Lirio Abbate per "l'Espresso"
9i32 luciano moggi constileMagistrato contro magistrato. Dirigenti sportivi contro dirigenti sportivi. Uno contro l'altro nel processo sullo scandalo più clamoroso che ha coinvolto il mondo del calcio italiano. Cinque anni dopo l'inchiesta che travolse Luciano Moggi, indicato come il regista di un sistema che pilotava gli esiti di partite e campionati, il processo potrebbe finire fuori gioco. Perché invece di dare certezze sulle responsabilità dei 24 imputati, il dibattimento di Napoli oggi rischia di danneggiare l'immagine della giustizia e creare caos nel mondo del pallone.
Le udienze sono cominciate due anni fa, nell'aula 216 del grattacielo del Centro direzionale che ospita il Palazzo di giustizia partenopeo: Moggi è accusato di essere il promotore di un'associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva. E da allora i tentativi di invasione di campo si sono moltiplicati, fino a rendere confuso il match. I pm hanno ricusato per due volte il presidente del collegio del tribunale, Teresa Casoria, e una terza istanza è stata fatta anche dalla parte civile.
Teresa CasoriaLa difesa di Moggi ha preso in contropiede l'accusa, scoprendo intercettazioni (fra le 170 mila effettuate dai carabinieri di Roma) non trascritte dagli investigatori: colloqui di dirigenti, alcuni dei quali non toccati dall'inchiesta come il presidente dell'Inter Massimo Moratti. Gli avvocati ne hanno chiesto l'ammissibilità al processo, rischiando di portare sul banco degli imputati altre persone e altre squadre.
I pm hanno ribattuto con nuove indagini supplementari, ottenendo dai giudici la citazione di ulteriori testi, che però una volta sentiti hanno sconfessato gran parte della tesi della procura. Botta e risposta. Gli avvocati dopo oltre 20 mesi di udienze sono ottimisti e intravedono uno scenario a loro favorevole.
Carlo AlemiRicostruzioni, fatti, circostanze e intercettazioni vecchie e nuove, allargherebbero il finale di partita trasformandolo in una mischia a tutto campo: non andrebbe processato solo l'associazione per delinquere creata da Moggi per sostenere la Juve e la galassia di team nell'orbita del dg, ma un sistema più vasto. Capace almeno nella stagione 2004-2005, di intervenire su arbitri e designatori per pilotare le gare. Insomma, dalla sentenza potrebbe uscire una Calciopoli 2 allargata ad altri potenti del pallone.
CLAUDIO LOTITOPer questo motivo le difese hanno scelto di tagliare la loro lista testi, passando dai 50 previsti a solo sei o sette deposizioni in modo da chiudere in fretta le udienze. Ma il tunnel giudiziario in cui lo scandalo Calciopoli si è infilato è ancora lungo. E non si vede l'uscita.
Perché se fino allo scorso mese il presidente del tribunale di Napoli, Carlo Alemi, denunciava alla commissione Giustizia della Camera il timore che l'approvazione del "processo breve" avrebbe cancellato anche Calciopoli, da poche settimane è arrivata la nuova richiesta di ricusazione avanzata dai pm per il presidente del collegio giudicante. Su quest'ultima la corte d'appello di Napoli deciderà il 20 maggio.
capri47 andrea diego della valleTeresa Casoria si è già vista respingere altre due istanze. Secondo i pm Giuseppe Narducci e Stefano Capuano, la presidentessa del collegio avrebbe anticipato pubblicamente in aula il proprio convincimento: «Abbiamo altri processi più importanti da celebrare», facendo però riferimento a dibattimenti con detenuti e ai boss della camorra.
Adesso i sostituti procuratori incalzano la Corte d'appello con un'altra ricusazione, perché sostengono che la Casoria è stata al centro di una nuova inchiesta disciplinare da parte del Csm, conclusasi due settimane fa con la censura del magistrato. Il Consiglio l'ha assolta dalle accuse più gravi in merito alla gestione dell'ufficio ma in questo procedimento hanno testimoniato contro Casoria i due pm del processo. Da qui l'ipotesi, avanzata nella nuova ricusazione, che Casoria potrebbe essere influenzata nella decisione che dovrà prendere.
Contro la presidentessa non ci sono solo i pm: davanti al Csm si sono presentate pure i giudici a latere, Maria Pia Gualtieri e Francesca Pandolfi. La loro testimonianza ha alzato il velo su contrasti interni al procedimento che ne minano fortemente la serenità. Il giudice Casoria al Csm ha dichiarato che «il processo di Calciopoli va avanti grazie a me. Il pm è renitente a fare la requisitoria». Come a dire che i rappresentanti dell'accusa fanno melina in attesa del fischio finale.
