1 - ONG, MILIZIANI GHEDDAFI UCCIDONO FERITI OSPEDALI...
(ANSA) - Esponenti dei "comitati rivoluzionari" al soldo di Muammar Gheddafi fanno irruzione negli ospedali di Tripoli e uccidono i feriti che hanno manifestato contro il regime. A riferirlo una fonte medica, citata da Sliman Bouchuiguir, segretario generale della Lega libica per i diritti umani.
"Esponenti dei 'comitati rivoluzionari' al soldo di Muammar Gheddafi hanno fatto irruzione negli ospedali di Tripoli e hanno ucciso i feriti, quelli che avevano manifestato contro il regime. Hanno portato via i cadaveri, per farli scomparire, forse per bruciarli, perché sanno che si stanno avvicinando giornalisti stranieri. I medici, che si sono opposti, sono stati minacciati. E' avvenuto ieri e l'altro ieri". E' lo scenario raccapricciante descritto all'agenzia missionaria MISNA dal rappresentante del Fidh. L'informazione, dice, gli è stata riferita da una fonte medica dell'ospedale centrale di Tripoli, uno dei quattro o cinque nosocomi della capitale.
Rivolta in Libia2 - TERMINAL PETROLIO IN MANO RIVOLTOSI...
(ANSA-REUTERS) - I principali terminal petroliferi ad est di Tripoli sono nelle mani dei rivoltosi, che li hanno strappati al controllo del regime di Muammar Gheddafi. LO affermano abitanti di Bengasi che sono in contatto con abitanti della regione.
Le fonti hanno precisato alla Reuters che i terminal petroliferi a Ras Lanuf e Marsa El Grega sono in mano ai rivoltosi e protetti. Soliman Karim, un abitante coinvolto nell'amministrazione provvisoria di Bengasi, ha detto che l'export dalla Libia, una fonte preziosa di entrate per il paese membro dell'Opec, sta continuando. Un altro abitante ha detto invece che il flusso potrebbe essere stato ridotto. Tali informazioni non sono state per ora confermate dal personale dei termina.
Proteste in Libia3 - REGOLARE LAVORAZIONE PETROLIO ALLA SARAS DI SARROCH...
(ANSA) - Ad oggi non vi sono state variazioni nelle lavorazioni petrolifere alla Saras di Sarroch dei prodotti che arrivano dalla Libia. Ma la situazione - fanno sapere dalla Confindustria - è in evoluzione e solo dalla prossima settimana si potranno avere notizie sui nuovi carichi trasportati dalle petroliere. La raffineria dei fratelli Moratti ha una capacità di lavorazione di circa 15 milioni di tonnellate annue (300.000 barili al giorno), e rappresenta circa il 15% della capacità di raffinazione italiana. L'associazione degli industriali riferisce inoltre che attualmente non ci sono imprese edili sarde direttamente coinvolte nei lavori in Libia.
Ma nel Paese nord africano si trovano diversi sardi partiti per conto di aziende della Penisola e che in questi giorni le società stanno facendo rientrare in Italia. "E' evidente - sottolinea il presidente della Confindustria meridionale, Alberto Scanu -, anche in considerazione della dipendenza del nostro Paese dalla Libia per l'approvvigionamento energetico, che il perdurare dell'attuale situazione di crisi non potrà che produrre effetti negativi anche sul nostro sistema produttivo. Per questo è auspicabile che si arrivi quanto prima ad una normalizzazione con mezzi democratici, pacifici e civili".
Libia MisurataAnche da parte degli imprenditori arriva l'allarme per il possibile impatto nell'Isola dei flussi migratori. "La Sardegna - osserva Italo Senes, presidente Confapi - è vicinissima geograficamente al Nord Africa, ma impreparata a subire un'eventuale ondata di sbarchi".
4 - LA FIGLIA DI GHEDDAFI SMENTISCE LA FUGA...
(ilPost.it) - Aisha Gheddafi, figlia del presidente libico, è apparsa ieri alla tv di stato e ha detto di non avere alcuna intenzione di lasciare il paese: "Io non mi muovo da qui". Qualche ora prima erano circolate diverse voci secondo cui questa avrebbe tentato di scappare su un aereo diretto a Malta: non avendo ottenuto l'autorizzazione ad atterrare, l'aereo avrebbe fatto ritorno in Libia. È possibile che Aisha Gheddafi abbia girato il video una volta tornata a Tripoli.
Il corrispondente di Al Jazeera a Malta, Cal Perry, riporta che «secondo l'equipaggio sull'aereo c'erano 14 persone. Il velivolo stava sorvolando lentamente l'aeroporto maltese perché era rimasto a corto di carburante. Le autorità maltesi hanno iniziato a discutere l'autorizzazione all'atterraggio con l'ambasciatore libico che si trovava nel paese, e a quel punto i piloti si sono resi conto che Aisha Gheddafi era a bordo dell'aereo. Il governo maltese ha detto che si trattava di un viaggio non programmato e che non aveva importanza se a bordo c'era anche la figlia del dittatore: ha negato l'autorizzazione e l'aereo è rientrato in Libia».
