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BARI E PATTA/1 - A BARI STA PER ESPLODERE LA BOMBA: UNA MAXI INCHIESTA, BASATA SULLE RIVELAZIONI DI TARANTINI, SU UN PACCHETTO DI APPALTI E DENARO NELLA SANITÀ PUGLIESE CHE COINVOLGEREBBE IMPRENDITORI E POLITICI LOCALI E NAZIONALI, LA MAGGIOR PARTE DEI QUALI VICINI AL PD - FRISULLO E MAZZARANO AVREBBERO GARANTITO COPERTURA A TGIANPY PER VINCERE APPALTI ALL’INTERNO DI ALCUNE AZIENDE SANITARIE - NELLE INTERCETTAZIONI SBUCA IL ‘GIOCO DEL LOTTO’: \"SÌ, FACCIAMO TRE LOTTI COME DICONO TUTTI, POI UNO A TE, UNO A TE E UNO A TE, E LI DIVIDIAMO TUTTI\"…

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Giuliano Foschini per "la Repubblica - Bari"

Giampaolo Tarantini

Ancora una volta Gianpaolo Tarantini. Ancora una volta la gestione della sanità pugliese. E sempre l'ombra di una scossa imminente. Sulle scrivanie della procura di Bari gira da mesi una piccola, grande bomba che sarebbe pronta per esplodere: una maxi inchiesta su un pacchetto di appalti, scambio di denaro nella sanità pugliese che coinvolgerebbe imprenditori e politici locali e nazionali, la maggior parte dei quali vicini al Partito democratico.

Sandro Mazzarano

L'inchiesta è condotta dai militari della Guardia di finanza, coordinata dai sostituti procuratori Ciro Angelillis, Eugenia Pontassuglia e Giuseppe Scelsi. Gli accertamenti preliminari sono sostanzialmente conclusi. A muovere l'indagine sono state le dichiarazioni di Tarantini, raccolte in più riprese a partire del settembre del 2009. L'imprenditore ha ricostruito a verbale una rete di interessi che si sarebbe sviluppata alle spalle delle Asl pugliesi. Il lavoro dei magistrati e dei finanzieri avrebbero poi dimostrato come dietro tutto ci fosse una rete politicoimprenditoriale che controllava gran parte degli appalti.

I nomi che tornano spesso nell'indagine sono quelli di alcuni ex esponenti della giunta Vendola, a partire dall'ex assessore ai Trasporti Mario Loizzo. Ma riguarderebbe anche esponenti politici nazionali di primo livello e imprenditori sempre di area democratica. Tutti iscritti nel registro degli indagati.

Sandro Frisullo

Tarantini a verbale ha raccontato per esempio di aver versato una tangente di 10mila euro all'ex segretario regionale pugliese dei Ds (oggi consigliere del Gruppo misto), Michele Mazzarano. "Con riferimento al pagamento di tangenti preciso - aveva spiegato Tarantini in uno dei suoi interrogatori - che gli unici due politici pugliesi ai quali ho corrisposto tangenti sono Sandro Frisullo e Michele Mazzarano". Mazzarano gli avrebbe garantito copertura per vincere appalti all'interno di alcune aziende sanitarie in tutta la Puglia. L'inchiesta avrebbe in realtà dimostrato che la rete non riguardava soltanto Tarantini ma era molto estesa sia al mondo imprenditoriale sia a quello politico. In questo senso arriva in soccorso, per esempio, una intercettazione ambientale registrata all'Hotel de Russie del 21 gennaio del 2008.

Michele Mazzarano

Al tavolo c'era Tarantini con l'imprenditore Enrico Intini e l'ex direttore generale della Asl, Lea Cosentino. "Sì, facciamo tre lotti come dicono tutti, poi uno a te, uno a te e uno a te, e li dividiamo tutti". E riferendosi ad alcune imprese, l'imprenditore dice ancora: "Io so solo che li vuole Alberto dentro per forza! Secondo me, bisogna sentire almeno Mario Loizzo e almeno Alberto Tedesco (ndr, che non sarebbe però coinvolto in questa tranche dell'inchiesta)".

Tarantini risponde: "Ma tu non puoi parlare con Alberto e Mario e dire: Senti, con questi qua dobbiamo fare queste cazzo di tre cose, come dobbiamo fare, chi dobbiamo portarci dentro? Poi ve le dividete... cioè: per assurdo, facendo che in tre capogruppo, no?... Siete tu, lui e diciamo...".

Le dichiarazioni di Tarantini rappresentano però soltanto una parte dell'inchiesta. In un anno di lavoro i militari della Guardia di finanza hanno sbobinato migliaia di intercettazioni telefoniche e ricostruito una fitta rete tra appalti e grossi quantitativi di denaro. L'indagine punta molto in alto e si annuncia come un vero e proprio terremoto all'interno del centrosinistra e in particolare del Partito democratico. In Procura mantengono le bocche cucite proprio per la delicatezza dell'inchiesta. Lo stesso pool di magistrati ha in mano anche la parte, almeno mediaticamente più delicata, dell'inchiesta su Gianpaolo Tarantini: quella sulla prostituzione.

Enrico Intini

L'indagine - nonostante i fatti si riferiscano all'estate del 2008, quindi a più di tre anni fa e sia stata seguita praticamente in presa diretta dalla Finanza che aveva sotto controllo i telefoni dei protagonisti - è ancora nella fase dell'indagine preliminare tanto che gli stessi legali delle persone indagate sono sorpresi di continuare a ricevere proroghe delle indagini. In discussione c'è ancora la qualificazione del reato: non è ancora chiaro se Tarantini alla fine venga accusato di sfruttamento della prostituzione o di favoreggiamento, in una fattispecie che sembra molto simile a quella contestata a Milano nel processo Ruby a Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti.

Indagine che risale a meno di sei mesi fa è che già a processo. Rispetto a Milano la differenza sostanziale sta però nel ruolo di Silvio Berlusconi: per la procura di Bari era soltanto un "utilizzatore finale" e non sapeva che le ragazze che Tarantini portava alle sue feste fossero a volte prostitute.

 


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