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1- NELLA SOLITA FANFARA DEI GIORNALI SULLE GESTA DI MARPIONNE, CI PENSA “FT” A SEGARE LE GAMBE AL “SUPER-AMBIZIOSO MANAGER”: “IL SOGNO DI UN’AZIENDA DI SUCCESSO È ANCORA LONTANO. ANCHE SE SI RIUSCISSE AD ARRIVARE A UN’IPO NEL 2011, I DEBITI DI CHRYSLER RIMANGONO UN PESO ENORME. PER RAGGIUNGERE UN SOSTANZIALE PROGRESSO FINANZIARIO, NECESSARIE MOLTE PIÙ OPERAZIONI REDDITIZIE\" 2- POI GLIELA TIRA: “MARCHIONNE HA DEI PIANI PLAUSIBILI (NUOVI PRODOTTI, MENO COSTI) PER MIGLIORARE ENTRAMBE LE COMPAGNIE. MA I PROBLEMI CHE HANNO AFFLITTO CARLOS GHOSN SONO UNA LEZIONE DA NON SOTTOVALUTARE. NON SOLO IL SUPER-AMBIZIOSO AMMINISTRATORE DELEGATO FRANCO-LIBANESE DI RENAULT E NISSAN NON È RIUSCITO A GESTIRE BENE ENTRAMBE LE COMPAGNIE, MA IL CHIEF OPERATING OFFICER DI RENAULT È APPENA STATO MANDATO VIA - A CAUSA UNO SCANDALO CHE HA LA SUA ORIGINE IN UN ECCESSO DI SICUMERA MANAGERIALE\"

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1 - FIAT/CHRYSLER: GUIDARE CON PRUDENZA (FIAT/CHRYSLER: DRIVE WITH CAUTION)...
Dagotraduzione dalla "Lex Column" del "Financial Times"

Marchionne e Mike Manley di Jeep

Fiat sta piano piano avvicinandosi al pieno controllo di Chrysler. Ma Sergio Marchionne, il super-ambizioso manager italo-canadese che è amministratore delegato di entrambe le compagnie, è ancora lontano dal realizzare il suo sogno di creare un'azienda automobilistica mondiale e di successo.

Il governo USA, che sembra aver molta voglia di dare a Marchionne la possibilità di salvare una compagnia che è sempre stata ultima tra le grandi, ha approvato il recente passaggio dal 25 al 30%. Un altro salto (fino al 35%) in cui Fiat non dovrà mettere soldi, dovrebbe arrivare tra qualche mese, quando Fiat avrà prodotto un motore ad alta efficienza energetica per Chrysler.

NAPOLITANO MARCHIONNE e LAPO

I passi successivi dell'ambizioso piano finanziario di Marchionne sembrano più complicati, anche se si riuscisse ad arrivare a un'IPO nel 2011. I debiti di Chrysler rimangono un peso enorme. Le spese degli interessi sul debito lordo di 13,1 miliardi $ alla fine del 2010, sono state il motivo principale per cui i 763 milioni $ di utile operativo sono diventati 652 milioni $ di perdite.

Per raggiungere un sostanziale progresso finanziario, sono necessarie molte più operazioni redditizie. Il margine operativo di Chrysler nel 2010 è al 1,8%, meno di un terzo rispetto a quello di Ford. Perfino la Fiat è riuscita a ottenere un margine del 3,1%, anche se si prevede che le sue fabbriche italiane saranno in perdita.

E neanche Chrysler può limitarsi a imitare Fiat; non ha nulla che possa essere paragonato ai suoi marchi di lusso (Ferrari e Maserati), che macinano utili, né una buona posizione nel mercato brasiliano in forte crescita: il numero di auto prodotte è aumentato del 7,3% annuo nell'ultimo quinquennio.

marchionne saluta a pugno chiuso

Marchionne ha dei piani plausibili (nuovi prodotti, meno costi) per migliorare entrambe le compagnie. Ma i problemi che hanno afflitto Carlos Ghosn sono una lezione da non sottovalutare. Non solo il super-ambizioso amministratore delegato franco-libanese di Renault e Nissan non è riuscito a gestire bene entrambe le compagnie, ma il Chief Operating Officer di Renault è appena stato mandato via - a causa uno scandalo che ha la sua origine in un eccesso di sicumera manageriale.


