Francesco Bei per "la Repubblica"
BERLUSCONI E NAPOLITANOTenere Giorgio Napolitano sotto pressione. Puntare il dito contro il Quirinale, accusarlo di partigianeria, per rendergli politicamente molto oneroso l´eventuale rigetto della legge sul processo breve. C´è questo nella strategia di Silvio Berlusconi, nonostante ieri, con i suoi, abbia scherzato sulla provocazione del deputato marchigiano (cambiare l´articolo 1 della Carta) chiedendo chi ne fosse l´autore: «Ceroni chi? Il famoso costituzionalista?». Ma la vicenda di Roberto Lassini, l´aspirante consigliere comunale di Milano inchiodato per i manifesti anti-pm, ha confermato nel Cavaliere tutti i pregiudizi coltivati nei confronti del capo dello Stato.
napolitano berlusconiE non a caso, nel lungo vertice di palazzo Grazioli con coordinatori e capigruppo, è stata ieri di nuovo Letizia Moratti a scatenare la rabbia del premier. Colpevole il sindaco di essersi fatta portavoce della denuncia di Napolitano contro «uno dei nostri», «ingenua» per essersi irrigidita fino a minacciare le dimissioni, «irresponsabile» per aver fatto segnare un gol agli avversari. Sull´altro piatto c´era invece la soddisfazione per la puntata di Radio Londra di Ferrara, lodato dal premier per aver detto al presidente della Repubblica «con pacatezza ma senza sconti quello che andava detto».
GIANNI LETTAE non c´è soltanto Ferrara: tutti i media berlusconiani hanno infatti spostato immediatamente le batterie contro il Quirinale. Napolitano, scriveva ieri il Giornale, «avrebbe dovuto pretendere le dimissioni del segretario dell´Anm».
BOSSI CABRIOLETCosì, nonostante il solito Gianni Letta abbia predicato invano moderazione, arrivando a suggerire un incontro tra Berlusconi e Napolitano la prossima settimana (il pretesto sarebbe il rimpastino dei sottosegretari), la richiesta per ora non è partita. «Il capo dello Stato fa finta di niente - si lamenta il Cavaliere - ma io non riesco più a governare. Continuano a processarmi per cose ridicole, vorrebbero che mi occupassi solo di questo. È una guerra e l´unico modo per farla finire è approvare la riforma della giustizia».
ANGELINO ALFANOIl calendario immaginato da Angelino Alfano prevede un primo esame della riforma costituzionale entro l´estate, anche se ieri si è preso atto che difficilmente questo "timing" potrà essere rispettato. A Montecitorio il centrodestra vuole infatti spingere subito sul biotestamento, usando strumentalmente la legge per spaccare il Terzo polo isolando il «laicista» Fini.
BOCCASSINIMa è sempre la giustizia la priorità per il Cavaliere. Ieri è filtrata la notizia che il governo solleverà conflitto d´attribuzione davanti la Corte costituzionale contro la decisione dei giudici di Milano del processo Mediaset che non riconobbero il legittimo impedimento chiesto da Ghedini e Longo. Una mossa apparentemente a lunga gittata, studiata invece a tavolino per bloccare immediatamente il processo milanese.
GIANFRANCO FINIA palazzo Madama i capigruppo della maggioranza aspettano infatti solo il voto delle amministrative per inserire nel calendario d´aula la legge sul processo-lungo. È quello il veicolo che inoculerà nel palazzo di giustizia di Milano l´ultima "poison pill" immaginata da Ghedini: la sospensione dei procedimenti in ogni caso in cui venga sollevato un conflitto davanti alla Corte costituzionale. Con le regole attuali i giudici possono infatti proseguire nel dibattimento, fermandosi solo sulla soglia del giudizio.
PIERFERDINANDO CASINISe a giugno sarà approvata la nuova legge, benché solo in un ramo del Parlamento, il Pdl inizierà a reclamare dai magistrati il rispetto della volontà del legislatore, pretendendo che si fermi all´istante il processo Mediaset. Fino alla decisione, inevitabilmente lunga, della Consulta. A questo serve dunque il conflitto d´attribuzione che palazzo Chigi ha sollevato ieri: piantare il chiodo al quale appendere domani la richiesta di congelare il processo a Berlusconi.
SINDACO LETIZIA MORATTIQuesto conflitto aspro con la magistratura non convince tuttavia i capi del Pdl - e non solo Letta e il Carroccio - alcuni dei quali iniziano ora a temere un effetto boomerang sulle amministrative. Una freddezza che il Cavaliere, al netto della posizione della Moratti, deve aver avvertito se è vero che ha concluso la riunione di palazzo Grazioli con una frase sibillina: «La verità è che sono in guerra perenne con i magistrati e non tutti l´hanno capito. O facciamo la riforma o sarà un fallimento».