Livia Manera per "Io Donna - Corriere della Sera"
IsherwoodTemo che diventerò un vecchio terribile» scriveva Christopher Isherwood . nel suo diario all'età di cinquantasei anni, quando in fondo avrebbe potuto guardarsi allo specchio e vedere un uomo di successo. Uno scrittore famoso (aveva già pubblicato Addio a Berlino e La violetta del Prater), innamorato, relativamente ricco, con una casa invidiabile affacciata sull'oceano di Santa Monica e un compagno di vita di trent'anni più giovane.
In più, una vita sociale così brillante che ci si poteva aspettare di veder bussare alla porta ed entrare in casa Mick Jagger o Jeanne Moreau. O uno dei giovani artisti sconosciuti, come quel tipo,« un ragazzo che si chiama Andy Warhol», che un giorno gli chiese di ritrargli i piedi.
Isherwood BachardyEra l'estate del 1961 quando Isherwood scriveva quelle parole sulla vecchiaia, angosciato dai primi segni di cedimento fisico. E se è vero che il suo capolavoro, A Single Man, è stato scritto tra il '61 e il '63, significa che mai come in quel momento il grande inquieto della narrativa inglese prestato alla California doveva avere più paura del decadimento fisico, della solitudine e dell'impotenza sessuale.
Christopher IsherwoodÈ quello che si deduce leggendo il gigantesco secondo volume dei suoi diari, The Sixties (HarperCollins, pagg. 756, $ 39,99, circa 29 euro), appena uscito negli Stati Uniti: diari che formano il ritratto dell'omosessuale nevrotico che su se stesso avrebbe modellato la figura di George, il maturo professore inglese che insegna letteratura in una università della California (come lo stesso Isherwood faceva), desolatamente solo dopo la morte del suo compagno.
Chris IsherwoodE rassegnato a concludere una lunga giornata di ricordi con un suicidio sommesso, proprio per questo ancora più straziante, sia nel libro, pubblicato da Adelphi con il titolo Un uomo solo, sia nella versione cinematografica firmata Tom Ford che porta il titolo originale.
Non che Isherwood fosse un sentimentale. "Non c'erano abbastanza Martini, non c'era abbastanza cibo e c'era troppa gente" scrive dopo una serata passata a un party. «Non credo in ogni caso che le feste eterosessuali possano funzionare dal punto di vista della conversazione. Se le donne e gli uomini si mescolano, devono farlo per flirtare e ballare; hanno troppo poco da dirsi».
Christopher Isherwood e il compagno Don BachardyE ancora: «Non metto in dubbio di avere i miei pregiudizi, ma mi è sempre più chiaro quanto ignobile e degradante sia normalmente il matrimonio». Alle coppie sposate preferisce le serate con i poeti beat in cui «tutti si stonano, Allen Ginsberg registra la nostra conversazione e Peter OrIovsky continua a chiedermi se ho mai stuprato nessuno».
Andy WarholLa fedeltà non gli interessa, la stabilità sì: sia lui sia il suo partner Don Bachardy si concedono altri amanti, ma restano saldissimamente legati per il resto della vita. Preoccupato, dozzine di anni prima del Viagra, Isherwood scrive: «Mangio sedano come un pazzo da quando qualcuno mi ha detto che Alfred Kinsey ha scoperto che è l'unica cosa contro l'impotenza».
Tanto sincero fino alla brutalità e alla sgradevolezza. Eppure c'è sempre una domanda che aleggia sul lettore, quando scorre un diario: fino a che punto chi scrive tiene conto che un giorno sarà letto?
jagger mick rolling stonesEd è qui che i Sixties di Isherwood affascinano: nella disarmante evidenza che questi diari sono un'operazione a cuore aperto che lo scrittore si infligge da solo mentre, sì, con la coda dell'occhio, non manca di sbirciare il lettore. E in tutta la loro sgargiante sincerità, si presentano come la barocca cornice di un racconto sobrio e perfetto come A Single Man.
E POI DECISE DI NON BRUCIARE PIÙ GLI ARAZZI
Per capire quanto Isherwood fosse legato alla California, in cui si trasferì nel I939, bisogna tornare a una storia (la racconta nei diari dell'epoca) capitata nell'estate del '4I quando eredita dallo zio Henry Bradhaw-Isherwood-Bagshawe la magnifica proprietà di Maple Hall, nel Cheshire.
Senza pensarci due volte, Isherwood rinuncia all'eredità, perché la libertà trovata come omosessuale in California ha spento in lui l'adolescente ribelle: «È troppo tardi oggi per invitare i miei amici a un banchetto, bruciare gli arazzi fiamminghi e i letti elisabettiani, e trasformare la casa in un bordello. Non ho più bisogno di vendicarmi del passato».