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PARIOLI-BAHAMAS, SOLA ANDATA - GRAN PARTE DEL TESORO DEL MADOFF DE’ NOANTRI STAREBBE NEI CARAIBI - LA VERSIONE DI TORREGIANI, UNO DEI BROKER DI LANDE (DI CUI OGGI SI DECIDE LA SCARCERAZIONE): “TUTTI I CLIENTI SAPEVANO CHE I FONDI ERANO ALL’ESTERO. LANDE ERA STATO MINACCIATO CON LE ARMI DA CRIMINALI CHE RIVOLEVANO INDIETRO I SOLDI” - TRA I TRUFFATI, UNA CONSIGLIERA DEL MINISTRO MARONI E L’EX MOGLIE DEL DEPUTATO PDL DI CAGNO ABBRESCIA - SI INDAGA SUI 500 NOMI CRIPTATI, CHE NON AVEVANO VOLUTO LO SCUDO FISCALE (TROPPI SOLDI O MAGAGNE DA NASCONDERE), e COME PSEUDONIMI USAVANO I NOMI DEI PROPRI CANI…

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1 - MADOFF PARIOLI, TESORO ALLE BAHAMAS - CACCIA AI FONDI NEL PARADISO FISCALE...
TGCOM
- Mentre proseguono le indagini sui conti cifrati legati alla truffa del Madoff dei Parioli, all'appello mancherebbero ancora milioni di euro. Si tratta del tesoro nascosto di Gianfranco Lande, il cervello del grande raggiro. Il bottino, secondo gli investigatori, sarebbe alle Bahamas. Il Nucleo valutario ha accertato infatti l'esistenza di alcuni fondi chiusi intestati proprio a Lande. Non sono però noti né il loro contenuto, né il valore.

Tribunale penale di Roma

Ma non è tutto qui. Gli inquirenti sono infatti a caccia anche degli investimenti ricostruiti dal liquidatore, Gianluca Brancadoro. Una cifra che si aggira intorno ai 30 milioni di euro negoziati tramite la banca inglese Crest Euroclear per conto di 120 clienti tra il dicembre del 2008 e il giugno del 2009 e svaniti letteralmente nel nulla.

2 - IN CORSO UDIENZA RIESAME PER LANDE E ALTRI TRE...
(ANSA) -
E' in corso davanti al tribunale del riesame di Roma l'udienza sollecitata da quattro dei cinque componenti della cosiddetta 'Banda dei Parioli' per chiedere la revoca delle ordinanze di custodia cautelare in carcere. Si tratta di Gianfranco Lande, ritenuto dalla procura il principale artefice della megatruffa da 170 milioni di euro, della compagna Raffaella Raspi, di Andrea Raspi e di Gian Piero Castellacci De Villanova.

Il quinto indagato, Roberto Torreggiani, è stato esaminato dal tribunale del riesame la settimana scorsa e si è visto rigettare l'istanza di scarcerazione. L'udienza è stata caratterizzata dalla sospensione di un'ora per consentire ai difensori degli indagati di consultare l'ulteriore documentazione, una ventina di allegati, depositata ieri dal pubblico ministero Luca Tescaroli.

Gianfranco Lande


3 - LE MINACCE AL MADOFF DEI PARIOLI I BOSS CON LE PISTOLE NEL SUO UFFICIO...
Federica Angeli e Maria Elena Vincenzi per "la Repubblica"

È prevista per oggi l´udienza del Riesame per la scarcerazione dei protagonisti della truffa dei Parioli. Il giudice dovrà decidere se rimettere in libertà Gianfranco Lande, la compagna Raffaella Raspi e il fratello Andrea, e Giampiero Castellacci. Lo farà alla luce dei nuovi interrogatori per i maghi della stangata da 170 milioni di euro in cui sono finiti vip, calciatori, bancari, politici e notabili romani.

E mentre dall´elenco dei 1.678 clienti truffati spuntano nuovi nomi - come quello di Mara Carluccio, nello staff del ministro Maroni come consigliere sulle politiche di genere comunitarie e internazionali e Patrizia D´Abramo, ex moglie del deputato del Pdl Simeone Di Cagno Abbrescia e dipendente alla Sogei, società informatica che lavora per conto del ministero dell´Economia e delle Finanze - vengono fuori particolari importanti che potrebbero portare all´identificazione dei "500" clienti eccellenti non ancora decriptati dalla Finanza. Molti di loro come nome in codice avevano usato quello del proprio cane.

