement, cioè l'applicazione effettiva delle norme, più efficace si esercita proprio su questi terreni, che guarda caso in Italia sono assai più sguarniti rispetto ad altri paesi.
Forse, anziché festeggiare le assoluzioni con ola da stadio, varrebbe la pena di riflettere seriamente se ci sia qualche problema, nelle nostre leggi, nelle nostre interpretazioni giurisprudenziali o nei nostri controlli. La sicumera con cui le banche (che pure hanno pagato cospicui risarcimenti) affermano ora di aver sempre rispettato leggi e regolamenti ricorda quella dei chirurghi che dichiarano che l'operazione è riuscita, ma il paziente è morto sotto i ferri: per puro dispetto, ovviamente.