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BANANA BABILONIA - SE SALTA MILANO (O NAPOLI), SALTA IL PDL E ARRIVA IL GOVERNO TECNICO - E Berlusconi corre al comizio di letizia moratti e attacca il solido ritornello per trasformare le Amministrative nel solito referendum: o con me, o con i \"comunisti\" - SFATTO LETTA, SAREBBE LA NEFASTA INFLUENZA DELLA SANTEDECHÈ A SCATENARE GLI ISTINTI demenziali DEL CAINANO...

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Ugo Magri per "la Stampa"

santanche

I primi a stupirsi delle smisurate ingiurie ai giudici sono i collaboratori del premier, i suoi colonnelli, magari quegli stessi personaggi che poi, nelle dichiarazioni domenicali, lo spalleggiano. Si domandano sottovoce perché Berlusconi abbia voluto battere proprio adesso tutti i record, lui che già ne aveva stabiliti parecchi. Altre inchieste in arrivo? No, perlomeno non risulta. Nuove ragazze pronte a testimoniare su Ruby? «Più di quanto abbiano già raccontato le ultime due, sarebbe impossibile».

Una dopo l'altra, nel giro stretto berlusconiano vengono smontate tutte le tesi più sofisticate, tipo quella che vede una guerra in atto contro Napolitano. Il quale sarebbe riluttante a mettere la controfirma sotto il processo breve, dunque Berlusconi cercherebbe di provocarlo sui giudici e di trascinarlo in una rissa da bar. Teoria suggestiva, peccato che non stia in piedi.

Anzitutto perché al varo finale della legge in Senato mancano settimane, forse mesi. E nessuno, tantomeno ad Arcore, è in grado di scommettere come si regolerà quel giorno il Presidente della Repubblica. Sul Colle il riserbo è totale. Che Napolitano sia preoccupato non si fatica a crederlo. Però di farsi coinvolgere in un duello rusticano col premier, il Capo dello Stato non ci pensa nemmeno. Le istituzioni avrebbero solo da rimetterci, e quanto Napolitano doveva dire lo ha detto già.

GIANNI LETTA

Insomma: le dietrologie non aiutano a capire il senso dell'escalation. Per cui bisogna battere strade più semplici. Alcune perfino banali. Il Cavaliere aveva un testo scritto, l'avevano preparato i suoi uffici e gli era pure piaciuto. Di «cellule rosse» nella magistratura non vi si parlava minimamente. Poi però, in teatro, Berlusconi si è scatenato «a braccio».

Può darsi che l'ambiente lo stimolasse. Guarda caso, in prima fila erano seduti Mario Mantovani, coordinatore lombardo Pdl, capace di assecondarlo al punto da fargli trovare una bionda violinista nell'uovo di Pasqua, e la sottosegretaria Daniela Santanché, che nel giro del berlusconismo moderato (ancora esiste) paragonano chissà per quale motivo a Luisa Ferida, attrice del Ventennio e «repubblichina» tra le più assatanate. Ogni qualvolta Berlusconi torna a Milano, finisce nell'orbita di quei due e degli altri «pasdaran» che Gianni Letta (ieri disperato) a Roma non farebbe nemmeno avvicinare. I risultati si vedono.

IGNAZIO LARUSSA

L'ultima spiegazione degli assalti alle toghe sta nelle elezioni alle porte. Tra meno di un mese si vota per grandi città, in bilico ci sono Milano e Napoli, due piazze «mai facili» riconosce Bonaiuti. Se Berlusconi vince ambedue le sfide, completa lo scenario Quagliariello, «poi ha due anni di legislatura in discesa». E se non vince? Allora sarebbero guai. Il Cavaliere scaricherebbe la colpa sul Pdl, capro espiatorio della sconfitta.

