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c’è vita dopo GERONZI - la nuova mappa del potere in Italia si incardina sul PATTO (di STABILITÀ) TRA FONDAZIONI E TREMONTI - se Bollorè e i francesi decidessero di mollare la loro quota in Mediobanca, le Fondazioni, sarebbero pronte a valutare l’operazione - Quella che una volta si chiamava Galassia, ora assomiglia sempre di più a un quadrilatero: Mediobanca-Intesa-Generali Fondazioni...

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Nicola Saldutti per Corriere della Sera

TREMONTIi

A sentire le voci di Borsa, che spesso arrivano prima di tutte le decisioni vere dei consigli, se Vincent Bollorè e i francesi decidessero di fare un passo indietro sulla quota in Mediobanca loro, le Fondazioni, sarebbero pronte a valutare l'operazione. Dipenderà naturalmente dal prezzo.

Due mondi che si incrociano sempre più spesso quello della finanza e quello delle Fondazioni. Due mondi che spesso si sono guardati con diffidenza reciproca. Visti dalla Borsa c'è troppa politica nei loro board, dove siedono i rappresentanti di Regioni, Comuni e province accanto ai consiglieri della società civile. «Su di noi c'è il controllo democratico del territorio. Non possiamo fare cose di nascosto » , ripete spesso il presidente della Fondazione Cariplo e dell'Acri (Associazione tra le Casse di Risparmio) Giuseppe Guzzetti.

Fabrizio Palenzona

Metà attività di welfare sul territorio e metà protagonisti delle ultime vicende finanziarie. Centauri, la definizione più azzeccata. Eppure in questi ultimi giorni che hanno ridisegnato la mappa del potere in Italia qualcosa è cambiato. Quella che una volta si chiamava Galassia assomiglia sempre di più a un quadrilatero: Mediobanca-Intesa-Generali Fondazioni. Per quanto le figure geometriche possano aiutare.

BAZOLI

Ma mettiamo in fila le date. Martedì Intesa San Paolo decide il maxi aumento di capitale da 5 miliardi. Gli enti, dalla Compagnia di San Paolo alla Fondazione Cariplo, fanno capire da subito che la loro parte per rafforzare il gruppo la faranno: un nucleo che vale il 30% dell'istituto presieduto da Giovani Bazoli.

Un asse antico quello tra il professore di Brescia e Giuseppe Guzzetti, l'avvocato di Como che ricorda spesso di aver venduto per contanti la sua Cariplo all'Ambroveneto. Come dire: strategia e concretezza.

Arriviamo a mercoledì con la scossa al vertice delle Generali e le dimissioni di Cesare Geronzi. Anche qui un ruolo centrale viene attribuito alle Fondazioni, in questo caso si tratta di Fabrizio Palenzona, vicepresidente di Unicredit ma soprattutto considerato punto di riferimento della Cassa di Risparmio di Torino, grande azionista dell'Unicredito. Primo azionista di Mediobanca, a sua volta primo azionista delle Generali.

GUZZETTI

E arriviamo alla terza tappa del viaggio, sempre mercoledì. Roma. Dipinto di Camillo Benso conte di Cavour sullo sfondo, sede del ministero dell'Economia. Sono lontanissimi gli anni della battaglia tra Tremonti e le Fondazioni, arrivata nel 2003 fino a una sentenza della Corte Costituzionale. La grande questione dell'ingerenza della politica, che attraverso gli enti locali, dalle Regioni ai comuni, puntava (e ogni tanto ci riprova) a fare delle Fondazioni una grande area di scambio.

GERONZI IN PRIMO PIANO

Al tavolo di Roma sono schierati una decina di «fondatori» , da Guzzetti a Paolo Biasi (Cariverona), a Angelo Benessia (Compagnia di San Paolo, che di Intesa è il primo azionista) Gabriello Mancini al vertice dell'ente che controlla il Monte dei Paschi di Siena. L'incontro riservato si tiene nella sala accanto all'ufficio del ministro, poi il grande patto si celebra nella Sala della Maggioranza.

Funziona più o meno così: il Paese ha bisogno di banche solide e di azionisti in grado di intervenire in tempi rapidi. Per il ministero che per certi versi in modo inconsueto ha invitato all'incontro anche i banchieri, non è possibile che nessuna delle prime sette banche italiane possa essere in difficoltà. Le Fondazioni garantiscono che, se servirà, saranno della partita. Una specie di patto della Maggioranza, dal nome della sala.

bollore article

Anche se in realtà le Fondazioni è da molti anni che non detengono più posizioni di controllo in nessuna delle grandi banche. La funzione di stabilità si esercita non tanto con la soglia del 51% ma con gli equilibri. A guardar bene quello che sta accadendo in tutto lo scenario, la soglia intorno alla quale si stanno giocando tutte le partite appare più quella del 30%.

Paolo Biasi

E' questo il pacchetto che le grandi fondazioni di Intesa (da Cariplo a Cariparo) possono garantire come nucleo. E' questa la soglia che Mediobanca, alle prese con la possibile revisione del patto di sindacato che la governa, potrebbe prendere in considerazione per una possibile revisione delle posizioni di alcuni soci.

Angelo Benessia

E' del 30%, se si guarda bene, anche il fulcro delle Generali, che vede come primo azionista Mediobanca con il 13,4%. E anche qui vale la pena guardare l'azionariato, che vede, come eredità della vecchia partecipazione Ina, ancora la Cariplo con un pacchetto dell' 1,60%.

GIULIANO AMATO

Mentre la Compagnia di Torino detiene lo 0,60%. Piccole presenze, che in una fase come questa possono diventare decisive, però. E poi c'è Mediobanca. Che nel suo azionariato ne conta almeno quattro, Cariverona, Mps, Cassa di Bologna e Cariparo. Si arriva poco sopra il 10%. Un pacchetto che le rende ancora una volta centrali adesso che tutti gli equilibri appaiono in movimento. Da Frankenstein, come le definì Giuliano Amato, a aghi di molte bilance.

 


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