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TOGLIERE I SOLDI DI STATO AI CINEPANETTONI (GALAN ALL’OPERA) - UNO SPERPERO CHE IL MINISTERO ATTRIBUISCE A TUTTE LE PELLICOLE USCITE: DAL film D’AUTORE A \"NATALE A RIO\" - La proposta di galan: un’unica percentuale del 10%, un tetto massimo di incassi per accedere al premio fissato a 10 milioni di euro, erogazione del rimborso vincolata rigorosamente alla produzione di un altro film di interesse culturale nazionale...

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Michele Anselmi per "il Secolo XIX"

GIANCARLO GALAN

Il tema posto sabato in prima pagina dal "Secolo XIX", con una lettera aperta a Giancarlo Galan intitolata «Caro ministro, tolga i soldi di Stato ai film da maxi-incassi», ha trovato ascolto. Il nuovo titolare dei Beni culturali, ieri a Pompei, non replica per ora, e un po' dispiace; ma promette di affrontare la questione relativa ai contributi percentuali sugli incassi cinematografici, in gergo ristorni, cioè quei premi automatici che vanno direttamente nelle tasche dei produttori.

SANDRO BONDI E MANUELA REPETTI

Faccenda delicata, perché tocca interessi consolidati e privilegi corporativi. Ma qualcosa bisogna fare, pure d'urgenza, pena l'impossibilità dello Stato di sborsare cifre sempre più impegnative, quasi proibitive. Dal 2006 a oggi il debito nei confronti dei produttori è cresciuto fino a 50 milioni di euro. Impossibile reperirli con il Fus-cinema 2011 fermo a 76 milioni di euro in tutto.

Dal Collegio Romano, sede del ministero, fanno sapere che già oggi Galan fornirà qualche delucidazione in merito: prima esponendo le sue linee programmatiche alla commissione Cultura del Senato, poi incontrando le associazioni di categoria presso la Consulta dello spettacolo. L'idea è di fornire alcuni indicazioni di principio, in attesa di incontrare nei giorni prossimi il mondo del cinema per discutere un'ipotesi di rimodulazione radicale del sistema che regola i contributi sugli incassi. Vedremo.

Natale a Beverly Hills

La partita non è solo tecnica. Attualmente lo Stato attribuisce premi in denaro a tutti i film usciti in sala, sia al piccolo film d'autore sia al cinepanettone di successo. Sulla carta una scelta democratica, finalizzata a sostenere l'industria cinematografica nel suo complesso, nei fatti una pratica che favorisce i campioni di incassi. Ricapitoliamo. Il meccanismo prevede un rimborso a scalare, suddiviso per scaglioni. Una prima quota di rimborso del 25 per cento per incassi fino a 2 milioni e 600 mila; una seconda del 20 per cento fino a 5 milioni e 200 mila; una terza del 10 per cento fino a 10 milioni e 320 mila; una quarta del 7 per cento fino a 20 milioni e 700 mila.

La banda dei Babbi Natale

Una pacchia per i titoli di forte appeal commerciale, che pescano in tutte e quattro le aliquote. Qualche esempio può tornare utile. Solo restando al 2010, "Benvenuti al Sud", quasi 30 milioni di euro al botteghino, riceverà altri 2 milioni e 400 mila dal ministero sotto forma di premio; "Io, loro e Lara" 2 milioni. "La banda dei Babbi Natale" 1 milione e 800 mila. "Natale in Sudafrica" 1 milione e 900 mila. "Maschi contro femmine": 1 milione e 850 mila.

natale new york

Così non si può più andare avanti. Con gli anni, specie dopo l'exploit commerciale del cinema italiano di commedia, il peso dei rimborsi è diventato insostenibile, una mazzata che toglie risorse destinabili a film meno sicuri e protetti. Pensate: 20 milioni nel 2007, 23 nel 2008, 30 nel 2009, 35 nel 2010. Visto il lievitare della somma, l'ex ministro Bondi decise il 30 dicembre scorso di sospendere il decreto legislativo 28 del 2004 (articolo 10). Ma le richieste di rimborso continuano ad arrivare. Per il 2011, grazie al successo di film come "Che bella giornata" o "Immaturi", si parla addirittura di 50 milioni. Non si vuole l'abolizione dei contributi? Un ripensamento è comunque d'obbligo, anche perché solo da noi vige un meccanismo del genere, che permette all'impresa di incamerare denaro solo in virtù degli incassi.

La proposta allo studio del ministero è la seguente: un'unica percentuale del 10 per cento, un tetto massimo di incassi per accedere al premio fissato a 10 milioni di euro, erogazione del rimborso vincolata rigorosamente alla produzione di un altro film di interesse culturale nazionale. Se l'ipotesi passasse, il costo per l'erario - restando al 2010 - scenderebbe da 35 e 17 milioni. Significa recuperare denari preziosi per la produzione di film di qualità, s'intende non necessariamente astrusi o noiosi, in un quadro che, l'anno scorso, ha visto crollare il finanziamento pubblico a 25.5 milioni, tra film d'autore, opere prime e seconde, cortometraggi e documentari.

GLI AIUTI PUBBLICI AL CINEMA DAL SECOLO XIX

Ma non sarà facile, per Galan, trovare l'accordo. L'articolo del "Secolo XIX", ad esempio, non è piaciuto a Riccardo Tozzi, presidente dei produttori e titolare di Cattleya. Pur dichiarandosi d'accordo con il tetto dei 10 milioni, accusa: «Iniziativa irresponsabile, ispirata a tesi brunettiane. I contributi sono questione di vita o di morte per gli incassi piccoli e medi. L'eliminazione dei rimborsi farebbe un danno limitato ai grandi successi, ma darebbe il colpo di grazia al cinema d'autore». Avrete capito che, appena si tocca l'argomento, scatta un certo nervosismo.

 


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