2 - IL LINGOTTO SALE AL 30 PER CENTO DUBBI SUI TEMPI DELLA FUSIONE...
Vittorio Malagutti per "il Fatto Quotidiano"

Da ieri la Fiat è un po' più vicina a Detroit. Il gruppo di Torino ha aumentato dal 25 al 30 per cento la sua quota in Chrysler e Sergio Marchionne già rilancia. "Potremmo anche salire oltre il 51 per cento", ha detto il manager italo canadese durante un incontro con la stampa straniera. Quando? A che prezzo? Questo ancora non si sa, ma l'importante, come sempre, è l'effetto annuncio.

In altre parole: tutto va per il meglio e quanto prima, forse addirittura nel giro di un anno, Fiat diventerà una cosa sola con Chrysler. Una nuova entità che prevedibilmente batterà bandiera a stelle e strisce. Propaganda a parte, il percorso verso le nozze transatlantiche prevede ancora alcune tappe, non tutte agevoli da completare.

ferrari logo

L'impressione è che neppure Marchionne abbia ben chiara la tabella di marcia. A gennaio, la Fiat salì (gratis) dal 20 al 25 per cento centrando il primo dei tre obiettivi fissati contrattualmente. E cioè l'avvio della produzione in Usa del motore Fire destinato alla Fiat 500. I due passi successivi sembravano a portata di mano.

E invece il traguardo del 30 per cento è stato raggiunto solo ieri, dopo che Chrysler ha realizzato la seconda delle condizioni previste negli accordi. In questo caso si trattava di raggiungere un volume di vendite per 1,5 miliardi di dollari al di fuori dell'area Nafta (Usa, Canada Messico) oltre ad alcuni accordi di distribuzione con Fiat per il Brasile. Per passare dal 30 al 35 per cento la casa americana dovrà immatricolare un'auto con tecnologia del partner italiano in grado di percorrere almeno 14 chilometri con un litro. Per centrare anche questo obiettivo potrebbe servire ancora qualche mese.

Poi Fiat punterebbe al 51 per cento di Chrysler, o anche di più afferma adesso Marchionne. Il quale ormai da tempo sta trattando con le banche per rimborsare 5,8 miliardi con il governo Usa e 1,6 miliardi con quello canadese. Questo denaro, che è servito a finanziare il salvataggio di Chrysler fallita nel 2009, costa interessi elevatissimi al gruppo di Detroit.

Negoziare nuovi crediti con il sistema bancario farebbe quindi molto bene al bilancio. Non solo. In base al contratto, Torino non può arrivare alla maggioranza assoluta del capitale Chrysler senza prima rimborsare i prestiti pubblici. Marchionne adesso dice che non sa se potrà far fronte a questo impegno entro la fine dell'anno. In altre occasioni era sembrato più ottimista.

maserati spyder

Poi c'è la questione del prezzo. Quanto pagherà Fiat per comprare il 16 per cento che la porterà a quota 51? Il pacchetto di azioni andrebbe valutato sulla base di complessi parametri fissati nel contratto del 2009. Le stime degli analisti sono molto differenti tra loro, vanno dai 600 milioni di dollari fino al miliardo e più. Fiat comunque ha in cassa liquidità sufficiente a finanziare l'acquisto. A questo punto inizierebbe lo sprint finale verso la quotazione in Borsa a Wall Street previsto per l'inizio del 2012.

Carlos Ghosn

Certo molto dipende da come andranno le vendite Chrysler, che nel 2010 ha recuperato terreno sui concorrenti americani (Ford e Gm) e giapponesi (Toyota e Nissan). La corsa è proseguita nei primi tre mesi di quest'anno. A dicembre 2010 la quota di mercato era all'8,8 per cento contro il 9,8 registrato il mese scorso. Va detto che Chrysler dipende molto di più rispetto ai rivali dalle cessioni alle flotte aziendali e agli autonoleggio.


E questo tipo di affari offrono margini più risicati in confronto alle vendite ai concessionari. Marchionne però si dice fiducioso di rispettare gli obiettivi annunciati al mercato. E cioè 2 milioni di auto vendute nel 2011 contro 1,51 milioni nel 2010 con ricavi di 55 miliardi di dollari in forte aumento rispetto ai 41 miliardi dell'anno scorso e utili operativi di 2 miliardi.

CHRYSLER

Se davvero Chrysler riuscisse anche solo ad avvicinare questi numeri, le perplessità di molti analisti svanirebbero e il gruppo avrebbe la strada spianata verso Wall Street. E magari a quel punto potrebbe aver già assorbito anche le attività automobilistiche di Torino, che invece marcia a ritmo molto più lento del partner americano.

Ecco fatto allora: al Lingotto sventolerebbe la bandiera Usa e la Fiat diventerebbe una succursale di Chrysler.

 


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