Gino Gullace Raugei per "Oggi"
SUSANNA CAMUSSOFar pagare un pochino di più i ricchi per pagare di meno tutti. Questo è il succo della patrimoniale sulle grandi ricchezze proposta dalla Cgil, la Confederazione generale italiana del lavoro. La nuova tassa, ci dicono gli esperti del sindacato, Riccardo Sanna, responsabile dell'ufficio Economia e finanza pubblica e Riccardo Zelinotti, responsabile Fisco e finanza locale, colpirebbe il 5 per cento delle famiglie italiane, quelle che possiedono un patrimonio netto superiore agli 800 mila euro, e potrebbe fruttare allo Stato un gettito potenziale di 10 miliardi di euro all'anno, la stessa cifra, più o meno, che le leggi finanziarie tentano di volta in volta di racimolare con continui e dolorosi tagli alla sanità, alla scuola, alle forze dell'ordine.
PIERLUIGI BERSANI«I proventi della tassa patrimoniale potrebbero contribuire a riequilibrare il carico fiscale e restituire risorse al lavoro dipendente e ai pensionati, per un aumento medio di 100 euro in busta paga. Potrebbero, inoltre, essere reinvestiti per creare nuovo lavoro», ci dice la segretaria confederale Susanna Camusso. Come si determina la somma spartiacque di 800 mila euro che dividerebbe la società italiana in ricchi (tassati) e meno ricchi (esenti)? «Ci siamo ispirati al modello francese della Impôt de solidarité sur la fortune, l'imposta di solidarietà sulla fortuna, che fissa quel limite», dice Riccardo Zelinotti.
VENDOLAUN PICCOLO SACRIFICIO
«Nel calcolo del patrimonio familiare rientrerebbero tutti i beni immobili e mobili, case, conti in banca, azioni, titoli vari, da cui andrebbero detratte le spese, quali i mutui e le passività finanziarie. L'aliquota media dovrebbe essere dell'1 per cento, da cui si detraggono però 8 mila euro.
Se una famiglia risulta possedere un patrimonio netto di 900 mila euro (per esempio, una casa del valore di un milione e 200 mila euro da cui si detraggono le spese di un mutuo che, compresi gli interessi, ammonta a 500 mila euro, più un conto corrente con 200 mila euro), dovrebbe pagare l'1 per cento, cioè 9 mila euro, meno la detrazione fissa di 8 mila euro, totale: 1.000 euro. Un piccolo sacrificio, però importantissimo, secondo noi, per reperire le risorse necessarie a un'equa politica di ridistribuzione della ricchezza nel nostro Paese».
TREMONTI«Del resto», aggiunge Riccardo Sanna, «l'Italia è l'unico, fra i maggiori Paesi europei, a non avere una tassa patrimoniale sulla grande ricchezza».
DUBBI E PROBLEMI
Tutto giusto, ma si intravedono alcuni non trascurabili problemi. Primo: come si fa a determinare il corretto valore delle case su tutto il territorio nazionale vista la totale inaffidabilità del mercato immobiliare che è soggetto a stime e prezzi delle transazioni molto soggettivi e dipendenti da un mucchio di imponderabili fattori? Secondo: per sapere quanto ciascuno ha sul conto corrente o ha investito in azioni e titoli, si obbligano le banche a violare il segreto o si sguinzaglia la Guardia di finanza nelle migliaia e migliaia di filiali? E infine, una notizia del genere, non provocherebbe un'immediata fuga di capitali all'estero?
«Per quanto riguarda il valore degli immobili è necessario fare quello che da più parti si chiede da anni: una revisione seria e attendibile degli estimi catastali», dicono Sanna e Zelinotti. «Anzi, un'operazione del genere servirebbe proprio a fare chiarezza sul mercato immobiliare fissando dei riferimenti indispensabili a chi compra, ma anche a chi vende. Quanto agli accertamenti bancari, non c'è bisogno di creare un regime di polizia fiscale.
Lo Stato, se vuole, ha modo di accedere a tutte le banche dati necessarie per determinare con precisione il patrimonio di qualunque cittadino. In Francia fanno così e nessuno si sente oppresso o perseguitato dal fisco. Tanto più che a Parigi tassano anche il patrimonio all'estero di un cittadino francese e quindi non serve a nulla esportare i capitali».
dalema sbuffa sfuffa foto gmtPAROLA D'ORDINE: EQUITÀ
«Riguardo al rischio che grandi ricchezze protette da forme di elusione possano sfuggire al meccanismo della patrimoniale è evidente che le azioni di contrasto all'evasione fiscale devono essere potenziate, cominciando col ripristinare le misure antievasione cancellate da questo governo», spiega Susanna Camusso. «Equità e rigore fiscale non sono elementi contrapposti. Anzi il rigore fiscale, se applicato correttamente, ha una funzione positiva nei confronti dell'equità. Sono invece le politiche dei condoni fiscali, tanto care a questo governo, che favoriscono elusione ed evasione fiscale e quindi determinano ingiustizia sociale».
Certo è che in Italia la ricchezza è concentrata in poche mani (vedi box a pagina 37) e distribuita in modo forse iniquo: tra i 30 Paesi più industrializzati, siamo al sesto posto nella classifica della «disuguaglianza», calcolata attraverso il rapporto tra diffusione della ricchezza e della povertà.
L'Italia è ai primissimi posti nell'ingloriosa classifica dell'evasione fiscale, con una cifra annua di circa 250 miliardi di euro nascosta, per mancati introiti pari a 110 miliardi; da noi il fisco è certamente uno degli strumenti che determina alla lunga il livello di ricchezza di ognuno: se le famiglie di Tizio e Caio hanno lo stesso reddito, ma il primo versa allo Stato il 50 per cento di tasse e il secondo tiene tutto, o quasi, per sé, dopo due generazioni, la famiglia di Tizio mantiene il suo posto nella scala sociale mentre quella di Caio diventa molto più ricca.
La tassa patrimoniale proposta dalla Cgil avrebbe carattere progressivo e impatterebbe in modo piuttosto sostanzioso su alcune grandi fortune. La famiglia del cavalier Berlusconi, per esempio, con un patrimonio netto stimato sull'ordine dei 9 miliardi di euro, pagherebbe 80 milioni di euro l'anno in più. È giusto o sbagliato? Decidete voi.