1 - EVITATE DI FAR LEGGERE ALLO SCARPARO DEL COLOSSEO L'INTERVISTA DELL'"ESPRESSO" AD ANTONIO PAOLUCCI, IL DIRETTORE DEI MUSEI VATICANI
Nei bar di plaza Mayor a Madrid è arrivata l'eco delle dimissioni di Cesarone Geronzi. Nella capitale spagnola il nome Generali è conosciuto da tempi più lontani rispetto a Mediobanca che ha aperto una sua filiale nel 2007 in calle Jorge Manriques.
Anche Dieguito Della Valle gode di una notevole notorietà e la sua Tod's Boutique, che si trova al numero 17 di via Ortega Y Gasset, è frequentata dai vip della Capitale, gli stessi che in estate si ritrovano a Marbella dove lo scarparo marchigiano ha inaugurato un negozio nel marzo 2009. Oggi però il quotidiano il primo quotidiano spagnolo, "El Pais", non è tenero nei confronti di Dieguito che viene pizzicato sull'affare del Colosseo dove per 15 anni il patron delle "zapatillas" (così chiamano in Spagna le sue scarpe a pallini) avrà l'esclusiva dell'immagine.
Con tono ironico il giornale ricorda che per il Colosseo c'è stato un concorso ufficiale "ma è andato deserto e poco dopo Della Valle ha concluso l'affare". Lo sberleffo del "Pais" si legge a conclusione dell'articolo: "anche i centurioni romani che si fanno fotografare davanti al Colosseo, dovranno indossare le scarpe di Della Valle".
Le mani di Della Valle sul colosseoAll'imprenditore di Casette d'Ete, che come Pietro Micca ha innescato la miccia per far esplodere la poltrona di Geronzi, queste parole non faranno piacere, e nemmeno gli sarà gradita l'intervista dell'"Espresso" ad Antonio Paolucci, il direttore dei Musei Vaticani che senza chiamarlo direttamente in causa dice che "a provocare disastri dell'arte italiana non saranno soltanto i tagli, ma il mito della fruttuosità economica dei beni culturali e l'applicazione di una cultura aziendalistica a questo delicato patrimonio".
Il settimanale di De Benedetti presenta l'intervista al 72enne ex-ministro Paolucci che dal novembre 2007 guida i Musei Vaticani con il titolo "Arriveranno a svendere il Colosseo".
DELLA VALLE-COLOSSEOSi tratta di un'ipotesi che non passa per la mente di Dieguito il quale ha ripetuto più volte che con i 25 milioni intende non solo restaurare l'Anfiteatro di Vespasiano, ma valorizzare al massimo il simbolo di quella romanità che stava tanto a cuore a Geronzi.
Per dare un segno concreto del suo amore per la Capitale, qualcuno gli ha suggerito di organizzare una grande festa nel monumento simbolo che in origine conteneva 50mila cittadini romani. E addirittura gli è stato indicato il format che dovrà seguire per l'evento. Sulla prima fila delle gradinate dovranno trovare posto gli 11 "senatori" di Generali che hanno organizzato la congiura contro il Cesarone de Noantri.
DELLA VALLE-COLOSSEOIn una seconda gradinata si dovranno sistemare i rappresentanti di quella "gioventù anziana" che vuole modernizzare il sistema della finanza e della politica. Nell'elenco ricorrono i nomi di Luchino di Montezemolo, Corradino Passera, Alessandro Profumo, Paolino Mieli, il barbuto Cacciari che parla come Cicerone, Bernabè e Matteuccio Arpe, l'uomo che porta ancora oggi sul viso i segni della scottatura subita in Capitalia quattro anni fa per colpa di Geronzi.
ANTONIO PAOLUCCISecondo il format suggerito a Della Valle i politici dovrebbero star fuori dall'evento; l'unica eccezione potrebbe essere fatta per quello statista di Ceppaloni che si chiama Clemente Mastella dal quale lo scarparo attinge i misteri del Palazzo. Una sistemazione si dovrà trovare anche per la categoria sfigata dei giornalisti, da sistemare nelle 88 arcate del Colosseo. L'elenco è già pronto e comprende in nomi di Minimus Gianninus, Ioannes Pons e Claudius Tito di "Repubblica" (quest'ultimo ha il vantaggio di avere lo stesso cognome dell'imperatore che nell'80 dopo Cristo inaugurò l'Anfiteatro Flavio).
LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLOE non si dovranno dimenticare Gladius Lerner, Maximus Riva e Luigi Zingalus, il professore di Chicago con la barba da pretoriano che non ha mai risparmiato i suoi strali nei confronti dell'ex-banchiere di Marino.
Se l'idea dell'evento al Colosseo prenderà corpo, sarà un'idea memorabile che segnerà una svolta davvero epocale. E a nulla servirà ricordare che Geronzi ai tempi di Capitalia noleggiò il Colosseo per la cena conclusiva di una convention con i top manager dell'azienda.
È scontato che Dagospia potrà assistere alla grande festa soltanto in mezzo alla plebaglia.
CORRADO PASSERA2 - IL TGCHICCO DI MENTANA IN FESTA PER LA CACCIATA DI GERONZI
Tra i manager che più godono per il ribaltone di Geronzi va messo in prima fila Franchino Bernabè.
Non è un mistero che i rapporti tra l'uomo di Vipiteno e l'ex-assicuratore romano negli ultimi due anni si sono lacerati fino al punto di lasciare qualche cicatrice sulla faccia del capo di Telecom. Una conferma vistosa dell'euforia che attraversa i piani alti dell'azienda è arrivata ieri sera su "La7" con un servizio di Enrichetto Mentana che sprizzava gioia nell'etere per la cacciata di Cesarone.
