Ilaria Maria Sala per "La Stampa"
Manifestazioni in CinaL' ispirazione, per molti, venne dalla Cina: le proteste di Piazza Tienanmen del 1989 si sono riverberate nei regimi dell'Est europeo, contribuendo al loro crollo. Ma anche se la rivolta degli studenti cinesi del 1989 si è conclusa con un bagno di sangue, numerosi movimenti di piazza nel mondo ancora oggi vi fanno riferimento (come vi ha fatto riferimento Gheddafi promettendo i carri armati per le strade).
Sebbene non sia stato diffuso nulla in Cina del riferimento del Colonnello ai fatti di Tienanmen, le notizie dalla Libia e in genere dalle rivolte del mondo arabo giungono, anche se i puntuali e precisi «censori» del Web ne cancellano le parole scomode così per scoprire qualcosa bisogna fare una gimkana fra i motori di ricerca (basta digitare la parola "Egitto" per entrare in una serie di vicoli ciechi digitali).
Hu JintaoQuasi tutti i commentatori sottolineano che nulla di quanto sta avvenendo in Medio Oriente potrebbe avvenire in Cina - per quanto domenica scorsa ci sia stato un tentativo di portare nelle piazze di tredici città cinesi una «rivoluzione dei gelsomini», stroncata sul nascere - e citano in primo luogo la diversa situazione economica del Paese. In Cina, dal 1989 ad oggi, la crescita è stata spettacolare, e il patto implicito fra governo e popolo sembra aver avuto buon successo: miglioramento rapidissimo delle condizioni materiali in cambio della rinuncia alle rivendicazioni politiche.
ManganellateNon che questo scambio avvenga senza intoppi: se i movimenti su scala nazionale sono rari e a malapena capaci di sopravvivere alle pressioni governative (come per esempio il «movimento per i diritti» guidato da un folto gruppo di coraggiosi avvocati), le manifestazioni su temi locali sono invece innumerevoli.
Ma l'apparato di prevenzione dei movimenti capaci magari di scuotere le fondamenta politiche della nazione è, non a caso, imponente. Zhou Yongkang, il capo della Sicurezza cinese, domenica ha sottolineato che le forze dell'ordine devono «impegnarsi per smorzare sul nascere i conflitti e le tensioni». Una dichiarazione che altro non fa che confermare la strategia di sicurezza nazionale, che consiste nel bloccare le espressioni di scontento locale prima che queste possano trasformarsi in rivendicazione di carattere nazionale.
Dal 2008, quando Pechino organizzò le Olimpiadi, qualcosa è cambiato nel Paese: per avere dei Giochi senza il minimo imprevisto, le autorità hanno consentito alla polizia di espandere i suoi poteri: l'obiettivo era rendere ininfluenti quei dissidenti e attivisti per i diritti umani i cui appelli avrebbero potuto incontrare troppi favori. Lo sanno bene, di nuovo, gli avvocati del «movimento per i diritti», i quali proprio in questi giorni stanno affrontando uno scontro aperto con le forze dell'ordine.
Manifestazioni in CinaTutto è cominciato con il video diffuso dall'avvocato cieco Chen Guangcheng, agli arresti domiciliari dopo 4 anni di prigione per «aver organizzato un assembramento per ostacolare il traffico» dopo aver provato l'esistenza di aborti forzati nella sua regione in cui denunciava i maltrattamenti di cui lui e la moglie sono oggetto dal giorno del suo ritorno a casa. Mercoledì 16 un gruppo di avvocati si era dato appuntamento in un ristorante di Pechino per discutere del caso di Chen e di possibili modi per andare in suo soccorso, ma non appena la polizia ha avuto sentore dell' incontro, tre avvocati sono stati brevemente detenuti.
Un poliziotto intima ad anziani manifestanti di allontanarsiAltri tre, Teng Biao, Tang Jitian e Jiang Tianyong, sono invece stati portati via dalla polizia e da allora non si hanno più loro notizie. Altri, che hanno cercato di recarsi dove abitano Chen e la moglie (inclusi un giornalista della Cnn e uno del New York Times) sono stati aggrediti da teppisti che impediscono l'accesso al villaggio.
Bloggers e manifestazioniProprio mentre le pressioni degli avvocati per i diritti si intrecciano con il desiderio di alcuni di lasciarsi ispirare dalle proteste mediorientali, organizzando una «rivoluzione dei gelsomini», ecco che la repressione nei loro confronti si è fatta determinata. Dal 1989 ad oggi, infatti, la Cina ha affinato la sua capacità di bloccare sul nascere possibili disordini, mettendo in piedi un apparato di censura che abbraccia tanto il Web che la stampa tradizionale e i telefoni mobili, e reagendo con brutale rapidità davanti ad ogni tipo di azione che interpreta come potenzialmente minacciosa.
Piazza Tien An Men 1989