Paolo Bergamo da corriere itLa deposizione al Csm provoca problemi pure a Francesca Pandolfi per aver sostenuto che il collegio giudicante non sarebbe stato formato in base alle norme che regolano l'assegnazione dei giudici, ma «su suggerimento della Casoria» al presidente del tribunale Carlo Alemi. Apriti cielo. Caos su caos.
Alemi prende carta e penna e scrive alla procura generale della Cassazione, competente sulle iniziative disciplinari, per far chiarezza su quanto affermato dalla Pandolfi. Il collegio si spacca. Perché se fosse andata come ha raccontato il magistrato, si sarebbe violato il principio del giudice naturale. «E invece così non è andata, quelle affermazioni sono false», ribatte Alemi che adesso chiede di far luce su questo nuovo episodio.
Così Calciopoli, arrivata alla conclusione della fase dibattimentale, appare nel bel mezzo di una tormenta, con i giocatori costretti a inseguire la palla lungo un campo paludoso. Il presidente del sindacato delle toghe del distretto di Napoli, Celeste Carrano, rispondendo ai giornalisti conferma che questo processo a Moggi "più altri", «non sta offrendo l'immagine migliore di come si amministra la giustizia a Napoli. Non vorrei però, che fosse preso ad esempio in maniera strumentale. Qui si celebrano migliaia di processi ogni giorno. E, le assicuro, si svolgono tutti nel pieno rispetto delle regole».
lex designatore Pier Luigi Pairetto da corriere itSe dovesse essere accolta la richiesta di ricusazione il giudizio dovrà riprendere con un altro collegio e con concreti rischi di prescrizione. Nel maggio 2012 si cancellerà la frode sportiva di cui sono imputati i dirigenti della Fiorentina Andrea e Diego Della Valle, il presidente della Lazio, Claudio Lotito, il presidente della Reggina Pasquale Foti, l'ex dirigente del Milan Leonardo Meani, l'ex arbitro Pasquale Rodomonti, gli ex guardalinee Enrico Ceniccola, Silvio Gemignani, Claudio Puglisi e Stefano Titomanlio e l'amministratore delegato della Fiorentina, Sandro Mencucci.
Mentre per chi risponde dell'accusa di associazione per delinquere e di essere stato il promotore come Luciano Moggi, gli ex designatori arbitrali Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto, l'ex vicepresidente della Figc Innocenzo Mazzini, l'ex direttore sportivo del Messina Mariano Fabiani, gli ex arbitri Massimo De Santis, Salvatore Racalbuto, Paolo Bertini e Antonio Dattilo, l'assistente Marcello Ambrosino, l'ex designatore dei guardalinee Gennaro Mazzei, il giornalista Rai Ignazio Scardina e l'ex segretaria della Figc Maria Grazia Fazi, la prescrizione è prevista nel maggio 2016.
Ma Moggi non intende accettare un'assoluzione per tempo scaduto e chiede già da ora i supplementari: «Non l'accetterò mai. Hanno voluto il processo e ora è giusto che si vada fino in fondo». L'ex dg è convinto che in tribunale si ribalterà la situazione. E che il suo riscatto verrà proprio da quelle migliaia di intercettazioni che segnarono il crollo del suo impero, documentando i contatti tra lui e i designatori arbitrali.
Nelle udienze del processo quelle registrazioni invece si sono allargate chiamando in causa tutto il potere calcistico nelle sue varie forme. Un sistema dove - secondo le difese - Moggi è stato solo una delle pedine e non il primattore. Ma sul quale - tra liti, ricusazioni, rilanci, sbobinature e prescrizioni galoppanti - rischia di non esserci mai una verità processuale.
La commissione disciplinare della Federcalcio ha fissato per il 19 maggio l'udienza di primo grado per discutere i deferimenti che riguardano Luciano Moggi, Antonio Giraudo e Innocenzo Mazzini. Rispettivamente direttore generale, amministratore delegato della Juventus e vice presidente della Federcalcio.
Per i tre dirigenti il rischio è quello della radiazione. Il fascicolo viene preso in considerazione per la seconda volta: la prima aveva portato a cinque anni di squalifica per i tre dirigenti. Ma una decisione del consiglio federale, in risposta ad una indicazione dell'alta corte di giustizia ha riaperto il dibattimento per garantire il contraddittorio. Mazzini peraltro ha fatto ricorso all'alta corte per chiedere la sospensione del provvedimento ai suoi danni, questa decisione è attesa entro la fine del mese di aprile. Intanto la requisitoria del processo a Napoli è stata fissata per il 3 maggio.