ALESSANDRO PROFUMOD'altra parte quest'ultimo non aveva fatto mistero di voler mettere sul piatto il peso del 30,7% di Generali dentro Telco (la scatola che controlla Telecom) per una svolta che rimettesse in discussione la governance, e in qualche momento è parso che il suo candidato ideale fosse quel Luca Luciani al quale Franchino intende affidare la guida del business in America Latina.
Un altro motivo di sollievo per Bernabè è la sistemazione dell'amico Gabriele Galateri di Genola, discendente da una famiglia di conti piemontesi che con il suo profilo "diplomatico" incarna la dimostrazione vivente che la fortuna esiste.
mieli paolinoDopo la presidenza di Mediobanca da cui è uscito con 8 milioni di liquidazione, l'abbronzato Galateri è salito nel 2007 alla presidenza di Telecom grazie all'amicizia sui banchi di università con Cesar Alierta, il capo della spagnola Telefonica. Da quel momento Galateri si è calato nella parte e ha continuato a parlare di sinergie tra Telecom e il colosso spagnolo che a onor del vero non si sono mai viste.
MASSIMO CACCIARIQuesta sera la fortuna, che lo ha sempre accompagnato nella vita insieme alla moglie Evelina Christillin (compagna di sci di Gianni Agnelli), spalancherà all'ex-presidente di Telecom il portone delle Generali, così martedì nell'Assemblea di Telecom Franchino potrà rendere omaggio a questo gentiluomo di campagna che ha appreso l'arte di ascoltare e fin da piccolo ha imparato ad obbedire dal padre ufficiale dell'esercito.
Il poker di Bernabè è perfettamente riuscito e come ha dimostrato ieri durante un'audizione alla Commissione lavori pubblici del Senato, potrà marciare per la sua strada buttandosi alle spalle quell'accusa di "catenacciaro" che gli hanno attribuito per una politica troppo prudente. E
ENRICO MENTANA BERNABEse qualche azionista miserabile durante l'Assemblea di martedì gli chiederà conto del suo stipendio, farà finta di non ricordare che nel 2007 dopo soli sette mesi e mezzo al vertice di Telecom incassò 7,5 milioni pari a 32.800 euro al giorno.
L'unico record dove è stato battuto dal nemico Geronzi.
3 - GERONZIADE, NON SOLO DAGOSPIA, ANCHE "IL SOLE"
Nel film delle Generali ci sono due fotogrammi che vanno isolati.
Il primo è nell'editoriale del "Sole 24 Ore" di ieri a firma del direttore Roberto Napoletano che ha scritto testualmente: "è saltato il tappo, i mercati plaudono. Cesare Geronzi non ha evidentemente i cromosomi giusti per guidare Generali...nel Dna del banchiere romano ci sono il credito e le operazioni di sistema presunte o reali, non ci sono le polizze. C'è un'idea del mondo degli affari e delle relazioni che alla prova dei fatti si è rivelata incompatibile con gli azionisti ed è stata bocciata dalla comunità degli investitori".
GALATERI DI GENOLAÈ probabile che la lettura di questo articolo sull'iPad (comprato di tasca sua dopo il diniego di Perissinotto e Agrusti), abbia lasciato l'amaro in bocca all'ex-banchiere di Marino.
Cesar AliertaOggi però il film delle Generali ha un fotogramma di tono ben diverso che porta la firma del vicedirettore Alessandro Plateroti, il giornalista dal volto pacifico che quasi ogni sera dialoga affabilmente con Sarah Varetto nel programma "SkyTgEconomia".
Scrive Plateroti: "La Borsa, a Milano come a New York o a Londra, più che negli uomini crede nelle strategie, nei risultati, nella chiarezza d'intenti, nella trasparenza e nella capacità di mantenere le promesse", e aggiunge a sorpresa: "saltare sul carro dei vincitori è facile, ma anche il più spregiudicato dei trader sa bene che non si può giustificare tutto con l'accanimento del mercato su Cesare Geronzi: alla presidenza delle Generali il banchiere romano non è mica salito per volere dei fondi, ma per scelta dei grandi soci".
Roberto NapoletanoPofferbacco!, e chi se l'aspettava una difesa d'ufficio di questo genere quando tutti i grandi opinionisti nella loro infinita saggezza attribuiscono questa funzione soltanto a Dagospia? Ma c'è di più perché Plateroti allarga il suo giudizio con altre parole: "ciò che ha pesato di più è stata l'incertezza gestionale, la confusione dei ruoli e l'illusione che il mercato accettasse al buio senza discutere la logica dei compromessi su quella dell'efficienza, della redditività, della chiarezza di strategie e del valore degli investimenti. Geronzi in questo senso - ripete il giornalista - non ha più responsabilità di quante ne abbia chi ha scelto di candidarlo e nominarlo al vertice".
sarah varetto - Valerio Lo MauroE per finire c'è una bottarella anche per Giulietto Tremonti e il pallido Nagel: "il Paese non ha bisogno di una vecchia Iri o di una grande Mediobanca, ma di aziende sane e di istituzioni finanziarie efficienti, di soci che stanno insieme non solo per combattere un nemico".
L'ultimo avviso è per il management di Trieste, e il vicedirettore del "Sole 24 Ore" lo formula in questi termini: "il vero test per le Generali, il management e i soci, comincia adesso. E per gli alibi non c'è più spazio".
GIULIO TREMONTI4 - LEONI E GATTOPARDI
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che agli uscieri di Mediobanca è stata recapitata stamane una lettera su carta pergamenata che conteneva queste parole: "Noi fummo i Gattopardi, i Leoni; quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene; e tutti quanti Gattopardi, sciacalli e pecore continueremo a crederci il sale della terra".
La lettera è arrivata dalla Sicilia e porta la firma di Giuseppe Tomasi di Lampedusa".