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1- RETROSCENA: GERONZI AVEVA SENTITO PUZZA DI BRUCIATO FIN DAL GIORNO PRIMA QUANDO IL DUPLEX PERISSINOTTO-AGRUSTI AVEVA DECLINATO L’INVITO PER UN COLLOQUIO 3- I DUE CAPORALMAGGIORI DI TRIESTE ERANO AL CORRENTE DELLE INTENZIONI DI MEDIOBANCA DI PORRE LA CACCIATA SUL TAVOLO DI TREMONTI, E PER NON ESPORSI A UN CONFRONTO IMBARAZZANTE SI SONO NASCOSTI IN ATTESA DELLA RIUNIONE SERALE (FINITA ALL’1,30 DI NOTTE) DOVE NAGEL, DIEGUITO E PELLICCIOLI HANNO DECISO IL REGICIDIO 4- AVVISO AL \"PRESIDENTE DI CAMPANELLO\" GALATERI DI GENOLA: SE NELLA SUA INCOSCIENZA VORRA’ TOCCARE IL TEMA DELLA REDDITIVITA’ DEL LEONE ALLORA SARANNO DOLORI. E LA STORIA RICOMINCERA’ DA CAPO, CON ALTRE VITTIME E GLI STESSI CONGIURATI

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Per sapere che aria tira dopo la congiura dei soci di Generali che ieri hanno mandato a casa Cesarone Geronzi bisogna parlare con i falsi centurioni romani che sostano con i turisti davanti al Foro e all'Altare della Patria. Dalla loro bocca si puo' sentire una versione con dettagli inediti e privi di quella retorica che ieri intorno alle 12 ha annunciato la fine di un'Era e dell'ultimo sopravvissuto alla prima Repubblica.

Petr Kellner

Tanto per cominciare potrebbero rivelare che l'ex-banchiere di Marino aveva sentito puzza di bruciato fin dal giorno prima quando il tandem Perssinotto-Agrusti aveva declinato l'invito di Geronzi per un colloquio preliminare alla seduta del Consiglio.

I due caporalmaggiori di Trieste erano perfettamente al corrente delle intenzioni di Mediobanca di porre la questione sul tavolo di Giulietto Tremonti, e per non esporsi a un confronto imbarazzante si sono nascosti dietro le quinte in attesa della riunione serale (finita all'1,30 di notte) dove Nagel, Dieguito e Pelliccioli hanno deciso il regicidio.

perissinotto giovanni

I falsi centurioni del Colosseo, il monumento appaltato allo scarparo marchigiano, non fanno paragoni storici; ricordano soltanto che Giulio Cesare fu finito con 23 pugnalate a due passi dal palazzo delle Generali in piazza Venezia, e che i congiurati del 44 avanti Cristo erano almeno 60 contro gli 11 che mercoledi' hanno preparato il "piattino" al Cesarone de Noantri.Le analogie finiscono qui, ma se vi piace la storia (quella con la S maiuscola) allora si puo' aggiungere che anche Geronzi ha visto il suo Bruto nella faccina rosea di Giulietto Tremonti.

DIEGO DELLA VALLE

E questa deve essere stata la sorpresa piu' amara perche' nessuno aveva percepito che tra i due il rapporto si fosse deteriorato; anzi, sembrava che le parole avventate di Geronzi al "Financial Times "sulle Generali pronte a intervenire perfino nella folle idea del Ponte sullo Stretto, fossero una specie di polizza da regalare all'ex-tributarista di Sondrio. Un errore incredibile per una vecchia volpe del potere, dettato da una presunzione smisurata e fatale che si era gia' intravista a Piazzetta Cuccia e che e' calata nel mondo triste e provinciale di Trieste come un peccato mortale.

bollore article

L'uomo di Roma, il corpo estraneo spoglio dei rubinetti del credito, il re della Capitale dove tutto si intreccia da secoli in una miscela di stampo andreottiano e papalino, ha sottovalutato il prezzo dell'orgoglio e del pregiudizio. A batterlo sono state la sua infinita presunzione e un'alleanza delle "province" di un nuovo Impero che parte dalle Marche laboriose e poliglotte, arriva a Trieste, e si rinsalda intorno a Piazzetta Cuccia con la benedizione di un ministro che si sta costruendo il "proprio" impero sotto gli occhi della Lega e di Palazzo Chigi.

cesare GERONZI

Da questa roccaforte , distratta e preoccupata, sono arrivati ieri mattina a Geronzi gli inviti piu' caldi a ritirare la sua decisione, ma non c'e' stato nulla da fare. Difronte allo spettro di un licenziamento ai voti l'orgoglio si e' messo sottobraccio alla presunzione ed e' iniziata una trattative di cinque ore che ricorda quella di quell' Alessandro il Grande (al secolo Profumo) quando in una calda notte di settembre dell'anno scorso fu "dimissionato" da Unicredit.

ALBERTO NAGEL

Anche allora i congiurati dovettero aspettare che le parole lasciassero il posto ai soldi (40 milioni al primo,16,6 all'ex-banchiere di Marino secondo un calcolo matematico che mette in fila ciqnue anni di stipendio e di mancati benefits). A questa liberalita' i falsi centurioni del Colosseo aggiungono la presidenza della Fondazione culturale e la disponibilita' dell'ufficio romano al terzo piano del palazzo di piazza Venezia.

Francesco gaetano Caltagirone

Adesso nelle stanze imbiancate del palazzo le tracce del sangue sono sparite e i frammenti della collezione archeologica di Generali ,che ieri sono stati scagliati dagli 11 congiurati, hanno ripreso il loro posto davanti alla porta principale .

Il movimento si e' spostato in altre stanze del potere; in quella del Ministero dell'Economia dove alle 10 si e' precipitato Massimo Ponzellini per candidarsi alla nuova presidenza, e sopratutto a Piazzetta Cuccia dove una "gioventù anziana" e secondo alcuni mediocre, sta scegliendo il "presidente di campanello", un uomo elegante e docile, privo di presunzioni fatali e di orgogli romanocentrici, possibilmente abbronzato e con un leggero trucco da manager.

A Trieste (dove ieri sera era corsa voce che Perissi-Rotto si fosse candidato) lo aspettano con ansia e sperano che non abbia voglia di perder tempo a scartabellare nelle operazioni del passato. Se poi nella sua incoscienza vorra' toccare il tema della redditivita' del Leone allora saranno dolori. E la storia ricomincera' da capo, con altre vittime e gli stessi congiurati.



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