LANDE- SEDE EGP

A fornire la chiave di lettura di quella lista di persone che ha deciso di non avvalersi dello scudo fiscale, forse per sfuggire al fisco o magari perché non voleva essere riconoscibile nel malaffare del Parioli per via di ingenti investimenti che dovevano restare segreti (come Lande stesso ha ammesso davanti agli inquirenti), è Roberto Torregiani, uno dei broker della giostra mangia soldi. Quando il pm Luca Tescaroli gli domanda se conosca le identità degli investitori che compaiono come "Aless. x" o "Asia. x", lui risponde: «Queste persone non le conosco come molti altri investitori. Posso solo immaginare che i conti cifrati erano dovuti a motivi vari. Castellacci aveva dei clienti che avevano nomi vari. Ricordo che qualcuno si faceva chiamare come il suo cane». Un buon punto di partenza per la decodificazione.

Luca Tescaroli

Pm Tescaroli. «Per i clienti più importanti vi erano delle condizioni diverse rispetto agli altri?»
Torregiani. «Per me no. Io trattavo tutti allo stesso modo. Era il cliente che veniva da noi. Molti clienti erano contenti, come il prof. Alessandro Tella, il quale mi ringraziava per i guadagni percepiti».

Altra questione, chiarita nell´interrogatorio, è il collegamento del Madoff dei Parioli col clan della ‘ndrangheta dei Piromalli. Lande, al riguardo, aveva dichiarato di non sapere che quei soldi venivano dalla cosca.

Di Cagno Abbrescia

Pm Tescaroli. «Ha conosciuto come investitori Giuliano Ricci e Paolo Piromalli?»
Torregiani. «Credo che fossero clienti diretti di Gianfranco Lande, il quale spiegò la mancanza di liquidità per essere stato costretto a consegnare 5 o 6 milioni di euro a seguito di minacce, anche con armi. Venne fatta una riunione in ufficio con Lande e un ufficiale dei carabinieri, il quale disse che vi erano delle telecamere per riprendere le condotte estorsive che avevano consentito di arrestare delle persone. Lande ci raccontò che l´investimento era riferito a Cosmi e che Piromalli e Coppola erano coloro che avevano posto in essere l´estorsione».

GUZZANTI E TRUFFATI PARIOLI

Pm Tescaroli. «Le risulta che Gianfranco Lande fosse iscritto a una loggia massonica?»
Torregiani. «Non lo so, ma sto scoprendo giorno per giorno cose strane. Comunque io non lo so».
Torregiani spiega poi la decisione di far aderire allo scudo fiscale i clienti che avevano investito in conti esteri. Un´operazione, secondo gli inquirenti, "irregolare" mirata a nascondere da una parte le attività del Madoff dei Parioli - che ha trascinato una parte di clienti della società Eim, quella fantasma, nelle due consobizzate Egp e Dharma - dall´altra finalizzata ad intascare il 5% (la tassa stabilita da Tremonti) che spettava allo Stato, ma che lui si faceva consegnare in contanti dai clienti o trattendendoli dal loro conto corrente. Dalle parole dell´indagato si apre un altro scenario: tutti i clienti erano consapevoli degli investimenti all´estero.

Paolo Guzzanti

Pm Tescaroli. «Vuole spiegare la ragione per la quale le posizioni di investimento sono state fatte transitare da Eim a Egp?».
Torregiani. «Erano i clienti a volerlo. Pensavo che lo scudo offrisse la possibilità di avere una maggiore trasparenza. Lande faceva delle riunioni serali con i clienti ai quali spiegava la convenienza di aderire alla procedura dello scudo fiscale. Ho ritenuto che lo scudo fosse destinato a regolarizzare le posizioni e avere un rapporto migliore con il proprio capitale».

SABINA GUZZANTI

Pm Tescaroli. «Lande afferma che lei ha proposto ai suoi clienti di fare lo scudo e che lui ha subito la sua determinazione. Cosa può dire in proposito?»
Torregiani. «Io non avevo il potere di imporre a Lande la possibilità di proporre lo scudo fiscale. Io ripeto di non aver avuto coscienza di dover nascondere nulla, pensavo che fosse tutto regolare».

SAMANTHA DE GRENET

Pm Tescaroli. «Secondo quanto lei afferma è stata volontà dei clienti di aderire allo scudo fiscale. Ma perché il cliente avrebbe avuto questa necessità se, come lei afferma, doveva essere tutto regolare e i clienti non avevano alcuna conoscenza dell´assenza di legittimazione da parte di Eim?».
Torregiani. «Io pensavo che lo scudo fiscale fosse utile per rendere più agevole riavere i propri capitali. Tutti i clienti sapevano che gli investimenti erano all´estero. La dimostrazione di questo è che la maggior parte dei clienti chiedeva di fare la C. V. S (casuale valutaria statistica)».

 


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