Denis Verdini

«E' colpa vostra» direbbe irato ai coordinatori nazionali. Però i contraccolpi arriverebbero sul governo. La maggioranza potrebbe sciogliersi come neve al sole perché nessuno ama stare con chi sembra destinato a perdere, i Responsabili scoprirebbero quant'è bello il governo tecnico o, per dirla con Veltroni-Pisanu, di «decantazione». Berlusconi attacca i giudici, è dunque il parere più accreditato, per trasformare le Amministrative nel solito referendum: o con me, o con i «giudici comunisti».

2- SI DECIDE TUTTO A MILANO
Tommaso Labate per Il Riformista

SANDRO BONDI

Non c'è paese al mondo dove le tornate elettorali locali, anche quelle minori, hanno un impatto così pesante sullo scenario nazionale. Le prossime amministrative - si vota il 15 maggio per il primo turno - non fanno eccezione, tanto più che sono chiamati al voto alcuni tra i principali capoluoghi.

Le ragioni di questo peso spropositato sono fin troppo ovvie. Non c'è governo della Seconda Repubblica (a parte i primi mesi dell'ultimo Berlusconi) che abbia conosciuto momenti di reale stabilità.

mario mantovani

Con un quadro così precario, è ovvio che basti il minimo sussulto a fare danni. Nel 2003 fu la sconfitta del centrodestra alle provinciali di Roma - in sé tutt'altro che epocale - a innescare la guerra totale nella allora Casa delle libertà. Nel 2007, col centrosinistra tornato al governo, fu sufficiente un pugno di comuni persi, soprattutto nel nord Italia, per gettare nel panico assoluto i maggiorenti del Pd, che si accordarono in un lampo sulla concessione della leadership a Walter Veltroni, considerato l'unico possibile salvatore della patria. Veltroni la patria non la salvò, e nemmeno salvò il governo Prodi, già di suo traballante, che fu presto travolto dal peso della diarchia.

ruby

Ora la domanda è: che effetto può avere sul governo Berlusconi il voto del 15 maggio? È lecito attendersi scossoni? Per rispondere, basta notare come l'attesa del voto abbia persino resuscitato gli scenari di governo tecnico, dei quali non si parlava più da mesi. Gli avversarsi del Cavaliere si aspettano molto da questa tornata.

Sanno che solo dalle urne può arrivare la spallata che invece mai arriverà da alleati, complotti interni o disgrazie giudiziarie. Ed è ben chiaro, tenendo sotto occhio la mappa elettorale, qual è l'unico vero epicentro di un eventuale terremoto politico: Milano.

Giovanni Lettieri

Nelle altre grandi città il pronostico appare scontato. A Torino, Piero Fassino dovrebbe farcela al primo turno. A Bologna, Virginio Merola potrebbe aver bisogno del ballottaggio, ma non corre grandi pericoli. A Napoli difficilmente il centrosinistra manterrà la guida del Comune, ma la vittoria di Lettieri sulle macerie del dopo Iervolino non è evento in gradio di risalire i confini regionali.

La bella Charlotte Crona

A Milano, invece, un'eventuale sconfitta di Letizia Moratti avrebbe effetti devastanti su Berlusconi. Il centrodestra perderebbe la sua grande roccaforte e il Cavaliere vedrebbe espugnato il cuore stesso del suo impero mediatico e politico. Può succedere? Difficile, ma non impossibile.

I sondaggi prevedono la possibilità per Pisapia di arrivare al ballottaggio.A quel punto, tutto potrebbe accadere, e a fare la differenza potrebbero essere fattori oggi imponderabili, come l'affluenza o la direzione che prenderebbero al secondo turno i voti del Terzo Polo (promessi a Pisapia da buona parte del gruppo dirigente di Fli).

Quanto sia decisiva la battaglia di Milano, Silvio Berlusconi ha dato prova di esserne cosciente ieri, quando ha lanciato la grande mobilitazione elettorale («Ditemi voi se non c'è da andare a votare contro questi magistrati»). Fossimo in Bersani passeremmo a Milano gran parte delle prossime quattro settimane. È lì, quartiere dopo quartiere, che servirebbe quella campagna porta a porta annunciata qualche mese fa e poi finita nel nulla.

 


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