Alcune fonti all'interno del governo maltese hanno detto di non avere informazioni sulla presenza di Aisha Gheddafi sul volo e sulla partecipazione dell'ambasciatore libico ai presunti negoziati. Sembra che altri parenti di Gheddafi avevano tentato di lasciare il paese in modo simile lo scorso martedì. Una radio libanese ha raccontato ieri che la moglie - libanese - di uno dei figli di Gheddafi aveva cercato di rifugiarsi a Beirut con un jet privato, ma anche in questo caso il governo aveva negato al velivolo il permesso per l'atterraggio. È probabile che sul volo si trovassero altri membri della famiglia di Gheddafi e diversi esponenti del regime.
Morti durante le proteste in LibiaIntanto ieri le Nazioni Unite hanno annullato il titolo di ambasciatore di cui era stata insignita Aisha Gheddafi. La figlia del dittatore libico, avvocato, nel luglio del 2009 era stata nominata ambasciatore di un programma ONU di sviluppo e lotta alle malattie e alla povertà. Il suo incarico, comunque, era a titolo volontario: non prevedeva uno stipendio né il possesso di un passaporto diplomatico.
5 - CACCIA AL TESORO DEL COLONNELLO - IN FAMIGLIA GUERRA SULLA SPARTIZIONE...
Valeria Fraschetti per "la Repubblica"
La caccia al tesoro silenziosamente è già partita. E, che siano custodite in conti bancari segreti nel Golfo o in Europa, è certo che le opache fortune accumulate in 41 anni di regime dalla famiglia Gheddafi sono enormi. Non solo perché, sedendo sulle ottave riserve di oro nero del pianeta, la natura è stata generosa con il Colonnello. Ma anche perché il dittatore è stato un abile re Mida che, con l´aiuto dei figli, ha fatto fruttare i petrodollari in una ragnatela di lucrosi interessi che vanno ben al di là dell´energia: abbracciano una fetta considerevole dell´economia nazionale, e non solo.
Profughi cercano di fuggire dalla LIbiaDa cablogrammi inviati negli anni dall´ambasciata americana di Tripoli emerge il ritratto di un Paese gestito come feudo personale da Muhammar e parenti. In particolare, un dispaccio dall´eloquente titolo di «Gheddafi Inc.», del maggio del 2006, sostiene che la famiglia ha «diretto accesso a investimenti nel settore del gas e del petrolio, delle telecomunicazioni, dello sviluppo di infrastrutture, hotel, mass media e distribuzione di beni al consumo».
libiaAltro che solo petrolio, quindi, anche se «si ritiene che tutti i figli di Gheddafi e i suoi favoriti abbiano redditi derivanti dalla National Oil Company e dalle sussidiarie» del settore. E che una significativa parte del guadagni del greggio (il 95% dell´export) siano finiti nelle casse personali dei Gheddafi lo conferma anche Tim Niblock. Esperto di Paesi arabi all´Università di Exter, Niblock ha rilevato una discrepanza di parecchi miliardi tra i proventi del petrolio e le spese del governo. «Difficile però - sostiene - fare una stima della ricchezza di famiglia».
libiaUn altro cablo della diplomazia Usa parla di 32 miliardi. Fatto sta che altri fiumi di soldi ai Gheddafi sono arrivati dalla creazione dei due fondi di investimento: la Lybian investment authority (Lia) e la Lybian arab foreign investment company (Lafic). Entrambi detengono un vasto portafoglio stimato in 70 miliardi: un capitale «torbido» secondo un´esperta della banca Nomura. Eppure la sua natura non ha spinto le società europee, tanto meno quelle italiane, a sbarragli la strada. Lia detiene, tra le altre cose, il 2,5% di Unicredit; l´altro fondo il 7,5% della Juventus.
aisha gheddafiGli asset sono del governo, ma a volte gli investimenti della Lia portano la sigla della Gheddafi Spa.
È successo nel 2009, quando Saif, il figlio laureato a Londra, comprò per 11,8 milioni di euro una villa con otto camere e piscina a Hampstead. Oppure nel 2008, quando il Colonnello, in Italia per il G8, si infatuò del borgo reatino di Antrodoco e promise di investire 16 milioni in un complesso alberghiero. Sempre lui, secondo il professor Niblock, avrebbe finanziato il presidente dello Zimbabwe Mugabe e una tribù del Darfur negli anni ´90. La ricchezza della Gheddafi Spa è sì sconfinata, ma anche contesa.
Saadi Gheddafi Il calciatoreUn cablo del marzo 2009 rivela una guerra intestina tra gli otto rampolli con dettagli sufficientemente «squallidi per una soap opera». Una delle battaglie fratricide fu per il controllo della produzione locale della Coca-Cola. A scannarsi furono Saif, con interessi nei media, Mohammed, il primogenito, e Saad, il calciatore mancato. Oggi su un punto saranno d´accordo: spedire gli ultimi proventi in segreti off-shore. Prima che arrivino le sanzioni di Europa e Onu.