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GIOCHI DI PALAZZO (MARINO) - FINI HA IN MENTE UN NUOVO SGAMBETTO PER IL BANANA: SOSTENERE IL ROSSO GIULIANO PISAPIA, IN UN EVENTUALE BALLOTTAGGIO CONTRO MESTIZIA MORATTI NELLA CORSA A SINDACO DI MILANO - ANCHE A RISCHIO DI SFASCIARE IL PARTITO (CON FUGA DI URSO E RONCHI VERSO IL PDL), TENTANO LA SPALLATA: “SE BERLUSCONI PERDESSE LASSU’, SI APRIREBBERO SCENARI INEDITI” - SI FREGA LE MANI ANCHE PIERFURBY (CHE NON VEDE L’ORA DI RIDIMENSIONARE LA LEGA): “SE LA MORATTI NON VINCE AL PRIMO TURNO, LA CRISI DEL PDL SAREBBE IRREVERSIBILE” - E SILVIO SPINGE PER UNA VITTORIA AL PRIMO TURNO…

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1 - BERLUSCONI: «A MILANO MORATTI ELETTA AL PRIMO TURNO»...
Da "la Stampa"
- «A Milano dobbiamo vincere al primo turno». Silvio Berlusconi ha invitato i parlamentari lombardi riuniti ieri sera a villa Lesmo a lavorare sodo per la vittoria di Letizia Moratti. Il Cavaliere non ha rinunciato a una battuta proprio sul primo cittadino di Milano («doppio bunga bunga») perché era arrivata in ritardo. Poi il Cavaliere ha sottolineato la coesione del Pdl: «Siamo tutti uniti, anche con Scajola che ho sentito oggi, e tutti insieme con le varie anime che ci compongono, siamo e saremo la maggioranza».

2 - A MILANO FINI HA GIA' DECISO DI SOSTENERE IL ROSSO GIULIANO PISAPIA AL BALLOTTAGGIO
Tommaso Labate per "il Riformista"

La decisione è stata presa qualche giorno fa, nel momento in cui il Pdl milanese ha reso noto che il Cavaliere sarebbe stato candidato in cima alla lista che sostiene la corsa di Letizia Moratti. «Per una volta, Berlusconi ci ha risolto un problema», è stata l'analisi che Gianfranco Fini ha condiviso coi suoi uomini di stretta osservanza un secondo prima di lasciare ai suoi interlocutori il compito di tirare le somme. E di mettere nero su bianco che, nel caso in cui la partita per Palazzo Marino si concluda al ballottaggio, «noi sosterremo Giuliano Pisapia, e non Letizia Moratti».

berlusconi- fini

Ovviamente nessuno, nel sancta sanctorum futurista, ne parla a microfoni aperti. Non foss'altro perché il leitmotiv dell'equidistanza tra centrodestra e centrosinistra serve per togliere una freccia dall'arco di chi, come i moderati di Andrea Ronchi e Adolfo Urso, «aspetta soltanto una scusa per uscire dal partito».

Ma il dado milanese, per i finiani, è ormai tratto. Se il 15 maggio la Moratti non supera il 50 per cento più uno dei consensi, due settimane dopo - all'eventuale ballottaggio del 29 - si troverà contro non solo il centrosinistra. Ma anche il Nuovo Polo che, se passa la linea "Fini", sosterrà compatto Pisapia. Francesco Rutelli l'ha detto chiaramente ieri, intervenendo a Radio 2 alla trasmissione Un giorno da pecora: «Al ballottaggio non voterei mai la Moratti».

SINDACO LETIZIA MORATTI

C'è solo un punto su cui le analisi dei berluscones e quelle dei finiani convergono. È difficile che succeda, «ma se Berlusconi perdesse Milano, allora sì che si aprirebbero scenari inediti». Nel quartier generale di Fli, in pochi sperano che il Cavaliere possa subire qualche contraccolpo significativo dalla due giorni parlamentare sulla prescrizione breve. «Certo», scandisce il falco Fabio Granata, «siamo pronti a fare l'ennesima battaglia insieme agli altri gruppi di opposizione. E ce la metteremo tutta, come sempre. Ma difficilmente la Lega, che pure non ne può più delle leggine del presidente del Consiglio, gli volterà le spalle». Pier Ferdinando Casini ha scelto un'altra formula: «Se la Moratti non vince al primo turno, la crisi del Pdl sarà irreversibile».

Pisapia e Sasso sposi a Venezia

Nell'ottica dei neopolisti, la vera speranza di dare una «spallata» (definitiva o meno) a Berlusconi passa dalle elezioni del capoluogo lombardo. Manfredi Palmeri, il trentasettene candidato a sindaco del Nuovo Polo per Milano, ha tutte le carte in regola per costringere la Moratti al ballottaggio con Pisapia. È consigliere a Palazzo Marino da dieci anni e da cinque fa il presidente del Consiglio comunale. Non solo, nelle elezioni del 2006 ha praticamente raddoppiato i voti di preferenza.

PIERFERDINANDO CASINI

Palmeri, che nelle sue liste ha anche Sara Giudice (la giovane "epurata" dal Pdl dopo la raccolta firme anti-Minetti), sta concentrando la sua campagna elettorale nella sfida all'ex ministro dell'Istruzione. «Finalmente Letizia Moratti ammette quello che tutti sanno e che solo lei non diceva: nessuno vincerà al primo turno e quindi la partita è assolutamente aperta per tutti e tre», ha dichiarato ieri prima di aggiungere che «l'unico voto inutile è quello alla Moratti».

Prima che entri nel vivo la partita delle amministrative, Fini deve arrestare l'emorragia di fuoriusciti. La sua linea rispetto ai possibili ritorni di Urso e Ronchi nella maggioranza berlusconiana è molto semplice: «Me ne infischio». Però c'è sempre da fare i conti con l'aria di malcontento dentro Fli che si respira nel Lazio dopo il caso Pennacchi a Latina, e a Napoli dopo l'uscita del coordinatore regionale Enzo Rivellini (che sostiene il candidato sindaco del Pdl Lettieri), seguito ieri da un'altra cinquantina di dirigenti.

Palazzo Marino

Ieri, dalla Sicilia, il presidente della Camera è tornato all'attacco del premier. Nel mercato del lavoro, ha detto a Trapani, «c'è troppa precarietà presentata come flessibilità. L'altro giorno i ragazzi sono scesi in piazza per protestare contro il precariato di massa e non una parola è stata spesa dal presidente del Consiglio, che parla sempre e soltanto di una cosa». Quanto alle accuse di guardare troppo al centrosinistra, Fini è stato altrettanto perentorio: «Sono polemiche stupide. Se si ha una certa idea dell'Italia, non si può dar vita a un'alleanza che ha un'idea del Paese diversa se non opposta», ha concluso evocando le posizioni della Lega. Per il colpo a effetto, «Gianfranco» aspetta le elezioni amministrative. «Perché se Silvio perde Milano...».

 


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